La 76a Mostra Internazionale
dArte cinematografica di Venezia prenderà il via mercoledì 28 agosto e sarà
lundicesima diretta da Alberto
Barbera, che sicuramente la
ricorderà tra quelle più complesse da organizzare, visto il bulimico rilancio
in grande stile del Festival di Cannes e, soprattutto, la rinuncia, per i
ritardi di produzione, di uno dei film più attesi in assoluto: The Irishman
di Martin Scorsese. Nonostante queste evidenti difficoltà il
programma non delude certo le aspettative e ribadisce quella centralità che la
Mostra di Venezia ha sempre rappresentato verso il cinema del presente e
soprattutto di quello a venire, come conferma la riproposizione, ormai
strutturale, della sezione dedicata alla Virtual Reality, che da
questanno sarà filologicamente suddivisa nelle sessioni “Lineare” (per le
opere a sviluppo narrativo “classico”) e “Interattivo” (per le opere che invece
richiedono lintervento dello spettatore nella scelta tra i possibili sviluppi
della storia); mentre a capo dei giurati ci sarà unesperta di sperimentazioni
e nuove tecnologie come Laurie Anderson.
Per quanto riguarda invece la Giuria
internazionale che assegnerà il Leone doro, sarà formata “solo” da sette
membri (contro i nove dello scorso anno), presieduta dalla regista argentina Lucrecia Martel e composta dallo storico e critico canadese Piers Handling, dalla giovane attrice britannica Stacy Martin, dal cinematographer (ovvero direttore della
fotografia) messicano Rodrigo
Prieto, dalla cineasta
canadese Mary Harron, dal maestro giapponese Tsukamoto Shinya; mentre, per la doverosa “quota” italiana, ci sarà il
regista Paolo Virzì.
Barbera conferma la scelta di ventuno opere
in concorso per il Leone doro, con la “novità” di un film dapertura lontano
dai blockbuster statunitensi degli
ultimi anni, ovvero lautoriale La verité di Kore-eda Hirokazu (vincitore a Cannes lo scorso anno con Affari di famiglia), che per la prima
volta si confronta con una produzione europea (francese) dirigendo attori come Catherine Deneuve, Juliette
Binoche ed Ethan Hawke. Giovedì 29 agosto sarà la volta di The Perfect
Candidate, storia di tentata emancipazione femminile nellArabia di oggi
che segna il ritorno di Haifaa
al Mansour (ovvero la prima regista
saudita della storia); di Marriage Story, produzione Netflix, dagli echi bergmaniani, firmata Noel Baumbach, con Scarlett
Johansson e Adam Diver; e infine di Ad Astra, fantascientifico viaggio
conradiano di uno dei registi più attesi, James Gray (assente dal 1994, quando vinse il Leone dargento con il
suo Little Odessa), e interpretato
da Brad Pitt.
Seguirà, il giorno successivo, la versione
cinematografica della pièce di Eduardo De Filippo Il sindaco del rione
Sanità messa in scena da Mario Martone, che torna dopo appena un anno da Capri-Revolution,
primo dei film italiani in programma. LItalia sarà presente con altri due
titoli: il ritorno di Ciccio Mira nellinevitabilmente satirico La mafia non è più quella
di una volta di Franco
Maresco (programmato per
venerdì 6 settembre) e Martin Eden (2 settembre), unoriginale rilettura
del classico di Jack London fatta da Pietro Marcello e interpretata da Luca Marinelli. Nello stesso giorno del film di Martone è previsto anche Jaccuse, con Louis Garrel, in una versione in chiave (forse) autobiografica
del caso Dreyfuss fatta da uno dei più grandi maestri del cinema contemporaneo:
Roman Polanski.
Sabato 31 agosto sarà la giornata di Joaquin Phoenix e del “suo” Joker, per la regia di Todd Phillips (alla sua prima prova “dautore” dopo una serie di
commedie “leggere” come la trilogia di Una
notte da leoni); ma anche della drammatica storia di Ema di Pablo Larraín, altro autore molto amato dal pubblico e
dalla critica festivaliera. Due storie tratte dalla cronaca caratterizzeranno
quella che potremo definire “la domenica delle attrici”: The Laundromat di Steven Soderbergh con Meryl Streep, dove si parla dei “Panama Papers”, e Wasp Network
di Olivier Assayas
con Penelope Cruz sul confronto tra castristi e anticastristi
nella Florida degli anni 90.
