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Metamorphers / Echoes from a Restless Soul / Moto perpetuo

di Gabriella Gori
  Metamorphers / Echoes from a Restless Soul / Moto perpetuo
Data di pubblicazione su web 03/05/2018  

Jacopo Godani, ballerino e dancemaker, fa parte di quella “scuola di pensiero” coreutica e coreografica che non prescinde, anche in ambito contemporaneo, dal verbo della cosiddetta “danza-danza”.

Di questa scelta di campo ci eravamo già accorti quando avemmo l’occasione di vederlo al XXIX Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano nel luglio 2004 e poi al Teatro Comunale di Ferrara nel febbraio 2005. A Montepulciano Godani tributava un omaggio al maestro William Forsythe e al suo Frankfurt Ballet – di cui egli stesso era stato membro dal 1991 al 2000 – con il trittico Approximate Sonata di Forsythe, Disingenio e Statico Confuso radunando ballerini del Frankfurt Ballet, del Nederlands Dans Theater, del Royal Danish Ballet, dei Ballets de Montecarlo e dell’Aterballetto. Si rilegga quanto scrivemmo sullo spettacolo del 31 luglio 2004.   

A Ferrara, chiamato da Mauro Bigonzetti all’epoca direttore di Aterballetto, Godani riproponeva Baby Gang. Una coreografia con cui aveva debuttato al Festival Reggio Emilia Danza nel maggio 2004 con quella stessa compagnia e che lì veniva ripresa e abbinata a Next di Fabrizio Monteverde. Anche in questo caso rimandiamo alle nostre osservazioni sull’evento del 5 febbraio 2005.   

A distanza di tredici anni l’artista spezzino è per la prima volta al Teatro Valli di Reggio Emilia in qualità di direttore della Dresden Frankfurt Dance Company. Lo splendido organico se da un lato raccoglie l’eredità del Frankfurt Ballet e della Forsythe Company di Dresda – e non poteva essere altrimenti visto il legame con Forsythe –, dall’altro esprime il “credo” artistico di Godani, al di qua e al di là di rigide classificazioni stilistiche.   

La sua danza – lo si è visto chiaramente nell’applauditissimo trittico Metamorphers, Echoes from a Restless Soul, Moto Perpetuo presentato al Valli – è danza vera; una danza che richiede ai ballerini di ballare, non di muoversi sovrapponendo e/o intrecciando figurazioni pseudodanzate, con o senza musica, per “fare cose”.   


Un momento dello spettacolo 
© Paolo Porto

I danzatori di Godani non “fanno cose”, fanno danza mostrando una rigorosa preparazione tecnica, mai disgiunta dalla necessità di forgiare il “corpo artistico” in una continua e costante ricerca espressiva. Ricerca che sfuma i confini tra i linguaggi e contribuisce alla nascita di uno stile dinamico, elegante, sinuoso, fisico, forte, in cui alla studiata frantumazione delle linee classiche risponde un’imperiosa spinta contemporanea.   

Un codice estetico maturato in anni di studi presso il Mudra di Béjart, con esperienze professionali in compagnie contemporanee come ballerino e autore, nonché grazie alle prestigiose committenze di complessi internazionali quali il Royal Ballet, il Corpo di Ballo della Scala, Les Ballets de Montecarlo, Le Ballet du Capitole de Touluse, il Royal Ballet of Flanders, la Sydney Dance Company (solo per citarne alcuni).   

Questo bagaglio di esperienze, unito a intelligenza e sensibilità creativa, ha portato Godani a fare della Dresden Frankfurt Dance Company, che dirige dal 2015, una formazione d’autore a trecentosessanta gradi, occupandosi lui stesso anche delle luci, delle scene, dei costumi, e individuando nella musica l’interlocutore privilegiato di un serrato “dialogo” tra protagonisti e deuteragonisti.   

E proprio la stretta relazione tra musica, coreografia ed interpreti sta alla base dei lavori messi in scena a Reggio Emilia a cominciare da Metamorphers sul Quartetto per archi n.4 di Béla Bartok. Un Quartetto eseguito dal vivo con grande maestria da Jagdish Mistry (violino), Diego Ramos Rodrígurez (violino), Aida-Carmen Soanea (viola) e Michael M. Kasper (violoncello) dell’Ensemble Modern. In Metamorphers, creato nel 2016, i ballerini appaiono in scena in aderenti e trasparenti costumi neri trasparenti che accentuano l'androginia del gruppo e danno vita sulla musica di Bartok a un incessante fluire dei moduli figurativi dell’assolo, del duo, del trio, del quartetto, del quintetto, del sestetto, fino all’ensemble, che raggruppa i componenti prima dell’epilogo affidato a un unico ballerino. Una coreografia che nell’essenzialità dell’allestimento, nelle posizioni off balance e nella simmetria musicale dei legati riecheggia gli stilemi di Forsythe, mentre la chiusa con il danzatore a terra e di spalle, che si agguanta la punta del piede e arcua corpo e gamba in un esasperato cambré, ricorda Bigonzetti. Tratti compositivi e coreografici che Godani conosce bene e che cita “reinventadoli” nel proprio stile.   


Un momento dello spettacolo 
© Paolo Porto

Uno stile “alla Godani” che si coglie anche in Echoes from a Restless Soul: una creazione del 2016 sui brani per pianoforte di Ravel Ondine e Le Gibet tratti da Gaspard de la Nuit e interpretati dal vivo in modo impeccabile da Svjatoslav Krolev. Il pezzo parte con un passo a due classico-contemporaneo di grande impatto visivo ed emotivo. Un lui e una lei sulle punte, in pantaloncini e maglietta color bronzo, che per il gioco delle luci sembrano immersi nell’acqua e nel “naufragar”, si fondono con la musica e con lo spazio in una sorta di “panismo scenico”. Una fusione accentuata dalla flessuosità degli arti, dai morbidi intrecci, dalla potenza felina con cui lui avvolge lei e lei avvolge lui, aggrovigliandosi per poi liberare in un infinito virtuale il corpo artistico. Un pas de deux straordinario la cui cifra ritorna nella seconda parte della coreografia con nuovi passi a due e quartetti nei quali, tra ondulazione e liquidità, musica e danza, entrano in simbiosi.   

In chiusura va in scena Moto Perpetuo, sempre del 2016, su musica elettronica di 48nord (Ulrich Müller & Siegfried Rössert). Qui esplode il vitalismo coreografico che coinvolge lo spettatore: ipnotizzato dall’energia sprigionata dalla musica sperimentale, dalla danza “godaniana” e dalla Dresden Frankfurt Dance Company. In questo lavoro Godani privilegia la coralità, il movimento incessante e mette in luce la compattezza della sua compagine tersicorea. Un corpo artistico unico, omogeneo, androgino, in cui la danza-danza la fa da padrona esaltata dall’avvolgente nudità della scena e dall’abbacinante light design.            



Metamorphers / Echoes from a Restless Soul / Moto perpetuo
cast cast & credits
 



 
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