Nel romanzo di Andrea Camilleri convergono e infine letteralmente esplodono tre diverse vicende: quella del marito che, tradito da moglie e genero grazie anche alla nuova tecnologia del telefono, dopo la classica lettera anonima uccide il rivale e si suicida; la storia del mafioso che ricatta il genero per la concessione del telefono; la rivalità tra arma e pubblica sicurezza, seme dello stato (unitario) profondo che traveste da attentato lomicidio-suicidio per criminalizzare le rivendicazioni sociali dei fasci siciliani. Magistrale racconto a incastro nel sempre arduo distinguo tra realtà e manipolazione. Come la vita, si dice. Lo confermano in USA Zuckerberg, Bannon,
Trump (in ordine di comparizione) e Brad Parscale, tecnico di
scena. «La reputazione di Parscale viene dalla sua campagna elettorale 2016 per
Trump». «Un dirigente di Facebook la descrive “la miglior campagna elettorale
singola che abbia mai visto”. Fortemente focalizzata su annunci Facebook, ad
essa si attribuì il merito di migliaia di voti per Trump negli stati indecisi,
con mezze-verità e messaggi xenofobi che Parscale pare avere il dono di cogliere
dalle labbra di Trump». «La mistica che avvolge Parscale e le sue arti digitali
è largamente frutto di interessi personali. Gli operatori riveriscono gli spot anche
perché molti vi si sono arricchiti, incluso Parscale. Una delle sue varie
aziende ha fatturato alla campagna elettorale di Trump circa trentacinque
milioni di dollari dal 2017, in larga misura per spot. Ovvio lincentivo anche
per Facebook, principale beneficiario della campagna di Parscale, a elogiarne lefficacia
e il genio di promotore digitale – senza prove evidenti. Anche i giornalisti al
seguito delle elezioni 2016 hanno motivo di comprare il mito della supremazia
digitale di Trump. Permette di minimizzare le loro responsabilità nella sua
vittoria, avendogli fornito la massima copertura personale e delle molte
calunnie sulla Clinton per le sue email, la presunta corruzione e così
via. Significa anche non fare i conti con lo scomodissimo fatto che 63 milioni
di americani scoprono chi è Trump dalle sue stesse labbra, senza filtri, e
continuano a votarlo. Ciò spiega il suo successo meglio delle oscure arti di
Parscale» (Digital myths and political
reality, in «The Economist»,
14-20 marzo 2020, p. 34).
Per quanto rivoluzionaria, ogni nuova
tecnologia si inserisce nei rapporti di forza esistenti, che ne plasmano luso.
In La concessione del telefono lo dimostra esemplarmente il controllo mafioso
del territorio con lantica arma della violenza anche nellinstallare una linea
telefonica. In «The Economist» è
la rete di potere trumpiana che controlla anche gli spot. Johnson ci
prova con Covid-19, ma si infetta. Anche da noi, ai primi tempi già pandemici,
la tv chiedeva pareri su #iorestoacasa per sentirsi dire “per me la morte è
fermarmi”, risposta tragica non solo nelle conseguenze, perché se è esperienza
nuova e chissà come mai ardua stare a casa, della nostra morte personale che cosa
mai sappiamo?
A parlare senza fondamento sono anche geni come
Alexander Graham Bell, inventore del telefono (per stare in argomento). «Allinizio
del XIX secolo, un nonno di Bell aveva sviluppato un metodo per linsegnamento
del canto ai sordi. Sulle sue orme, la famiglia si era specializzata a poco a
poco nelleducazione dei figli sordi dellalta società edimburghese, prima il
padre e poi lo stesso Alexander Graham, entrambi avevano sposato allieve
talentuose della scuola di famiglia ed erano andati migliorando il metodo
grazie ai folgoranti progressi tecnici dellepoca». È così che «nel 1880,
quando il governo francese gli ha consegnato il premio Volta per linvenzione
del telefono, Bell ne ha immediatamente destinato i 50.000 franchi, somma
considerevole per lepoca, al finanziamento di un “laboratorio di ricerca e
invenzione a beneficio dei sordi”. A beneficio dei sordi… Il cerchio si chiude,
e resterà chiuso a lungo. Paradosso inaudito, crudele ironia della Storia, che
una ricerca sulla sordità abbia dato origine a un apparecchio che per tutto il
XX secolo ha contribuito a peggiorare lisolamento dei sordi, fino
allinvenzione degli SMS e di internet. Ma cè di peggio, il brevetto del
telefono, il più redditizio della storia degli inventori, ha permesso a Bell di
finanziare numerose associazioni che si proponevano di debellare luso dei
segni nelleducazione dei bambini sordi. Inarrestabile pioniere, Bell produsse
ricerche altrettanto avanguardistiche sulla trasmissione ereditaria. A
conclusione di una serie di esperimenti condotti su un gregge di pecore, fu il
primo a proporre il divieto di matrimonio tra sordi, dando il la alla politica
eugenetica di sterilizzazione dei nati sordi praticata negli Stati Uniti negli
anni Venti e Trenta, naturalmente a loro insaputa. Furono molti a farsi
ricoverare per una crisi di appendicite e uscire sterili dallospedale. La
ricerca “a beneficio dei sordi” prendeva una strana piega…» (B. Leclair, Malintesi,
Macerata, Quodlibet, 2019, pp. 82-83).