La seconda settimana di proiezioni inizierà
con il cartone animato cinese Ji Yuan Tai
Qi Hao del regista di origine taiwanese trapiantato a Hong Kong Yonfan, insieme al già citato Martin Eden di Marcello. Tre sono i film in concorso martedì 3
settembre: la storia vagamente antigoniana di un errore giudiziario in Guest of Honour di Atom Egoyan; il bianco e nero allombra dellolocausto
di The Painted Bird dellattore-regista ceco Václav Morhoul e il ritorno di Roy
Andersson (inaspettato vincitore del Leone doro nel 2014 con Un
piccione seduto su un ramo riflette sullesistenza) con un altro film sul
(non)senso della vita: Om det oändliga.
Per mercoledì è previsto Babyteeth,
esordio della regista australiana Shannon
Murphy, e la spy story cinese Lan Xin Da Ju Yuan di Lou Ye, con la “divina” Gong Li. Le due giornate finali
prevedono la saga familiare portoghese di A
herdade con la regia di Tiago Guedes;
(Sic Transit) Gloria Mundi, una nuova
(drammatica) storia marsigliese di Robert
Guediguian; il film di Maresco e infine un cattivo Johnny Depp in Waiting for
the Barbarians del colombiano Ciro
Guerra, tratto dallomonimo romanzo del premio Nobel John M. Coetzee.
Una selezione con grandi autori, ma
soprattutto con grandi attori, e questo ci dice molto su come le nuove
tecnologie, le nuove produzioni e le nuove vie distributive stiano cambiando il
cinema.
Altra storia e altre storie sono invece quelle che compongono la
sezione Orizzonti, la cui giuria sarà presieduta da Susanna Nicchiarelli (che questa
sezione lha vinta due anni fa con Nico
1988): diciannove lungometraggi e tredici corti che confermano la vocazione
dei selezionatori a dirigere il loro sguardo verso realtà e filmografie poco
frequentate se non addirittura misconosciute. Oltre agli “inevitabili” due
titoli italiani (Sole di Carlo Sironi e Nevia di Nunzia De Stefano) e altri
provenienti da Regno Unito, Francia e Spagna, gli “orizzonti” spaziano
dallAfghanistan (Hava, Maryam, Ayesha
di Sahraa Karimi) alle Filippine (Verdict di Raymund Ribay Gutierrez), allIndia
(verrebbe da dire finalmente, con Chola
di Sana Kumar Sasisdharan), alla Georgia (Borotmokmedi
di Dmitry Mamuliya), al Libano (Bik eneich - Un
fils di Mehdi M. Barsaoui), per arrivare allUcraina (Atlantis
di Valentyn Vasyanovych), passando per il Cile (Blanco
en blanco di Theo Court, con il grande Alfredo
Castro), la Bulgaria (Pelikanblut
di Katrin Gebbe) e lIran (Metri shesho nim di Saeed Roustaee).
Tra le sezioni ufficiali cè la riconferma di Sconfini, tra tutte
sicuramente la più “libera” e sperimentale: infatti qui si spazia dalla fiction
(di cui Les épouvantails del regista
tunisino Nouri Bouzid è sicuramente
il titolo più forte) al documentario (con “il caso” Chiara Ferragni - Unposted di Elisa Amoruso) fino a opere
che superano questa vecchia dicotomia, proponendo una riflessione sulle
potenzialità narrative ed evocative dellimmagine, come succede ne Il varco di due giovani cineasti
italiani, Federico Ferrone e Michele Manzolini, al loro esordio sul Lido.
