La rassegna mitologica e poetica di
Ovidio è il centro ispiratore dellultima creazione di Virgilio Sieni,
sebbene anche Canetti, Deleuze e Guattari partecipino al Programma con alcuni stimoli filosofici
ed espressivi. Continuità con prove precedenti e (qualche) ripetizione sono palesi,
dalle prime sequenze dello spettacolo visto in tournée a Genova, segno di costanza compositiva e forse dun calo di
audacia inventiva. Difatti lo spazio scenico è stagliato (come in Petruška) da veli, questa volta disposti
a strati in profondità che salgono, scendono o vengono attraversati dagli
interpreti. Ed è presente sul proscenio la “quarta parete” (membrana in
plastica trasparente), quale indizio storico duna relazione convenzionale fra
scena e spettatori; mentre sono i diaframmi interni, su tre ordini, a mutare
contorni e visibilità (o pixel di
risoluzione, per attualizzare) delle figure danzanti nel gioco performativo.
Libero ora da una musica già
connotata, come avveniva nellincontro con Stravinskij, il coreografo
toscano sceglie musiche di Arvo Pärt, talora di potente asprezza sonora
(darchi soprattutto e percussioni), altrimenti di ascetica, metafisica tensione
e variazione virtuosistica. Nella fedeltà al poema delle mitiche trasformazioni,
la vicenda sembra proporre una cosmologia del rinnovamento (o sviluppo), nella
quale la centralità della persona umana viene rappresentata dal respiro, dono fisiologico
dapprima, indi spirituale: probabile ricordo dellopera Un respiro realizzata da Sieni nel 2006 su testo di Samuel
Beckett.
Un momento dello spettacolo @ Centro nazionale di produzione Virgilio Sieni
In sensibile analogia fra macro e
microcosmo, si esplora la pulsazione dellorganismo vivente e la si raffigura
nello spazio, traendola da uno sfondo scuro a unevidenza crescente. Lanimale
e luomo, sua evoluzione, sono affiancati e confrontati grazie al possesso
condiviso dun pensiero che si fa gesto e movimento, incessanti, ma non
traumatici o convulsivi. Lazione appare allora come un continuo scambio di
energie e di volontà di affermazione e/o di pura presenza. Il disegno spaziale crea
un luogo della mente, percepibile nel rapporto fra uomo e natura, che viene
suddiviso in sequenze regolate dal tempo musicale e dalla dislocazione dei punti
cardinali sulla scena, individuabili in ante/retro; prossimità/lontananza, lungo
un asse orizzontale rispetto al palcoscenico non turbato da salti o fughe metaforiche.
Sono appunto i velari a consentire le variazioni di visibilità e di pregnanza
delle figure – singole, coppie, gruppi – in conformazioni anchesse cangianti
da flessibile sinuosità ad aderenza plastica al suolo.
La metamorfosi avviene dunque innanzitutto
mediante la fusione dei diversi elementi, visivi, dinamici e sonori. Al sorgere
delle prime figurazioni (meglio, delle silhouettes
danzanti), sulla musica di Cantus in
Memory of Benjamin Britten, si osserva il profilo dun impalcato di corna
di cervo. Lanimale si completa e poi si leva, lento, a quattro zampe, fino a
staccarsi dal suolo. Sincronico, il profilo del corpo umano vi si sovrappone e
nel moto sembra maturare, aspirare a perfezione ideale, finché planando ancora il
cervo sparisce, allapparire daltri umani in formazioni cangianti. Il
crescendo della musica non viene sottolineato dalla danza dei corpi
moltiplicati e addensati, che effondono il senso duna sessualità sfumata, livellata
in androginia: da cui lo scambio polivalente di maschile e femminile negli
interpreti raffinati, tesi a conquistare ieraticità dalla pesantezza dei corpi.
Un momento dello spettacolo @ Centro nazionale di produzione Virgilio Sieni
Lungo volute che equilibrano i pas-de-deux e i blocchi dassieme, sinaugura
un processo orientato allesito finale, sostenuto dal movimento trascinante del
brano musicale, dal ritmo individuabile in Silouans
Song. Allora si staglia lombra di una grande ala sospesa, metonimia
delluccello in volo, alla quale luomo si paragona con sforzo dolente, dedizione
ardua e generosa, quasi lotta simbolica fra leggerezza e gravità. Attraverso
esercizi dequilibrio – per i quali la musica colmandosi darchi si fa più
sontuosa (nellesecuzione registrata dal vivo dellOrchestra Haydn di Bolzano e
Trento, diretta da Chloé vans Soeterstède) – il profilo del danzatore si
protende alla ricerca dun pensiero diventato postura o, viceversa, dun gesto
pensante. La fatica interiore è graduale e progressiva, senza scatti o asperità
perturbativi. Un simbolismo accentuato segna la discesa dellala, dal culmine
al terreno, quando anche luomo si curva e si stende al suolo. Prostrazione
equivalente a una resa o a una pacificante accettazione dun destino universale,
nel quale il personaggio, debole e nudo, riecheggia il burattino Petruška che
muore.
Nella luce uniformemente diffusa
spicca a tratti dal fondo un punto, ora rosso ora azzurro, di contrasto
cromatico, a segnalare mutamenti, tanto più ingenti esteticamente quanto più
lievi e discreti. La raffinata semplicità, la purezza della tecnica coreutica
deludono attese sensazionali, slanci emozionanti e si affermano nella
razionalità della partitura, aerea e severa, che precipita ineluttabile nellimmobilità
silenziosa.
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