È
una tipica palliata plautina Rudens. La commedia di fine III sec.
a.C. è contraddistinta da argomento, ambientazione e costumi greci con frequenti
riferimenti alla civiltà romana. I caratteri sono quelli tipici della κωμῳδία νέα
a cui il Sarsinate si ispirò: intrecci complicati e personaggi convenzionali. Caso
unico, nel prologo il poeta cita il commediografo greco cui attinse: Diphilus (v. 32), uno dei maggiori
rappresentanti del genere teatrale insieme a Menandro e Filèmone. Così
largomentum: «Un pescatore con la
sua rete tirò su dal mare un bauletto in cui erano custoditi i giocattoli della
figlia del padrone. Questa era stata rapita ed era andata a finire in mano a un
lenone ma, sbalzata fuori dalla nave in seguito a un naufragio, fu gettata a
terra e capitò senza saperlo proprio sotto la protezione di suo padre. Viene
riconosciuta e può sposare il suo amico Plesidippo» (vv. 1-6).
Lo
spettacolo Rudens/Ridens… tutto in una
tempesta! del regista Girolamo
Angione, che ha debuttato il 5 ottobre al Teatro Erba di Torino in
occasione della XIX edizione del Festival di cultura classica, cerca con
difficoltà di mantenere laurea mediocritas tra rispetto delloriginale
e attualizzazione. Funzionano gli elementi plautini: la spiaggia greca di
Cirene, il nodus, i personaggi, i
costumi. Le contaminazioni invece non riescono sempre a trovare la giusta
misura.
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Un momento dello spettacolo © Torino Spettacoli
La
scenografia di Gian Mesturino
rispetta le didascalie sceniche presenti nel prologo originale. Qui Arturo, «splendens
stella candida» (v. 3), descrive i tre edifici presso i quali si svolgerà la
vicenda: il fanum Veneris, lara e la villa di Demone. Nello spettacolo la stella del Grande Carro è proiettata
sul fondale e la voce è fuoriscena. Soluzione facile e funzionale. Le
costruzioni, davanti e dentro alle quali i personaggi si muovono in un continuo
andirivieni, sono essenziali e monocrome. Il tempio di Venere presenta sulla
facciata il signum stilizzato della
divinità. Lara, presso cui trovano
rifugio e protezione Palaistra e Ampelisca, è una semplice panca allesterno
del fanum secondo le consuetudini
architettoniche dellantichità. A sinistra la villa di Demone presenta in facciata una porta usata dagli attori
per lentrata e luscita.
Il
color sabbia degli edifici evoca lo scenario marino, unicum tra le commedie cittadine di Plauto. Le onde blu increspate
sul fondale ricordano unambientazione da favola. Gli oggetti di scena hanno
particolare rilevanza: la rudens, la
gomena trascinata da Gripo che dà il titolo alla commedia e il vidulus con allinterno la cistella contenente i giocattoli di
Palaistra che permettono lagnitio e
il lieto fine. Un momento dello spettacolo © Torino Spettacoli
Anche
la scelta di alternare parti recitate e parti cantate è riconducibile al testo
plautino in cui sono presenti deverbia
e cantica. Gli assoli del servus callidus Gripo, interpretato dal
bravo Elia Tedesco, sono convincenti
e apprezzati dal pubblico che applaude a scena aperta. Lo schugnizzo Gripo rende omaggio a Totò. Lattore interpreta con maestria le canzoni napoletane: Geppina Gepi, Il bel Ciccillo, Miss mia
cara Miss accompagnandole con la mimica facciale, i gesti e la danza proprie
del pantomimo.
La
contaminazione Plauto-Totò è apprezzabile e insaporisce la commedia con il
cosiddetto italum acetum (Orazio, Satire, I 7,32), il condimento a base di
arguzia e mordacità tipicamente italico. Il commediografo latino e il principe
della risata hanno in comune la derisione della società, i “lazzi” ripetitivi,
i “tipi”, oltre che alcune drammaturgie. Basti qui citare quelle della beffa di
Asinara vs Totòtruffa 62 e del sosia di Amphitruo vs Un
turco napoletano.
Un momento dello spettacolo © Torino Spettacoli
Non
reggono il confronto i canti corali anchessi orientati al recupero della
romanità. Linterpretazione delle canzoni popolari Alle terme di Caracalla (1949) e La biga (1952), in cui non mancano le allusioni sessuali («Viva la
biga, viva la biga. Ai romani piaceva la biga più dinamica della lettiga»), si
riduce a una caricatura posticcia. Ammessa la difficoltà di evocare il sermo plautinus – ricco di espressioni
popolari, proverbi, intonazioni farsesche, allitterazioni, anafore – alcuni
giochi di parole risultano banali: “Palaistra/palestra” su tutti. Anche i
riferimenti allattualità, come la questione dello ius soli o la responsabilità del comandante Schettino nel naufragio
della nave Concordia, sembrano “buttati lì” anziché essere utilizzati in modo
dissacrante e consapevole.
Il
rischio di un condimento eccessivo è alto. Ma la bravura degli attori mantiene
lequilibrio dei sapori. Il cast professionista regge il ritmo veloce, alterna
scene divertenti e patetiche, padroneggia con disinvoltura diversi dialetti,
canta e danza con competenza. Lo spettacolo ha il merito di trasmettere la vis comica plautina, il tono leggero e
divertente della commedia, anchessa derisa in modo metateatrale. Il pubblico
numeroso ride e applaude con convinzione: Rudens
ridens ha raggiunto il suo scopo.
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