I restauri di Venezia Classics avranno questanno un occhio particolare
per Bernardo Bertolucci, con due titoli degli esordi: La
commare secca e La strategia del
ragno, ma ci saranno anche Buñuel (Estasi di un delitto), Cronenberg (Crash), Fellini
(Lo sceicco bianco),
Cottafavi (Maria Zef), Scorsese (New York, New York), Montaldo (Tiro al piccione), Hopper (Out of the Blue), De
Oliveira (Francisca), Arnold (Radiazioni BX: distruzione uomo), Macatư (che con Estasi aprirà di fatto la Mostra).
Tanti anche i film Fuori Concorso dove sorprende trovare autori come Francesca Archibugi (Vivere) e Gabriele Salvatores (Tutto il mio folle amore), mentre
sorprende meno la presenza di film-evento come il biopic Seberg di Benedict
Andrews (con Kristen
Steward) o King di David Michôd oppure ancora Mosul di Matthew Michael Carnahan o infine The Burnt Orange Hersey di Giuseppe Capotondi con Mick Jagger nel cast. Tra
le Proiezioni Speciali vanno assolutamente ricordate il restauro dellultimo Kubrick (Eyes Wide Shut) a venti anni dalla sua prima veneziana; due episodi
dellatteso The New Pope di Paolo Sorrentino; levento
legato al restauro di Bu san di Tsai Ming-liang, le cui
proiezioni prevedono un finale a sorpresa con una performance live dello stesso
regista.
Sicuramente uno dei film più “potenti” dello scorso anno è stato Still Recording dei siriani Saaed
Al Batal e Ghiath Ayoub, uscito dalla sezione indipendente della Settimana Internazionale
della Critica, la cui rinnovata commissione (comunque sempre guidata da Giona A. Nazzaro) cerca di ripetersi questanno
proponendo film come Psykosia
di Marie Grahtø, Jeedar El Sot di Ahmad Ghossein e una coproduzione italo-messicana: Tony Driver di Ascanio Petrini, che offre uno sguardo
originale e non scontato sul problema globale dellimmigrazione.
Laltra sezione indipendente, ovvero le Giornate degli Autori, offre i
suoi dodici lungometraggi tra cui incuriosisce molto lo strano noir
italo-franco-belga 5 è il numero perfetto
di Igort, raro caso di autotrasposizione
cinematografica di una graphic novel
da parte del suo autore, con Toni
Servillo, Valeria
Golino, Carlo
Buccirosso e Iaia
Forte; così come la commedia tunisina Un divan à Tunis della giovane esordiente Manele Labidi. Lultima nota non può che riguardare
i Leoni doro alla carriera che questanno andranno a Pedro Almodóvar e allimmensa Julie Andrews, che rappresentano la
degnissima conclusione di questa veloce panoramica della 76ª Mostra darte
Cinematografica ancora tutta da venire e tutta da vedere.
IN CONCORSO
La
vérité di Kore-eda Hirokazu (Francia, Gran
Bretagna) (28 agosto - Sala Grande,
PalaBiennale)
The
perfect candidate di Haifaa Al Mansour (Arabia
Saudita, Germania) (29 agosto - Sala Grande, 30 agosto - PalaBiennale)
Marriage Story di Noah Baumbach (Usa)
(29 agosto - Sala Grande,
PalaBiennale)
Ad
Astra di James Gray (Usa)
(29 agosto - Sala Grande,
PalaBiennale)
Il
Sindaco di Rione Sanità di Mario Martone (Italia)
(30 agosto - Sala Grande,
PalaBiennale)
JAccuse
di Roman Polanski (Francia, Italia)
(30 agosto - Sala Grande,
PalaBiennale)
Ema
di Pablo Larraín (Cile)
(31 agosto - Sala Grande,
PalaBiennale)
Joker di Todd Phillips (Usa)
(31 agosto - Sala Grande,
PalaBiennale)
Wasp
Network di Olivier Assayas (Brasile, Francia,
Spagna, Belgio)
(1° settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
The
Laundromat di Steven Soderbergh (Usa)
(1° settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
Ji
