Der Boden unter den Füssen (The
Ground Beneath My Feet)
Lola ha quasi trentanni.
Consulente aziendale di successo, si divide tra il lavoro, cinque sessioni
settimanali di palestra, cene costose con i clienti e notti spese in asettici
hotel di lusso. Mentre la sua carriera, condotta con una buona dose di furbizia
e spregiudicatezza, pare inarrestabile, lo stesso approccio non sembra
funzionare nella vita privata. Nessuno conosce lesistenza della sorella
maggiore Conny, affetta da tempo da una grave malattia mentale. Un bel giorno
Conny tenta il suicidio: Lola farà di tutto per evitare la tragedia.
Nel film la regista Marie
Kreutzer mette in evidenza quella linea sottile che separa ordine e
caos, ascesa e caduta, capace di mettere in crisi perfino chi, come Lola, vive
in una società ossessionata dal risultato. Proiezioni: sabato 9 febbraio, ore 15:30,
Berlinale Palast domenica 10 febbraio, ore 9:30, Friedrichstadt-Palast domenica 10 febbraio, ore 18:00, Friedrichstadt-Palast domenica 10 febbraio, ore 21:00, Haus der Berliner Festspiele domenica 17 febbraio, ore 13:30, Haus der Berliner Festspiele
Una scena di Der Boden unter den Füssen
© Juhani Zebra / Novotnyfilm Marie Kreutzer
Nata a Graz (Austria) nel 1977,
studia allAccademia del Cinema di Vienna e poi inizia a lavorare per cinema e
tv. Il suo film desordio, il premiato Die Vaterlosen, viene
presentato in numerosi festival, tra cui la sezione Panorama della
Berlinale (2011). Seguono i lungometraggi Gruber geht (2015)
e Was hat uns bloß so ruiniert (2016), nonché il film
tv Die Notlüge (2017). Ha insegnato allAccademia del Cinema
di Vienna e ha lavorato come sceneggiatrice e drammaturga.
Ut og stjæle hester ( Out Stealing Horses) Novembre 1999. In seguito alla morte della moglie, il
sessantasettenne Trond Sander si trasferisce da Oslo in un paesino nellest
della Norvegia. Vive la sua esistenza come se fosse prossimo alla fine,
esattamente come il millennio che sta per concludersi. Una sera dinverno
riconosce nel suo vicino Lars una vecchia conoscenza della sua giovinezza.
Lincontro risale al 1948 quando trascorse unintera estate in una capanna di
legno vicino al fiume in compagnia del padre per il quale nutriva una profonda
ammirazione. Il ricordo di lunghi pomeriggi passati nella foresta a cavalcare o
a tagliar la legna inizia a confondersi con momenti di spensierata felicità ed
esperienze fatali.
Girata nel bel mezzo di un paesaggio mozzafiato di montagne e
fiumi tra la Norvegia e la Svezia, lultima fatica di Hans Petter Moland è un dramma sullamore, la perdita e la
delusione fatto di traumi e sensi di colpa che durano nel tempo. Basato sul
premiato romanzo di Per Petterson Ut og stjæle hester (Out Stealing Horses), il film si rivolge
al passato nazista norvegese mediante la mescolanza di resistenza e
collaborazionismo indelebile nella mente del protagonista. Proiezioni: sabato 9 febbraio, ore 18:30, Berlinale Palast domenica 10 febbraio, ore 10:30, Haus der Berliner Festspiele domenica 10 febbraio, ore 12:15, Friedrichstadt-Palast domenica 10 febbraio, ore 21:00, Friedrichstadt-Palast domenica 17 febbraio, ore 13:30, Friedrichstadt-Palast
Una scena di Ut og stjæle hester © 41/2 Film
Hans Petter Moland Nato a Oslo nel 1955, ha studiato cinema allEmerson College di Boston.
Attivo nella regia da oltre venticinque anni, il suo lungometraggio Kjærlighetens kjøtere ha ottenuto una menzione speciale della giuria al Festival
internazionale del cinema di San
Sebastián (1995). Con Aberdeen ha ottenuto il premio principale al
Nordic Film Days di Lubecca (2000). Il suo primo lavoro presentato in concorso
alla Berlinale è The Beautiful Country (2004). Di lunga durata la sua
collaborazione con Stellan Skarsgård,
protagonista di questultima pellicola. Tra gli altri suoi film: Secondløitnanten (1993); Folk Flest Bor i Kina (2002); Gymnaslærer Pedersen (2006); En ganske snill
mann (2010); When Bubbles Burst (2012); Kraftidioten (2013).
Der
Goldene Handschuh
Anni 70. Il
distretto di St. Pauli ad Amburgo è un quartiere di intrattenimento notturno,
con le sue figure tenebrose: bevitori abituali e prostitute, giocatori
dazzardo e altre anime solitarie. Vi si aggira Fritz Honka, un uomo basso con
gli occhiali spessi e faccia da sfigato, lavoratore non specializzato che
rimorchia vecchie donne sole e bevitrici malconce in un pub chiamato Zum Goldenen Handschuh (Il guanto doro). Nessuno sa però che
lui picchia e strangola quelle donne nella sua mansarda, poi le fa a pezzi e
dispone i loro resti dietro il muro del sottotetto. Distribuendo deodorante per
ambienti dappertutto nelledificio per nascondere la puzza di decomposizione,
dà la colpa dellodore penetrante alla famiglia greca che abita lì accanto.
Basato sulla storia vera del serial killer Fritz Honka e sul
romanzo poliziesco di Heinz Strunk del 2016, Fatih Akin ha creato il ritratto di un depravato sociale e
criminale violento, guidato dalla misoginia e dallavidità sessuale. Il film di
Akin è uno studio sociale sullaltra faccia del recente miracolo economico e
sugli individui destabilizzati dal tumulto della guerra e del dopoguerra, in
una Germania cupa, completamente priva di fiducia. Proiezioni:
sabato 9 febbraio, ore 22:00, Berlinale Palast domenica 10 febbraio, ore 9:30, Zoo Palast 1 domenica 10 febbraio, ore 15:00, Friedrichstadt-Palast domenica 10 febbraio, ore 18:00, Haus der Berliner Festspiele
Una scena di Der Goldene Handschuh
© Gordon Timpen
Fatih Akin Nato ad Amburgo nel 1973, ha studiato allUniversità
di Belle Arti di Amburgo (HfBK). Dopo aver diretto alcuni corti,
documentari e lungometraggi, si è aggiudicato lOrso DOro nel 2004 per Gegen
die Wand, che ha fatto di lui uno dei registi più
acclamati dEuropa. Il successivo Auf der anderen Seite ha vinto il ottenuto per
la migliore sceneggiatura a Cannes oltre ai premi come miglior film europeo e
tedesco. Con Aus dem Nichts (2017) ha vinto, tra gli altri premi, un Golden
Globe. Ha fondato la casa di produzione Corazón International.
|