In
una delle strisce di Johnny Hart su BC
(Before Christ) viene perfezionata
linvenzione della ruota di pietra: il freno, piolo da infilare al volo nei
buchi del battistrada, schianta il guidatore a terra: ed ecco la ruota quadrata,
poi triangolare con un sobbalzo in meno. In unaltra, al suo “touché” il
vincitore di un duello è steso da una randellata. La mentalità BC capovolge
tecnica e diritto moderni. È cronaca. Venduto a migliaia a collaudi incompleti,
dopo due incidenti con la morte di tutti i passeggeri il 737MAX rivela il deficit
etico e tecnico di Boeing e dellautorità di controllo USA. «Nel decennio ultimo
Boeing ha lesinato su ricerca, sviluppo, investimenti destinando solo il 7% dei
ricavi, contro il 10% di Airbus. 737MAX era il futuro. È lora di un nuovo
pilota e un nuovo corso», senza sacrifici umani sullaltare dei dividenti (Maxed out, in «The Economist», 21 dicembre 2019-2 gennaio 2020, p. 14). In India,
Modi discrimina i cittadini e
provoca protesta islamica e repressione (Whos
an Indian citizen?, ivi, p. 40). Sotto elezioni e giudizio, Trump e Netanyahu lanciano unofferta pubblica di acquisto ai palestinesi
per la resa in Cisgiordania e Gerusalemme est (CNN, diretta, 28 gennaio 2020).
Gli
alberi si conoscono dai frutti. «In termini politici il mantra neoliberale era
piuttosto semplice, consistente in tre fondamentali e universalmente attuabili
obiettivi politici – privatizzare i settori più importanti delleconomia (ad
esempio trasporti, miniere, telecomunicazioni, manifatture, salute, educazione)
e le società pubbliche, deregolamentare il sistema economico e le sue
istituzioni-chiave (ad es. banche, relazioni industriali, mercati azionari) e
in generale allineare leggi e attitudini al capitalismo di libero mercato a
ogni livello sociale». «Di fatto, va precisato che la prima applicazione dei
principi neoliberali fu in Cile nel 1973, quando la CIA aiutò il colpo di stato
contro il presidente democraticamente eletto (Allende) di un generale di destra
(Pinochet), giustamente considerato molto più riconducibile alle dottrine
neo-liberali di Friedman e della
scuola di Chicago. Lantidemocratico lato oscuro del neoliberismo fu evidente
ovunque in America Latina, in particolare nei regimi brutali di Brasile e
Argentina» (S.J. Rosow-J. George, Globalization & Democracy, Lanham,
Rowman & Littlefield 2015, p. 36).
«Negli
anni 1980, tuttavia, londata neoliberale fu più evidente al centro
dellanglosfera – UK di Margareth
Thatcher (1979-1990) e USA di Ronald
Reagan (1980-1988). Determinò lagenda politica e analitica anche in
Australia, Nuova Zelanda e Canada. E negli anni 1980 il neoliberismo divenne
egemonico nelle maggiori istituzioni delleconomia politica globale (ad es. FMI
e Banca Mondiale), dove furono abbandonate le prospettive keynesiane e le
originarie istituzioni regolative di Bretton Woods divennero i poli più potenti
dellagenda del libero mercato globalizzato. È il noto Washington Consensus […]
emanazione di FMI, Banca Mondiale e Dipartimento del Tesoro US, tutti con sede
a Washington». «Cè stata una massiccia espansione dei settori finanziari in
tutto il mondo insieme a unaccelerazione del processo di globalizzazione
economica, via via che un numero crescente di economie è stato integrato in un
sistema di mercato globale di “turbo-capitalismo”. Ma in questo processo lo
sviluppo finanziario lodato dai neoliberali è largamente avvenuto fuori dalle
economie “reali”, nel mondo del trading elettronico della valuta, dei fondi
speculativi e dei “derivati”. Negli anni 1980 Susan Strange e altri misero in
guardia contro i pericoli di questa deriva, additando i caratteri da “casino capitalism”
di un sistema finanziario in cui si scambiano quasi simultaneamente miliardi di
dollari, con la capacità di investitori e speculatori di destabilizzare e di
fatto distruggere economie e società per contagio finanziario (ad es. in Asia
nel 1997-1998)» (ivi, pp. 36-38).
«Così,
se gli USA ne sono stati i maggiori beneficiari, lordine mondiale neoliberale
non può essere ridotto agli interessi di un singolo stato (per quanto potente)
o a una singola classe dirigente. Una più precisa comprensione dei vincitori
nel contesto neoliberale si concentra su unélite transnazionale o globale che
nei suoi vari spazi e luoghi è capace di trarre vantaggio dalle condizioni
sociali e politiche intrinseche alla democrazia neoliberale. La variante della
narrativa democratica occidentale è utile così non solo agli ideologi USA che
invocano il “destino manifesto”, pietra angolare della leadership globale
americana, ma anche a ognuno dei numerosi regimi al governo in Medio Oriente,
Asia, Africa e Europa Orientale, che possono facilmente manipolare con successo
le promesse del libero mercato neoliberale a proprio (antidemocratico)
vantaggio» (ivi, p. 42).
