Prosegue
con una vitalità invidiabile la filmografia di Frederic Wiseman. A ottantasette anni, una carriera forense
abbandonata a trenta per il sacro fuoco dellarte (documentaria), esponente di
culto del cinema “di osservazione” (o direct
cinema, o cinéma vérité: tutte
definizioni che lautore ha sempre rigettato), il regista è già stato onorato
con il Leone dOro alla Carriera proprio qui a Venezia, nel 2014. Il fatto che
sia tornato tre anni dopo, in concorso, ha dello straordinario.
Una scena del film Wiseman
pre-produce, gira e monta i suoi documentari quasi interamente da solo, non
avendo mai rinnegato la vocazione autarchica degli esordi. Da almeno sei anni si
dedica anima e corpo alla registrazione di ciò che avviene nei luoghi del
sapere (con la parentesi di In Jackson
Heights, 2015): dopo lUniversità di Berkeley (2013) e la National Gallery
(2014), è ora il turno della New York Public Library.
Nel
film, che richiede allo spettatore una vera e propria prova di forza (centonovantasette
minuti), la biblioteca si presenta come luogo di accoglienza, di scambio, di
apprendimento, con le sue novantanove sedi centrali sparse tra Manhattan, il
Bronx e Staten Island. Wiseman ci dice cosè diventata la biblioteca oggi: non
più un semplice luogo dove prendere libri, ma un crocevia di comunità potenzialmente
infinite che lì si formano e si identificano.
Una scena del film ĞA
prescindere dallattuale contesto politico americano, la biblioteca rimane un
ideale di inclusione, democrazia e libertà despressioneğ, sostiene il regista.
È il concetto-base di una lunga sequenza di materiali apparentemente eterogenei,
selezionati attraverso un complesso lavoro di studio sul campo e montati seguendo
una vera e propria “drammaturgia dellosservazione”. Una drammaturgia
spontanea, che scaturisce da convinzioni politico-ideologiche nette (da cui il
rifiuto di una presunta “verità” da documentare).
Sullo
schermo si avvicendano convegni, presentazioni di programmi di formazione per
adulti e bambini, operazioni di gestione degli spazi e dei nuovi arrivi, piani
di digitalizzazione dei testi, servizi di prestito di film, scuole di ballo. Non
mancano riunioni per discutere sullapproccio ai finanziamenti privati, sul rapporto
con gli enti pubblici, sullarchiviazione dei materiali esistenti, su come
implementare la banda larga e su come ridurre il digital divide. Molteplici i servizi al pubblico, dai centri di
formazione tecnologica, alle lezioni su come compilare un bilancio, fino ai
test HIV gratuiti.
E
poi ci sono loro, gli spazi della biblioteca, tutti splendidamente aperti, attraversati
da scrittori, poeti improvvisati, attori che recitano col linguaggio dei sordi,
senzatetto, fotografi, musicisti (divertente il cameo di Elvis Costello), donne disoccupate, vigili del fuoco, disabili,
artisti, soldati, agenzie lavorative, associazioni mediche, guardie di
frontiera. Lo sguardo della camera è sempre implicito, mai interpellato dai
personaggi. Sempre presente eppure invisibile, locchio del regista vaga tra
gli spazi della NYPL, cercando di capire quale magnifica creatura
multifunzionale e multitentacolare siano diventate quelle che oggi continuiamo
a chiamare biblioteche.
Ex-libris è una
formidabile finestra su una delle maggiori istituzioni culturali della Grande
Mela e dellAmerica tutta. Senza rinunciare alla cifra del cinema dautore,
Wiseman propone un esempio paradossale di film divulgativo per pochi. Del resto,
come sentenzia una delle funzionarie della biblioteca in una scena del film, laccesso
alla conoscenza non è solo banda larga, ma è prima di tutto cultura.
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