Linnovazione è sempre un rischio e anche
oggi dobbiamo affrontarla coi nostri interessi ed equilibri sempre più precari,
in particolare nelluso dei cellulari per il controllo sociale, al momento principale
arma contro Covid-19. In Ungheria (retroterra manifatturiero tedesco) Orban (testimonial
di Salvini) ne approfitta e impone una
dittatura di stampo sudamericano, rivelando la sostanza della democrazia autoritaria
di Trump e altri a difesa del potere travolto dal virus equalizzatore Covid-19
perché riconosce «solo lindividuo che agisce solo nel proprio interesse (anche
se opera per altri). Unica sua domanda è “wiifm” (whats-in-it-for-me?). Di
ogni decisione valuta il rischio, il suo. A livello macro, i neoclassici
riconoscono che i rischi individuali si sommano in rischi aggregati. Ma
ignorano il rischio sistemico intrecciato, derivante dallinterazione sociale
tra banche famiglie imprese e governo. Questi collegamenti accrescono il
rischio individuale e il rischio aggregato è molto più ampio della somma dei rischi
individuali. Insieme, i due assunti della economia neoclassica – egoismo
individuale e rischio indipendente – hanno dato forma a modelli economici,
strategie daffari e raccomandazioni politiche che hanno aumentato i livelli di
rischio nel settore finanziario in tutto il mondo» (I. van Staveren, Economics
After the Crisis. An Introduction to Economics from a Pluralist and
Global Perspective, London, Routledge, 2015, p. 3). Il neoliberismo che ci è già costato la crisi del 2008.
Eppure, «fin dalla loro proposta, le teorie
di Fama, Sargent e Wallace e altri sulla efficienza del
mercato e sulle aspettative razionali erano contraddette dai dati degli
scienziati comportamentali Kahneman e Tversky. Nei primi anni
1970 Tversky diede a Kahneman un paper sugli assunti psicologici della
teoria economica. Come Kahneman ricordava: “Posso ancora citare la sua prima
frase: ‘Lagente della teoria economica è razionale, egoista e i suoi gusti non
cambiano. Ero attonito. I miei colleghi economisti lavoravano nelledificio
accanto, ma non avevo capito la profonda diversità tra i nostri mondi
intellettuali. Per uno psicologo è in sé evidente che le persone non sono del
tutto razionali né completamente egoiste, e che i loro gusti sono tutto fuorché
stabili”» (T.V. Somanathan-V. Anantha Nageswaran, The Economics of Derivatives,
Cambridge, Cambridge University Press, 2015, p. 97).
Covid-19 non è linatteso e infausto cigno
nero. Nella sua inaudita gravità è una conseguenza delle insostenibili ingiustizie
prodotte dai troppi idioti egoisti del nostro tempo. «Io penso che questa sia
stata la pandemia più largamente annunciata della storia. I segnali sono venuti
almeno da cinque anni. Bill Gates che per potere finanziario riesce a convocare
il gotha della scienza mondiale, aveva già disegnato scenari di questo tipo nel
2015. Nel 2017, lEmergency Preparedness Board dellOMS aveva egualmente
confermato questo scenario, questo orizzonte pandemico come una questione di
tempo, non come una ipotesi di scuola. Non più tardi del settembre 2017,
lultimo rapporto del Preparedness Monitoring Board della Banca Mondiale
parlava di un rischio molto reale di una pandemia veloce e altamente letale
causata da un patogeno in grado di colpire le vie respiratorie, proiettando un
punto di caduta per il PIL delleconomia globale del 5%. La cosa paradossale è
che viviamo nella knowledge economy,
siamo nel tempo della conoscenza, si produce molta conoscenza e si continuano a
costruire scenari, si danno numeri, si offrono prospettive e anche
raccomandazioni. Peccato sia tutto rimasto sostanzialmente nei cassetti o nelle
biblioteche dei vari governi, e solo questo patogeno dia adesso la stura a
aprire quei cassetti, quelle analisi e a osservare quelle rappresentazioni per
cercare di capire che cosa fare. È sconvolgente, io credo, il fatto che mai un
virus ha bloccato lingranaggio del mondo come Covid-19, mai nella storia. La
seconda questione è naturalmente che i virus sono degli equalizzatori e in
genere vanno a colpire i più potenti, e il mondo occidentale, che è quello che
ha sempre questa spocchia di avere le ricette di progresso e di sviluppo per
tutti, si sia trovato così impreparato e anche così diviso al proprio interno
su come affrontare questi fatti. Il problema più grave in questo momento è che
esiste un trattato internazionale sotto legida dellOMS che si chiama
International Health Regulation, il regolamento sanitario internazionale che
dovrebbe essere vincolante per gli stati, e dal 25 gennaio il direttore
generale dellOMS sta lanciando la chiamata alla collaborazione, alla
cooperazione tra gli stati che, si sa, è fondamentale quando si parla di salute.