«Questo
progetto di democrazia gestita si può forse capire meglio in termini di
poliarchia». «Detto semplicemente, la poliarchia si riferisce a un sistema in
cui di fatto governa un piccolo gruppo mentre la partecipazione di massa al
processo decisionale è confinata alla scelta della leadership in elezioni
gestite da élite in competizione. In questo senso, è il governo duna élite con
caratteri “democratici” in cui la partecipazione democratica è limitata al
processo elettorale e al semplice atto di scegliere tra élite ogni 5 anni [da noi
venduto come governo del popolo, ndr].
Più significativamente la concezione democratica poliarchica ignora
limportanza delluguaglianza economica come elemento integrante della
democrazia. Contro la concezione democratica “popolare” per cui sono cruciali i
risultati politici, economici ed etici del sistema democratico, lapproccio
poliarchico si limita al processo, politico e istituzionale». «Il significato
di questa concezione drasticamente limitata di democrazia è assai chiaro nel
fatto che “non cè contraddizione tra processo democratico e ordine sociale
costellato di drastiche ineguaglianze sociali”. Perciò, con la sua attenzione
esclusiva alla competizione elettorale tra élite politiche, la definizione
poliarchica di democrazia depotenzia le questioni di ineguaglianza sociale ed
economica proprie degli snodi classici della democrazia della prima modernità,
suggerendo invece che la monopolizzazione di ricchezza e potere da parte di una
minoranza è di fatto conforme alla democrazia – finché esistono “elezioni
libere ed eque”» (ivi, pp. 43-44).
È
una vecchia storia. «Il mondo economico americano preferisce chiamarsi “il
sistema della libera iniziativa”: o, con ancor maggiore espansività, “il modo
di vita americano”». «No, il solo significato esistenziale di iniziativa
si riferisce a ciò che gli uomini daffari stanno facendo in quel momento, e libera
è soltanto la concomitante pretesa di essere lasciati in pace a farlo. Nel
complesso lideologia corrente del mondo economico è soltanto unevasione dalla
realtà della vita, accompagnata da pugni sul tavolo» (D.T. Bazelon, Leconomia
di carta, Milano, Edizioni di Comunità, 1964, p. 29).
Nel
mezzo secolo tra i libri di Bazelon
e di Rosow e George, crollata lURSS, lideologia si riduce alla scalata di
imprese e stati per profitto. Come in Cile, i governi neoliberisti servono per soffocare
il dissenso e tenere periodiche elezioni “libere ed eque gestite da élite in
competizione” con le loro macchine del consenso. «Poiché le differenze
difficili da negoziare nel mondo globale si manifestano meno tra gli stati, la
guerra tra stati tende a diminuire, come infatti è. Il punto è rafforzato dalla
conclusione di Doyle che, siccome diminuiscono le guerre tra gli stati
poliarchici, i liberali devono affrontare guerre e interventi coloniali per
assicurare materie prime e mercati. Ma questo indica che invece di produrre un
mondo pacifico il capitalismo genera conflitti “sotto” il livello statale che
rende problematici stati e sicurezza umana» (Rosow-George, Globalization &
Democracy, cit., p. 131). Spesso guerre civili, i conflitti si generalizzano
e i governi li sfruttano imprenditorialmente a proprio vantaggio, lasciando i
cittadini a cavarsela come possono. Di nuovo, è cronaca. Nella riforma
costituzionale russa «in sostanza, le risoluzioni dellOnu, del Consiglio
dEuropa e i verdetti dei tribunali internazionali non avrebbero più valore sul
territorio russo. Quanto al potere, quello vero passerebbe a quel Consiglio di
Sicurezza finora organo consultivo del quale Putin resterebbe a capo conferendogli uno status costituzionale, e
allancora nebuloso Consiglio di Stato, una sorta di copia un po sbiadita ma
nella sostanza molto simile al Politburo di gloriosa memoria (per la nomenklatura,
ovviamente)» (G. Ferrari, Tre piaghe e un
azzardo, in «Avvenire», 19 gennaio
2020, p. 1). Così in Brexit Sajid Javid,
cancelliere dello Scacchiere: «“Non saremo nel mercato unico – avverte – né in
quello doganale”. Le aziende britanniche sono pertanto esortate a rassegnarsi e
ad “adattarsi” alla nuova realtà» (A. Napoletano, Brexit, il governo ammette “Problemi per le aziende, ivi, p. 17).
