Poco più di dieci anni fa, il 20 marzo 2007, La Dame aux camélias di John
Neumeier faceva il suo ingresso trionfale al Teatro alla Scala di Milano.
Poi la pièce veniva riproposta il 3
ottobre 2008 riscuotendo un identico favore di pubblico e critica. Oggi La Dame aux camélias ritorna per
inaugurare la nuova stagione di balletto ideata dal direttore del Corpo di ballo
scaligero Frédéric Olivieri, ricordando
il decennale della prima e della seconda messinscena, avvenute rispettivamente
nelle stagioni 2006-2007 e 2007-2008. Una doppia celebrazione che nella
acclamatissima replica dello scorso 31 dicembre ha visto nei ruoli dei
protagonisti Anne Laudere e Edvin Revazov, primi ballerini del
Balletto di Amburgo affiancati dallottimo Corpo di ballo milanese.
Creato quaranta anni fa da Neumeier per Marcia Haydée e il Balletto di
Stoccarda, da allora questo dance drama è
entrato nel repertorio dei più grandi organici tersicorei del mondo fra cui
lAmerican Ballet Theatre e lOpéra di Parigi; si rilegga quanto scrivemmo a
proposito della messinscena parigina del 14 luglio 2006 al Palais Garnier.
A distanza di undici anni da quella première
è stata forte la spinta che ci ha portato a rivedere in Italia questo splendido
ballet drama che ha segnato la storia
del balletto narrativo del secondo Novecento. I capolavori, quando si riassaporano,
hanno sempre qualcosa di nuovo da dire, invitano a ulteriori riflessioni,
rafforzano fugaci intuizioni e confermano la grandezza autoriale dellartefice
e del suo artefatto – dal latino arte
factum: fatto con arte, fatto a
regola darte – e quella “danzattoriale” degli interpreti.
La Dame aux camélias di
Neumeier è un vero e proprio classico. Unopera paradigmatica per la razionale
chiarezza dellimpostazione, larmonico equilibrio delle parti, la felice congruenza
tra argomento scelto e registro linguistico-espressivo adottato. E la
classicità è nella fonte a cui si ispira Neumeier, e cioè lomonimo libro che Alexandre Dumas figlio pubblicò nel 1848, e non la riduzione teatrale fatta dallo stesso
rappresentata al Théâtre du Vaudeville di Parigi nel 1852. Versione,
questultima, cui si sono ispirate le successive riprese teatrali,
cinematografiche e coreografiche, a cominciare da quella operistica di Verdi con La Traviata del 1853. Il libro è il punto di partenza di questa
trasposizione coreutica: un romanzo “metaletterario” nel richiamo alla Manon Lescaut dellAbbé Prévost del 1731.
Romanzo che Armand regala a Marguerite e che cercherà di recuperare dopo la vendita
allasta dei beni della donna deceduta. Unesigenza affettiva che a Neumeier offre
il destro per trasformare la sovrapposizione “metaletteraria” di Dumas in una mise en abyme coreografica con la storia
di Manon e di Des Grieux che diventa speculare a quella di Marguerite e Armand,
riassumendola e incorniciandola. Un momento dello spettacolo © Marco Brescia e Rudy Amisano
Ma la classicità si coglie anche nella restituzione di uno dei capisaldi dellimmaginario romantico: la “scissione io-mondo”. Quel contrasto storico tra valori e società che si traduce nel tentativo di immettere l“ideale” nel “reale” e di fare dellamore lo strumento con cui superare tale dicotomia. Per Armand la conquista di Marguerite travolge e stravolge il suo destino di uomo. Non per caso Neumeier parla di Hingabe – termine tedesco che significa donarsi con tutto sé stesso – per spiegare la totale devozione e dedizione del giovane nei confronti della cortigiana, che diventa il simbolo di una vita piena, non più scissa. Il dissidio ideale-reale assume così laspetto di una contraddizione irrisolta tra il furor amoris romantico, una passione generosa vissuta nel suo carattere anticonformistico, e le leggi sociali che legittimano lutile economico e lipocrisia delle convenzioni. Uno scontro che porterà al sacrificio della donna e alla morte di tisi, emblematica malattia dellepoca. Ma se indubbia è la classicità letteraria di questa Dame aux camélias, altrettanto classica è mise en scène, ascrivibile al teatro di regia del Novecento per quel “senso ricreatore demiurgico” posseduto da Neumeier che, regista e coreografo, è garante dell“organicità” dello spettacolo. Unarmonia evidente nella strutturata impostazione della rappresentazione e nel perfetto funzionamento di ogni sua parte (drammaturgia, danza, scenografia, musica, costumi), luna in sintonia con laltra. Pièce in tre atti e un prologo,
La Dame aux camélias punta alla drammatizzazione psicologica fin dallo
spessore drammaturgico sotteso alla narrazione di questo “romanzo in danza”. Una
danza neoclassica influenzata dalla libertà di movimento della modern dance, organica rispetto alla scenografia e ai costumi, firmati da Jürgen Rose, consoni alla scelta
registica. Un essenziale e raffinato allestimento dai toni pastello e dalle luci soffuse per riferirsi
allatemporalità dell“ideale” e, di contro, unaccurata e realistica
ricercatezza dei costumi per rafforzare il “reale”.
