Ricordo del maestro
Alberto Testa, danzatore, coreografo, storico e critico di danza, professore,
conferenziere e organizzatore di eventi coreutici, spentosi il 4 ottobre 2019 a
Torino.
Pulvis et umbra sumus (“Siamo polvere e ombra”) dice il grande poeta latino Orazio
e nessuna affermazione appare più vera di fronte allineluttabile destino delluomo.
Eppure, sempre Orazio, ha il coraggio di dichiarare la propria immortalità: non omnis moriar (“non tutto morirò”), perché
lineludibile scorrere del tempo può essere vinto dallopera delluomo. Il
maestro Alberto Testa ci ha lasciati
il 4 ottobre scorso alla veneranda età di novantasette anni – li avrebbe
compiuti il prossimo 23 dicembre – ma quello che lui ha fatto e rappresentato
per la danza e il balletto resteranno imperituri e saranno, per citare ancora
Orazio, un monumentum aere perennius (“un
monumento più duraturo del bronzo”). Pressoché unica è infatti la figura di
Testa nel panorama dellarte tersicorea italiana e internazionale e questa
peculiarità nasce dalla sua formazione teorica e pratica iniziata dalla laurea
in Lettere nel 1942 presso lUniversità di Torino con una “dissertazione sulla
danza”, e proseguita con gli studi di danza classica nel capoluogo piemontese sotto
la guida di Grazioso Cecchetti,
figlio di Enrico – nome
storico della danza – e il perfezionamento con Susanna Egri. Un rigoroso
apprendistato seguito subito da una carriera professionale nei più importanti
teatri italiani e stranieri e la partecipazione a numerosi e prestigiosi festival
al seguito di coreografi del calibro di Léonide
Massine, Margarete Wallmann e Aurel Millos. Un imprinting che porta Testa ad avere uno sguardo a trecentosessanta
gradi cominciando proprio dallessere in
primis danzatore, poi coreografo, studioso, critico, professore, conferenziere,
organizzatore e promotore di manifestazioni ed eventi. Tutte “declinazioni” di
un complesso, articolato approccio metodologico che guarda allarte apollinea
sotto vari aspetti senza perdere di vista il fenomeno nella sua globalità. La
danza e il balletto grazie a Testa hanno beneficiato del magistero di un
artista completo che, oltre a essere unimportantissima testimonianza del
secondo Novecento e nei primi ventanni del nuovo millennio, incarna un modus operandi che supera le settorizzazioni
delle competenze specifiche e guarda allarte coreutica nella sua interezza e complessità.
La sua esperienza di ballerino infatti si trasferisce in quella di coreografo e
lo porta a realizzare balletti per rappresentazioni operistiche, fra cui Turandot e Traviata nel 1984 e Tannhäuser
nel 1985, e per il teatro di prosa con la messa in scena di La città che ha per principe un ragazzo al
Festival di Todi (1993) e lOmaggio a
Thornton Wilder a Roma (1998). Senza dimenticare il suo coinvolgimento nel cinema
con la creazione delle danze per Il
Gattopardo di Visconti del 1963 e
per Romeo e Giulietta, Gesù di Nazareth, La Traviata, Otello, Il giovane Toscanini di Zeffirelli dal 1967 al 1988. Il
suo essere danzatore e coreografo si riversano poi nella docenza trentennale di
Storia della danza presso lAccademia Nazionale di Danza di Roma, iniziata nel
1963, cui seguono la fondazione e la direzione artistica nel 1969 del famoso “Premio
Positano per lArte della Danza – intitolato nel 1979 a Massine – e la nascita
del Centro Documentazione e Ricerca per la Danza di Torino. Tutte iniziative
che afferiscono a unimpostazione olistica e che si completano con lorganizzazione
di mostre fra cui quella su Djagilev
e i Balletti Russi alla Scala e al Teatro la Fenice (1972), sui coniugi Sakharoff a La Versiliana (1984) e sul
documento e il libro di danza (1581-1975) al Teatro Regio di Torino (1975). Accanto
alle mostre vanno di pari passo i convegni di cui è stato promotore, relatore e
ideatore, fra i quali resta impresso nella memoria quello sulla figura di Aurel Millos al Teatro Comunale di
Firenze nel 2006; mentre sul versante della danza dal vivo è decisivo il suo
apporto come organizzatore di Concerti di danza e diverse edizioni della
Maratona di Danza nellambito del Festival dei Due Mondi di Spoleto. Un
bagaglio sterminato di conoscenze sul repertorio e sulla letteratura
ballettistici che influenzano la sua attività di critico di balletto del
quotidiano «la Repubblica» fin dalla fondazione nel 1976 portano alla
collaborazione con le più importanti enciclopedie e dizionari italiani (Enciclopedia dello Spettacolo, Treccani, Larousse) per le voci
riguardanti la danza e il balletto; e contribuiscono alla pubblicazione di articoli
e saggi su programmi di sala e riviste specializzate come «Balletto oggi», «Danze
& Danza», «Il giornale della danza», e
di libri per la casa editrice Di Giacomo fra cui le Lezioni di Storia della danza del 2003. E proprio questa profonda
cultura coreutica e coreografica è decisiva anche per ricoprire il ruolo di presidente
di giuria e direttore artistico di concorsi internazionali di Danza, per entrare
a far parte della Commissione dello Spettacolo presso il Ministero dei beni e
le attività culturali per la sezione Danza, e per diventare presidente onorario
dal 1969 del Premio Porselli “Una vita per la Danza” dal 2011 del «Giornale
della Danza». Ma
non basta: fra i premi e i riconoscimenti ottenuti dal “Prof. della Danza” non
passano inosservati il “Premio Gino Tani” per la critica nel 1991, la Targa dArgento
del Presidente della Repubblica nel 2002 e il “Premio Gino Lauri” alla carriera
nel 2011. Un palmares invidiabile che
mette in luce loriginalità della figura e dellinsegnamento di un maestro dotto nellapproccio teorico e al tempo
stesso esperto nella resa pratica di unarte di cui teneva ben salde le redini
e che ha segnato la sua vita. Una rara competenza, non disgiunta da unaffabile
signorilità tutta piemontese, che hanno sempre contraddistinto e accompagnato
il suo smisurato amore per la danza e il balletto. Un amore e unurbanitas che chi scrive ha avuto lonore
di apprezzare e non potrà mai dimenticare. Infine in questo doveroso
ricordo corre lobbligo di segnalare luscita ad agosto 2019 della biografia di
Testa intitolata La Pavana della memoria,
realizzata dal maestro assieme al suo biografo Mauro De Rosa.
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