Finanza
e dazi sono armi. Gli USA ne subiscono danni divisivi interni, discreditanti e destabilizzanti
esteri. «Qualora il conflitto economico e strategico con la Cina sfuggisse al
controllo, avrebbe costi immensi. Duplicare una filiera tecnologica costerebbe
due triliardi di $ almeno, il 6% del loro prodotto interno lordo complessivo. Grande
sfida che potrebbe offrire un obiettivo comune, il cambiamento climatico sarebbe
ancora più difficile da affrontare. In gioco anche il sistema di alleanze, un
pilastro della forza americana. Alla Cina maggiore fornitore e importatore si
affidano 65 paesi e nazioni e, di fronte alla scelta tra le due superpotenze,
non tutti sceglierebbero zio Sam – specie se continua lattuale politica
America First. Più preziosi di tutto i principi che hanno fatto grande
lAmerica: regole mondiali, mercati aperti, libertà di opinione, rispetto per
alleati e debite procedure. Negli anni 2000 usava chiedersi quanto la Cina
potesse diventare come lAmerica. Negli anni 2020 la vera domanda è se una sua disaggregazione
completa come superpotenza può rendere lAmerica più simile alla Cina» (Poles apart, in «The Economist», 4-10 gennaio 2020, p. 7).
BC. I sacerdoti
neoliberisti del dio unico denaro esprimono e guidano la regressione umana, politica,
tecnica, giuridica, economica in corso. Per dirla con Scott Spencer, «il mondo appartiene a coloro che possono soddisfare
la propria fame. Gli altri sono cibo» (Una nave di carta, Palermo,
Sellerio, 2019, p. 76). «Interrogato sulla natura del denaro, un intervistato
congetturò candidamente che era solo “un oggetto di prezzo relativo” (trader
F), vale a dire un mezzo per definire relazioni di valore piuttosto che
qualcosa con un suo intrinseco valore. È forse ironico che gli attori di
mercato più consapevoli dellartificio del denaro siano anche i più incentivati
ad accumularlo» (Money Talks. Media Markets Crisis, a cura di G. Murdoch
e J. Gripsrud, Bristol, Intellect, 2015, p. 61). Ironia tragica: se il denaro è
un fine in sé distrugge sé stesso e tutto ciò a cui impedisce di essere, desertifica
il mondo.
Lantica
consapevolezza tragica della regressione umana si incarna nel mito di Sisifo,
che nel pieno dellultima – speriamo – notte di civiltà dEuropa e del mondo, Albert Camus invita a pensare felice,
concludendo Le mythe de Sisyphe. Essai sur labsurde (Paris,
Gallimard, 1942): «La stessa lotta faticosa per arrivare alla cima del
monte basta a colmare un cuore umano. Bisogna immaginare un Sisifo felice». Così
commentava nel 1995 Emilio Tadini: «Risolvere
delle contraddizioni particolari che ci troviamo davanti, pensare davvero di
fare un po di luce in questo buio che ci troviamo di fronte, come si
presentano, senza illudersi di accendere definitivamente il sistema di illuminazione
delluniverso, senza illudersi che il male finisca, che lingiustizia sia tolta
una volta per tutte, e senza deludersi: allora ecco che capite che cosè questo
elogio di Sisifo, questo dire Sisifo può essere felice» «in questa sua eterna
fatica mai finita» (La Grande Radio, Radiorai3, 12 gennaio 2020, ore
18.00).
«Al
riguardo lesempio USA è ricco di lezioni. Là il neoconservatorismo è diventato
ideologia standard della New Right, anche se l“alto tono morale” di questa
ideologia sembra incompatibile col carattere “amorale” della razionalità
neoliberale. Unanalisi superficiale indica che siamo in presenza dun gioco duplice.
In realtà tra neoliberismo e neoconservatorismo cè un accordo per nulla
fortuito». «È dunque lelogio incessante dellindividuo calcolatore e
responsabile, inevitabilmente nella forma del lavoratore e padre di famiglia oculato
e previdente, che sostiene lo smantellamento dei sistemi di pensione, pubblica istruzione
e sanità» (P. Dardot-C. Laval, The New Way
of the World: On Neo-Liberal Society, London-New York, Verso, 2014, p. 310).
In questo
suk globale lUE, forte del suo mercato interno e nel faticoso procedere verso
un governo federale di democrazia moderna, in settantanni ha portato in Europa
la pace, necessaria precondizione dello sviluppo economico e sociale, la pace
che il neoliberismo sta distruggendo nel mondo insieme a democrazia e sviluppo
economico e sociale.
Ricevendo
il Sidney Peace Prize nel 1999 larcivescovo Desmond Tutu disse «che noi diventiamo esseri umani nella nostra
relazione con gli altri; non possiamo diventare umani da soli». «Riconoscere
che diritti umani e pace sono reciprocamente dipendenti è un passo importante
verso lattivazione dei diritti umani e della pace» (Activating Human Rights
and Peace. Theories, Practices and Contexts, a cura di G. Bee Chen, B. Offord e R. Garbutt, Farnham,
Ashgate, 2012, pp. 244 e 246). Senza diritti umani niente pace, democrazia, sviluppo tecnico,
economico e sociale. Solo lo stato brado in cui lumanità sta scivolando sotto
i nostri occhi.
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