Il conflitto tra “ideale” e “reale” è accentuato dalla musica di Chopin con il Largo della Terza
Sonata del Prologo e ricorrente leitmotiv; con il Secondo
Concerto per pianoforte e orchestra del primo atto; i Valzer e i Preludi
del secondo atto; le Polonaises per piano e orchestra, le Ballate
e il Secondo Movimento del Primo Concerto per pianoforte e orchestra del
terzo atto. Tutti brani eseguiti magistralmente dallOrchestra del Teatro alla
Scala diretta da Theodor Guschlbauer,
dal pianoforte solista di Roberto
Cominati e da quello di Marcelo
Spaccarotella.
Un momento dello spettacolo © Marco Brescia e Rudy Amisano Anne Laudere ed Edvin Revazov, alla loro prima apparizione alla Scala,
sono straordinari e interpretano con grande “danzattorialità” i quattro pas de deux che segnano i momenti clou della vicenda. Notevole è il pathos
espressivo e la sopraffina tecnica che mostrano ballando insieme nei
virtuosistici lifts, negli esasperati portés neoclassici, negli
estremizzati allongés, nei
fisici corpo a corpo, e da soli nei pas seuls: Revazov attraversando lenorme palcoscenico con
strabilianti manèges, Laudere esibendo una loquace gestica e un fine
preziosismo di piccoli passi sulle scarpe da punta. Uniti o disuniti, esprimono
un amore profondo, reso ancora più struggente dai tenui cromatismi delle luci e
dalla sontuosità degli abiti: lui in abito scuro e camicia bianca; lei in
vestito da sera violaceo nel primo incontro, poi in rosso fuoco, il colore
della passione. Poi entrambi in colori chiari nella dimora di campagna e da
ultimo ancora lei in nero e velata nella scena delladdio. Laudere, esile e
minuta, fa di Marguerite un personaggio dalla forte tempra nellimpossibilità
di concretizzare lideale. Sa che a vincere saranno le
convenzioni e inutile sarà stato il suo sacrificio, ma non il suo riscatto. Revazov,
ballerino dalla bellezza statuaria e dai lunghi capelli biondi, incarna
perfettamente lArmand di Dumas nella foga di esternare lincontenibile desiderio
di amare Marguerite, nel dramma dellabbandono e del tradimento, nel caparbio tentativo
di perseguire l“ideale”.
Speculari ai pas de deux dei protagonisti sono quelli della
coppia Manon e Des Grieux, i bravi Nicoletta
Manni e Marco Agostino. In
particolare il gioco del doppio si rivela nella presenza dello specchio nella
camera della protagonista nel quale costei vede riflessa Manon e,
implicitamente, il suo destino. Cruciale a questo proposito è il suo passo a
tre con Manon e Des Grieux, con la Gautier che si china amorevolmente sulla
Lescaut come se, ormai prossima alla morte, accarezzando lo spirito di Manon
cullasse sé stessa in un ultimo gesto di pietà. Teatralmente efficace è il
colloquio tra Marguerite e Monsieur Duval, un credibilissimo Mick Zeni. Discreta è la presenza della
Nanine di Monica Vaglietti, frizzante
la leziosità dellOlympia di Caterina
Bianchi, solare lamicizia di Gaston Gioacchino
Starace, sicuro il piglio del Duca Riccardo
Massimi, sfrontata la supponenza del Conte di N., Antonino Sutera. E se i duetti caratterizzano i legami tra
protagonisti e coprotagonisti, le scene corali con il corpo di ballo inscenano il
demi-monde parigino tra giri di valzer,
balli, farandole, pieni di grazia ed eleganza.
Questa Dame aux camélias è uno
spettacolo indimenticabile che conferma la grandezza di un “coreografo-regista”
di nome John Neumeier.
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