Yuan Tai Qi Hao (No 7 Cherry Lane) di Yonfan (Hong
Kong SAR, Cina)
(2 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
Martin
Eden di Pietro Marcello (Italia, Francia)
(2 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
Guest of Honour di Atom Egoyan (Canada)
(3 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
Om
det oandliga (About Endlessness) di Roy
Andersson (Svezia, Germania, Norvegia)
(3 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
The
Painted Bird di Vaclav Marhoul (Repubblica Ceca, Ucraina,
Slovacchia)
(3 settembre - Sala Grande, 4
settembre – PalaBiennale)
Babyteeth di Shannon Murphy (Australia)
(4 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
Lan
Xin Da Ju Yuan (Saturday Fiction) di Lou Ye
(Cina)
(4 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
Gloria
Mundi di Robert Guédiguian (Francia, Italia)
(5 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
A
Herdade di Tiago Guedes (Portogallo, Francia)
(5 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra (Italia)
(6 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
La
mafia non è più quella di una volta di Franco
Maresco (Italia)
(6 settembre - Sala Grande,
PalaBiennale)
ORIZZONTI
Pelikanblut di Katrin Gebbe (Germania,
Bulgaria)
(28
agosto - Sala Darsena, PalaBiennale)
Sole di Carlo Sironi
(Italia, Polonia)
(29
agosto - Sala Darsena, 30 agosto - PalaBiennale)
Verdict di Raymund Ribay
Gutierrez (Filippine, Francia)
(29
agosto - Sala Darsena, 30 agosto - PalaBiennale)
Madre di Rodrigo
Sorogoyen (Spagna, Francia)
(30
agosto - Sala Darsena, 31 agosto - PalaBiennale)
Qiqiu (Il
palloncino)
di Pema Tseden (Cina)
(30
agosto - Sala Darsena, 31 agosto - PalaBiennale)
Bik eneich - Un
fils
di Mehdi M. Barsaoui (Tunisia, Francia, Libano, Qatar)
(31
agosto - Sala Darsena, 1° settembre - PalaBiennale)
Mes jours de
gloire
di Antoine de Bary (Francia)
(31
agosto - Sala Darsena, 1° settembre - PalaBiennale)
Giants Being Lonely di Grear Patterson (Usa)
(1° settembre - Sala Darsena,
2 settembre - PalaBiennale)
Revenir di Jessica Palud
(Francia)
(1° settembre - Sala Darsena,
2 settembre - PalaBiennale)
Chola (Corrente) di Sanal Kumar
Sasidhara (India)
(2
settembre - Sala Darsena, 3 settembre - PalaBiennale)
Rialto di Peter Mackie
Burns (Irlanda, Regno Unito)
(2
settembre - Sala Darsena, 3 settembre - PalaBiennale)
Blanco en Blanco di Theo Court (Spagna,
Cile, Francia, Germania)
(3
settembre - Sala Darsena, 4 settembre - PalaBiennale)
Metri Shesho Nim
(Sei milioni e mezzo)
di Saeed Roustaee (Iran)
(3
settembre - Sala Darsena, 4 settembre - PalaBiennale)
Atlantis di Valentyn
Vasyanovych (Ucraina)
(4
settembre - Sala Darsena, 5 settembre - PalaBiennale)
Moffie di Oliver
Hermanus (Sud Africa, Regno Unito)
(4
settembre - Sala Darsena, 5 settembre - PalaBiennale)
Borotmokmedi (Il
criminale)
di Dmitry Mamuliya (Georgia, Russia)
(5
settembre - Sala Darsena, 6 settembre - PalaBiennale)
Nevia di Nunzia De
Stefano (Italia)
(5
settembre - Sala Darsena, 6 settembre - PalaBiennale)
Hava, Maryam,
Ayesha
di Sahraa Karimi (Afghanistan)
(6
settembre - Sala Darsena, 7 settembre - PalaBiennale)
Zumiriki di Oskar Alegria
(Spagna)
(6
settembre - Sala Darsena, 7 settembre - PalaBiennale)
* Docente a contratto di Laboratorio di critica cinematografica presso lUniversità di Firenze. Impaginazione di Matteo Citrini, dottorando in Storia dello spettacolo presso lUniversità di Firenze.
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