Non finisce di stupire Roberto Bolle, il nostro Roberto Bolle,
luminosa étoile del Teatro alla Scala, acclamato principal dancer dellAmerican Ballet Theatre, corteggiato guest
artist, ambasciatore per lUNICEF, medaglia dellUnesco, ufficiale Ordine
al merito della Repubblica italiana e chi più ne ha più ne metta.
Insomma un grande artista che con il gala Roberto Bolle & Friends promuove e divulga la danza coinvolgendo
inveterati “danzomani” e nuovi “ballettofili” in un evento attesissimo e
seguitissimo. Ideato nel 2000 e poi dal 2008 diventato tour estivo con riprese invernali, il gala consente alla danza di fare
il suo ingresso, oltre che nei teatri, in spazi non canonici come piazze, siti archeologici,
palazzetti dello sport e arene. Unoperazione di alto profilo culturale e
artistico che se riecheggia il Pavarotti
& Friends (1992-2003), mutatis
mutandis ricorda anche quello che negli anni Settanta fece Carla Fracci,
pioniera del “decentramento” della danza in Italia. Insieme al marito regista Beppe
Menegatti, la grande ballerina portò il balletto nei piccoli centri e nei
piccoli teatri diffondendone la conoscenza e favorendone linteresse.
Certo i tempi sono cambiati e le cose sono diverse ma Bolle e la Fracci,
anche a distanza di anni, condividono lidentica voglia di fidelizzare e allargare
i confini dazione dellarte coreutica spingendola a farsi paladina di sé
stessa, superando barriere e pregiudizi. Non è un caso il successo della prima
edizione di Ondance. Accendiamo la danza, tenutasi a Milano lo scorso giugno, di
cui Bolle è stato direttore artistico e protagonista.
Non solo ma il “nostro”, definito “étoile
dei due mondi”, è riuscito anche a fare suo un appuntamento su Rai Uno con la
trasmissione in prima serata Danza con me, arrivata alla terza edizione, ottenendo
un alto share e aggiudicandosi il Ros DOr Awards a Berlino come miglior
format televisivo europeo del 2018.
In un simile contesto, di fronte a obiettivi sempre più alti e risultati
vincenti, forte è stato il richiamo del gala tenutosi in occasione delle
festività natalizie al Teatro Regio di Torino, non nuovo a ospitare il famoso
conterraneo.
Un momento dello spettacolo © Luca Vantusso Tre serate sold out con un programma che accosta repertorio classico
e contemporaneo, avvalendosi di straordinari “friends” provenienti dai più importanti teatri del mondo, e che investe
la danza di un ruolo “politico” richiamando lattualità, compresa quella tragica
del ponte Morandi di Genova, per portare messaggi di speranza e condivisione.
Diviso in due atti, il gala punta su ben cinque pas de deux classici cui rispondono sei pezzi contemporanei in un
palinsesto variegato e ben articolato di cui il quarantatreenne danzatore è interprete
e direttore artistico, nonché “capitano” di una “squadra” di professionisti e
amici. Una compagine di sodali che si riuniscono per divertirsi in nome di unidea
in cui la danza e la musica sembrano “quietare”, anche se per poco, ogni umano
affanno e regalare la gioia di un “terreno” incanto.
Davvero niente da dire, se non elogi, per la “sezione” classica a
cominciare dal Pas de deux da Coppelia di Arthut Saint-Léon su
musica di Delibes, ballato da due superbi principal dancers del Royal Ballet, Sarah Lamb e Federico
Bonelli. Coppia che ritorna nel delicato duetto tratto da Méditation
from Thaïs di Frederick Ashton e musica di Massenet.
Felice “scoperta” è quella di Tatiana Melnik, prima ballerina
dellHungarian State Opera, e di Bakhtiyar
Adamzhan, principal dancer dellAstana
Opera, nel frizzante passo a due da Il
corsaro di Petipa su musica di Drigo. Alejandro Virelles,
primo ballerino dello StaatsBallett di Berlino, è degno partner della Melnik
nel regale Pas de deux dallatto II
de Il lago dei cigni di Petipa-Čajkovskij.
