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Perdersi per un figlio

di Matteo Citrini*
  Bik Eneich
Data di pubblicazione su web 31/08/2019  

Fino a che punto può un genitore spingersi per la salvezza del proprio figlio? Su questa domanda, non certo nuova ma sempre terribile per la profondità dei risvolti etici e affettivi che evoca, si articola Bik Eneich di Mahdi M. Barsaoui, film acclamato da una standing ovation alla prima in sala.

Ambientato nella vicina Tunisia, paese quanto mai scisso tra la prossimità al modello occidentale e le resistenze della tradizione islamica, un padre e una madre affrontano ognuno il proprio purgatorio personale per salvare la vita di Aziz, il figlio urgentemente bisognoso di un trapianto di fegato.

Felice coppia, Fares (Sami Bouajila) e Meriem (Najla Ben Abdallah) si allontanano bruscamente dopo che lui scopre di non essere il padre biologico di Aziz. Il tradimento, più che essere un fattore psicologico, funge da strategia narrativa nell’economia del film separando i due personaggi e aprendo la storia a un doppio racconto: da una parte Fares, animato dal fuoco dell’ira, sceglierà la via del mercato nero degli organi; dall’altra Meriem si metterà sulle tracce del padre biologico (di cui non ha più contatti da dieci anni), il quale ignora completamente la sua paternità.

Senza celare nulla (ma forse esplicitando troppo), Barsaoui ci mostra come il mercato nero delle cliniche private non sia altro che la facciata dello schiavismo: bambini reclusi e allevati in attesa di essere macellati per i loro organi. A rivelare la truce verità a Fares è di nuovo un escamotage narrativo abbastanza macchinoso che toglie il personaggio dalla necessità di scegliere tra la vita di un bambino sconosciuto e quella del figlio.



Una scena del film
© Biennale Cinema 2019

Similmente, Meriem rintraccia l’amante perduto ma non riesce a convincerlo a donare parte del proprio fegato. È di nuovo un colpo di trama a sciogliere la situazione: tornato in ospedale, Fares chiede notizie dell’amante dell’ex moglie e, ottenuto l’indirizzo, lo raggiunge minacciandolo di denunciarlo per adulterio se non acconsentirà al trapianto. Il film si conclude così con l’operazione tanto attesa: i due genitori che per tutto il film non hanno fatto che allontanarsi si ritrovano uno di fronte all’altro. Stravolti, si scambiano un sorriso incerto. 

A differenza di altri film in competizione che affrontano temi impegnati e d’attualità, Bik Eneich sembra affidarsi maggiormente alla forza della propria sceneggiatura. Così facendo però dà origine a un sottile stridore che toglie bellezza al film: la sensazione che nei momenti decisivi i due personaggi restino in sospeso in attesa dell’intervento di un risolutore – lo sceneggiatore – che puntualmente li guida indicando loro la strada. 


Perciò il film ci lascia con l’amaro in bocca: pur dimostrando grande sensibilità nel confrontarsi con temi profondi come il perdono, l’amore filiale, le tentazioni che nascono dalla disperazione senza mai scadere nel banale, spiace che nei suoi momenti decisivi non osi allontanarsi dal rassicurante campo della finzione narrativa.


* Dottorando in Storia dello spettacolo presso l’Università di Firenze.
Impaginazione di Ludovico Peroni, dottorando in Storia dello spettacolo presso l’Università di Firenze.



Bik Eneich
cast cast & credits
 


La locandina del film

 
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