Lo spettacolo piace decisamente e
ci si chiede subito perché. Sarà perché la materia delloriginale, il romanzo horror di Stephen King, è trattata con evidente ironia e stabilisce, verso il
genere e le convenzioni dapproccio, un distacco che facilita la fruizione
divertita. Sarà per la mediazione del drammaturgo William Goldman, autore dun adattamento funzionale che dosa attesa
e tensione narrativa con lazione drammatica, pure mantenendo vivi gli immancabili
ingredienti del giallo e del thriller.
La rappresentazione è diretta da Filippo
Dini con una sentita adesione emotiva, in grado al contempo di affinare lanalisi
dei moventi e dei comportamenti dei personaggi e di accrescere la coscienza del
gioco teatrale, in analogia col gioco della scrittura, allintersezione appunto
dei diversi linguaggi comunicativi.
Un momento dello spettacolo @ Teatro Due La situazione iniziale della
storia sorge dallincidente automobilistico che ha coinvolto il famoso scrittore
Paul Sheldon, salvato dalla sua ammiratrice Annie.
Lo sviluppo di sentimenti e relazioni vede il protagonista mutare rapidamente dalla
gratitudine e dalla gioia per lo scampato pericolo alla sensazione dessere
entrato in un incubo senza fine. La sua salvatrice, infatti, dapprima eccitata per
lincontro con lamato creatore di Misery, apprende dal manoscritto dellultimo
suo romanzo la morte delladorata eroina e ne resta sconvolta. Scatena allora la
sua violenza per costringere lautore a scrivere un seguito nel quale il
personaggio “resusciti” e continui a soddisfare la sua immedesimazione morbosa.
Costretto al compito ingrato, «mentre tenta disperatamente di organizzare una
fuga – annota il regista nel programma di sala – Paul affronta faccia a faccia,
come mai lo ha affrontato nella sua vita, il suo demone, incarnato da Annie. Il
demone che accompagna la vita di ogni artista». E continua con altre ipotesi – forse
eccessive quanto i sentimenti che la pièce
rappresenta – nel definire Annie e il suo idolo: «Prigioniero del suo talento e
della sua vocazione, scopre se stesso nel viaggio allinferno in compagnia di
Annie. E lei è semplicemente indimenticabile. […] Non è folle, Annie ama alla
follia».
Secondo Arianna Scommegna, che interpreta Annie, il rapporto fra vittima e
carnefice non è mai scontato, poiché lintima aspirazione dellammiratrice ribalta
la situazione e giustifica la propria crudeltà verso lautore con la sofferenza
che latto creativo provoca in lei stessa. «Nellatto creativo cè la gioia
della natività ma anche tanto dolore. Ecco il cortocircuito». In effetti, lo
spettacolo contraddice (felicemente) certe premesse, ottenendo quella miscela
di cruda realtà e dillusione che possono muovere allumorismo; anche tramite
citazioni di luoghi e situazioni di un genere cinematografico a sua volta critico
verso le trovate più persuasive.
Un momento dello spettacolo @ Teatro Due Il luogo scenico principale è la
stanza in cui giace il ferito dalle gambe spezzate. Grazie al dispositivo
rotante, si mostrano a volte la cucina e laccesso esterno dellabitazione.
Lisolamento e la claustrofobia si avvertono acuiti dalle note lancinanti duna
musica stridente, fuse nei rumori naturali che, sincronizzati con il ciclo
della luce solare, segnano lo scorrere del tempo. Inoltre, a connotare la
personalità dellospite parlano le immagini sacre alle pareti e altri indizi
del suo moralismo cattolico, manifesto fin dallinizio nellipersensibilità verso
il turpiloquio, represso nellautocensura, eppure compiaciuto. Controllato a
vista e costretto a letto o su una sedia a rotelle, Paul vive prigioniero duna
donna alterata e crudele che, paradossalmente innamorata, gli spezza di nuovo
le gambe quando esita a mutare il destino delleroina. Lintervento di uno sceriffo
sospettoso e scaltro, un po ingenuo (un Carlo
Orlando prossimo al cliché hollywoodiano),
contribuisce alla suspense del
racconto, nel quale finirà ucciso da Annie a colpi di pistola.
Di alta qualità la recitazione dei
protagonisti. Ad Arianna Scommegna tocca la parte più impegnativa, resa con immediatezza
e vigore, ammirevole per la varietà della gamma espressiva. Cosciente della sua
nevrosi fatta missione, trova una pronuncia ora rozza ora suadente nelle proposte
e nelle imposizioni alla vittima. Lemissione concitata, lurgenza della sua
condizione delirante giungono con precisione implacabile. Alla gestualità della
contadina unisce la professionalità dellex infermiera. Dallaltalenante
sequenza dei suoi eccessi sorge la strana comicità dellorrore e del dolore esibiti.
Filippo Dini è sicuro e convincente nel misurare paura e sgomento, alla ricerca
della via di fuga e della sopravvivenza, nei momenti in cui indaga sul proprio
intimo e scopre scopi e limiti della sua vocazione artistica. Sa sottolineare gli
estremismi dellantagonista, pure superando la diagnosi psicopatologica a senso
unico e orientando gli eventi traumatici in direzioni fantastiche, oltre ad
assumerli a spunti di severa riflessione.
Un momento dello spettacolo @ Teatro Due Lacme conflittuale si raggiunge nello
scontro fisico, quando la donna viene atterrata dalla macchina da scrivere che
Paul usa come arma e nella reazione di lei che soffoca lo scrittore e tenta di amputargli
una gamba con la sega meccanica. Così, fra raggelanti suoni (di Arturo Annecchino), canzoni dallo swing avvolgente nei cambi di scena e luci
magnifiche, dalle tonalità pittoriche (di Pasquale
Mari), il sipario cala lentamente sui due combattenti stremati. Lepilogo
però prosegue sul proscenio. Un po didascalico, riunisce lautore,
intervistato per promuovere lultimo libro della serie Misery, e una giovane valletta, chiamata Misery (impersonata dalla
stessa Scommegna): prova ulteriore dei pericoli e delle risorse della finzione,
sia letteraria sia scenica, qui cordialmente complici nel chiudere con eleganza
e bravura la rappresentazione.
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