Ha incantato anche la formidabile Polina Semionova, guest artist dei più blasonati corpi di ballo, imperiosa
protagonista del Pas de deux dallatto
III del Don Chisciotte di Petipa su musica di Minkus.
Un “fuoco di fila” di virtuosismi di alta scuola che entusiasmano gli
spettatori, incontenibili negli applausi, anche a scena aperta. Analogo
entusiasmo ha suscitato la “sezione” contemporanea in cui spiccano coreografi
di fama internazionale affiancati da colleghi più giovani promesse di un
radioso futuro.
Un momento dello spettacolo © Luca Vantusso
Senza dubbio la parte da leone la fa Mauro Bigonzetti con ben tre
lavori: Capriccio, Serenata e Caravaggio, che vedono giganteggiare Bolle da solo o affiancato da meravigliose
colleghe.
Tratto dallinstallazione della mostra Paganini Rockstar in allestimento al Palazzo Ducale di Genova (19 ottobre
2018-10marzo 2019), Capriccio è un
sentito omaggio alla città ligure da parte di Bigonzetti che coinvolge Bolle in
un intenso solo accompagnato dal vivo da Alessandro Quarta, sopraffino
violinista.
Poi il danzatore accoglie tra le sue possenti braccia Polina in Serenata, tratta da Cantata del 2001, in cui è lo spirito partenopeo a trascinare i due
in una danza viscerale sulle note di Amerigo Ciervo del gruppo iMusicalia.
Ancora con garbo lo stesso Bolle manipola il flessuoso corpo di Melissa
Hamilton, prima solista del Royal Ballet, nel conturbante e postclassico Pas de deux da Caravaggio, creato da Bigonzetti nel 2010 su partitura di Bruno Moretti da Monteverdi. E la
Hamilton continua a essere “preda” del ballerino nellacrobatico e seducente duetto
Qualia di Wayne McGregor, una
coreografia del 2003 commissionata dal Royal Ballet con accompagnamento sonoro di
Scanner e lighting Design di Lucy Carter.
Tra le nuove leve della coreografia non passano inosservati Isyan
Jiang, che firma il fisico assolo
In awakening su musica di Senking
interpretato da Bakhtiyar Adamzhan, e Massimiliano Volpini con Dorian Gray, una creazione ideata per Bolle scelta per chiudere il gala.
Su musica dal vivo di Quarta, che esegue una composizione tratta dalla Passacaglia di Heinrich Ignaz Franz
von Biber, e le riprese video targate Valtellina-Videoval, Dorian Gray (luglio 2018) è un lavoro multimediale
in cui “a specchio” Bolle-Dorian si misura con linebriante bellezza del suo
volto perfetto e del suo corpo apollineo. Una tensione continua di immagini e
passi che alla fine esplode nello sgretolarsi del volto e nella stasi del corpo.
Un pezzo coinvolgente dal retrogusto amaro che sottolinea limpossibilità di
eternare ciò che non può essere eternato neppure – a differenza di Wilde
– nella trasfigurazione artistica e su cui cala il sipario del Regio di Torino.
Sipario che, a grande richiesta, si riaprirà agli Arcimboldi di Milano il 30 e
31 gennaio per la ripresa di Roberto
Bolle & Friends.
|
|
|
|
Bolle & Friends
|
Capriccio, tratto dall'installazione Paganini Rockstar
|
|
|
|
Coppelia: Pas de deux
|
|
|
|
Qualia
|
|
|
|
Il lago dei cigni: Pas de deux
|
|
|
|
In awakening
|
|
|
|
Serenata, tratto dall'opera Cantata
|
|
|
|
Méditation from Thaïs: Pas de deux
|
|
|
|
Il corsaro: Pas de deux
|
|
|
|
Caravaggio: Pas de deux
|
|
|
|
Don Chisciotte: Pas de deux dall'Atto III
|
|
|
|
Dorian Gray
|
|
|
|
Un momento dello spettacolo © Luca Vantusso |
|
|
|