E gli stati, o nascondono i numeri, o non collaborano tra di loro, o sono in una
situazione sostanzialmente di negazione. Questa è la tempesta perfetta per il
virus» (N. Dentico, co-responsabile del programma “Salute globale” della Society for International Development, Radio3
Scienza, 24 marzo 2020, ore 11.00).
Per venirne fuori, noi naviganti dobbiamo
scegliere bene la rotta e farla rispettare, rifiutando anche di farci chiudere
nella stiva dal despota di turno, perché il porto neoliberista-autoritario non
cè più, travolto dallo tsunami Covid-19.
La concessione del
telefono, linnovazione tecnica usata dal genero ottocentesco
per la sua passione illecita, è luogo comune come oggi il termine “virale” che,
scrive la Treccani, viene dalla medicina, ma è anche «proprio di un virus
informatico» e «per estens., che si diffonde in modo rapido e capillare (sul
modello dell'ingl. viral): diffusione v. (v.), marketing
v. (v.), pubblicità v., video virale». Al punto da chiedersi se tanta
confusione mentale non abbia a che fare anche con la fatica a reagire a Covid-19,
alla criminosa indifferenza dei governi neoliberisti nel rifiutarne le
responsabilità, economica e politica oltre che umana, come già nella crisi
economica e poi sociale del 2008, molti anni prima prevista e predetta pubblicamente
da molti economisti. E oggi ci lascia preda di Covid-19, a sua volta previsto,
predetto, comunicato ufficialmente. Governi neoliberisti ora allo sbando con
provvedimenti scoordinati a fronte di una pandemia globale, nei casi peggiori di
delinquenza politica sfruttata per rafforzare la presa totalitaria sulla
popolazione, come in Ungheria, mentre i nostri straordinari, troppo pochi medici,
infermieri e paramedici – e volontari e persone di buona volontà – rischiano e
troppo spesso purtroppo perdono la vita per salvare quella di tutti.
Covid-19
ci costringe a guardare avanti, e altrove. Non è più tempo di spot. «Sta
succedendo il miracolo tanto atteso – dice Grammenos Mastrojeni,
segnalatomi da un amico che ringrazio – finalmente la politica e la società si
stanno appropriando dellidea vera di sostenibilità: il contrario della
decrescita, bensì la radice di un sostenuto ciclo espansivo delleconomia che
produce qualità utile al posto di quantità dannosa». «La creatività del
lavoratore coinvolto, la generosità del territorio rispettato, il clima di
favore e difesa per gli investimenti nella società che li circonda, danno molto
più impulso di una spasmodica ricerca di taglio dei costi di produzione». «Oggi
la stessa finanza scorge nellattenzione al bene comune un fattore di
competitività, solidità e durata dellinvestimento. Unautentica inversione a
“u”» (Leconomia integrale: dove la
crescita è uguale a benessere, ambiente, giustizia e pace, in Patto per
una nuova economia. Ad Assisi con papa Francesco, a cura di A. Mattioli e
C. Tintori, Milano, In Dialogo, 2020, pp. 103-104). «A confronto, non solo con
le sofferenze umane ma anche con la sofferenza della biosfera, è ormai evidente
che non possiamo continuare a definire “attore razionale” o “uomo economico”
(colui che segue la legge della casa) una monade definita solo dal costante
perseguimento del profitto: semplicemente, non funziona. Lanalisi liberale che
aveva accompagnato il primo slancio dellespansione industriale era basata su
una preoccupazione di equilibrio e di diffuso benessere sociale. Adam Smith,
inventore della famosa “mano invisibile” del libero mercato, cercava proprio un
meccanismo di equilibrio per coinvolgere il maggior numero di membri della
società nel massimo benessere possibile». «Si capisce così il legame più
profondo fra squilibrio umano e squilibrio ambientale: allorigine sono la
stessa cosa e si innestano su una regola “economica” che espelle dal sistema la
giustizia, portando i ricchi a depredare la natura perché sono sempre alla
rincorsa di margini di vantaggio; ma portano anche gli esclusi a un uso
dissennato delle risorse, perché chi deve sopravvivere oggi non può
preoccuparsi del domani» (ivi, pp. 105-106). «E se noi creiamo giustizia –
proteggendo noi stessi e la natura – arriviamo anche al traguardo che da sempre
cerchiamo e che non abbiamo mai raggiunto: la pace» (ivi, p. 110).
Pace che resiste solo in UE da tre
generazioni, ma anche da noi è oggi in bilico tra slancio verso il futuro e
tonfo nel passato. Covid-19 è il durissimo richiamo a pensare il futuro,
scomparso per il pugno di privilegiati che vivono negli istanti del casinò
globale e per gli innumerevoli disperati che nel presente lottano per
sopravvivere quotidianamente.
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