In
una XXVII edizione di Fabbrica Europa slittata in autunno per lemergenza
sanitaria, va in scena Violin Phase di Anne Teresa De Keersmaeker,
a cura della compagnia Rosas. Quasi quarantanni dopo il debutto a Bruxelles
(1982), lo spettacolo è il terzo dei quattro movimenti di Fase, Four
Movements to the Music of Steve Reich, tutti firmati De Keersmaeker e tutti
dedicati allopera del compositore minimalista Steve Reich. È un
peccato non poter ammirare la quadrilogia nella sua interezza, composta, oltre
che da Violin Phase, da Piano
Phase, Come Out e
Clapping Music.
Violin
Phase si distacca
dalle sue coreografie sorelle: una sola danzatrice invece di due, la natura e
laria aperta in luogo di una sala strategicamente illuminata per creare giochi
di ombre. Per il resto Fase è studiata nel dettaglio: i passi, le luci,
lo spazio scenico anchesso minimal, i costumi e laspetto delle
danzatrici a rappresentare una femminilità nordica nelle forme e nel colore
candido degli abiti, nel taglio dei capelli, nelle calzature. Quando lo
spettacolo fece il suo esordio era una novità assoluta: basti pensare alla nudità
di una Isadora Duncan decisa a liberare il corpo femminile da orpelli,
corsetti e scarpe. Circa mezzo secolo dopo una parte del mondo coreutico (tra
cui appunto De Keersmaeker) tese a coprire nuovamente il piede proteggendolo
con calzini e scarpe da ginnastica, ma soprattutto a presentarsi in vesti “indossabili”,
quasi a far coincidere o almeno a far interagire arte (danza) e vita.
Yuika Hashimoto in Violin Phase © Monia Pavoni
Non
cè improvvisazione in Violin Phase. Tutto è rigorosamente scritto così
come nella musica minimalista, anche se la prima impressione è quella di
ascoltare (e vedere) qualcosa di casuale. Il minimalismo è uno dei risultati
del clima avanguardistico di inizio Novecento. In campo musicale gli esponenti della
Seconda scuola di Vienna (Arnold Schönberg,
Alban Berg e Anton Webern) ebbero il coraggio di mettere in discussione il
sistema tonale sul quale ancora oggi si basa gran parte della musica
occidentale sia colta sia popular, nonché il merito di avviare un lungo
processo di sperimentazione compositiva. Sulla scia di tale atteggiamento
rivoluzionario videro la luce nuove correnti tra cui appunto il minimalismo
musicale: una versione più fruibile del serialismo weberniano. Tra i principali
esponenti La Monte Thornton Young, Philip Glass e lo stesso Reich.
La giovane De Keersmaeker, prendendo spunto da questultimo, dà origine a una
danza le cui cellule dialogano o imitano la musica del compositore statunitense,
mettendo a dura prova non tanto il sistema muscolare ma soprattutto
lequilibrio e la mente dellinterprete. Yuika Hashimoto in Violin Phase © Monia Pavoni
Il
contesto boschivo del parco delle Cascine scelto per la messinscena richiama latmosfera
originale: una pedana ricoperta da sabbia bianca immersa nel verde. Qui una
danzatrice, con movimenti rispondenti a uno schema coreografico ripetitivo e
additivo, imprime il suo passaggio sul terreno sabbioso. Il pubblico è disposto
tuttintorno allo spazio scenico, quasi a simulare locchio della macchina da
presa che, nella video-arte di Fase, attraverso il montaggio mostra la danzatrice da diversi punti
di vista. Essendo Violin Phase ben documentato da filmati e da numerosi
scritti in cui lartista spiega la coreografia e la ricerca che ne sta alla
base, la messinscena fiorentina propone una performance filologicamente ineccepibile,
appagante. Nondimeno la distanza temporale è notevole e la danzatrice non è più
coreografa-danzatrice bensì interprete. La replica del pomeriggio del 3
settembre si è avvalsa della presenza di Yuika Hashimoto, capace di
rispecchiare a suo modo una femminilità androgina, grintosa e allo stesso tempo
delicata come è stata quella della giovane Anne Teresa nel 1982.
Del resto, va detto, Violin Phase non è
più “avanguardia”. Per lo spettatore più avvertito non è forse azzardato
definirlo “storia”: caposaldo della
danza contemporanea del ventesimo secolo. Per il pubblico medio o poco
abituato alla fruizione di danza contemporanea potrebbe invece apparire ancora
difficile da comprendere e contestualizzare.
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