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Childs simplex munditiis

di Gabriella Gori
  Consegna del Leone d'Oro. Dance di Lucinda Childs
Data di pubblicazione su web 10/07/2017  

È elegante Lucinda Childs quando riceve il Leone d’Oro alla carriera al Teatro alle Tese per l’inaugurazione dell’undicesimo Festival Internazionale di Danza Contemporanea di Venezia. Presenti il presidente della Biennale Paolo Baratta, la direttrice della sezione coreografica Marie Chouinard e un folto ed emozionato pubblico.

In completo nero ravvivato dal caschetto di capelli color argento, simbolo delle sue settantasette primavere splendidamente portate, l’aristocratica signora della Post Modern Dance statunitense appare, come direbbe il poeta latino Orazio, simplex munditiis. Ovvero semplice nella raffinatezza con cui ringrazia e lascia la scena alla Lucinda Childs Dance Company per presentare in prima nazionale Dance, un suo lavoro paradigmatico del 1979, su musica di Philip Glass, riproposto nel 2009. 

Che sia questo il segreto dei maestri? Che sia questa la loro capacità di essere grandi senza presunzione e immuni da eccessivi egotismi e sterili agonismi? Forse sì.

Baratta parla di «premio ad una vita dedicata alla danza» e Chouninard, nel leggere le motivazioni del Leone d’Oro, sottolinea come la Childs abbia segnato la storia dell’arte coreutica dell’ultimo scorcio del ventesimo secolo: «è stata la prima a introdurre i concetti di minimalismo e di ripetizione» in nome di una danza controcorrente mai disgiunta dalla perfezione formale. Perfezione ricercata anche in gesti e movimenti semplici, banali e perfino quotidiani come mangiare una mela, correre, sedersi, esibirsi in spazi non canonici, indossare scarpe da tennis e confrontarsi con oggetti e materiali inusuali.



Paolo Baratta consegna il Leone d'oro a Marie Chouinard 
© Andrea Avezzù

Questa è Lucinda Childs, icona della minimal dance, di cui è doveroso ripercorrere per sommi capi la carriera e fare riferimento all’intervista concessa a «Drammaturgia».

Formatasi allo sperimentalismo del Judson Dance Theater di New York, da cui ai primi anni Sessanta prese avvio la Postmodern Dance, è subito complice di artisti del calibro di Bob Wilson e Philip Glass, con i quali realizza creazioni topiche come Einstein on the Beach nel 1976 e I Was Sitting on My Patio nel 1977.

Prodromi di altri importanti pezzi come Dance, Relative Calm dell’81 e Available Light dell’83, a cui fanno da corollario la fondazione nel 1973 della Lucinda Childs Dance Company, le incursioni nel teatro musicale (Don Carlo e Macbeth di Verdi, Lohengrin e Parsifal di Wagner, Salomè di Strauss), la ripresa di titoli del repertorio ballettistico novecentesco (Daphnis et Chloé di Fokin-Ravel, Il Mandarino meraviglioso di Millos-Bartòk, L’uccello di fuoco di Stravinskij). A cui si aggiungono le collaborazioni con organici come l’Opéra di Parigi, l’Opera di Berlino, i Balletti di Montecarlo, la Rambert Dance Company, MaggioDanza, la White Oak Dance Company di Mikhail Baryshnikov, i numerosi premi e riconoscimenti.

Il terzo millennio la vede ideare per Baryshnikov Largo, il celebre assolo del 2001, cui seguono nel 2015, per il medesimo ballerino russo, gli interventi danzati per Lettre to A Man di Wilson, ispirata a Nijinskij e rappresentata in prima mondiale nel 2015 al Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Ma Childs non si ferma e affronta anche la regia, nel 2014 con Dr. Atomic di Adams per l’Opéra di Rhin, Athys di Lully e Orfeo ed Euridice di Gluck per l’Opernhaus Kiel in Germania, per poi tornare alla coreografia nel 2016 con Grosse Fuge di Beethoven per l’Opéra di Lione e vedere rinascere la nuova Lucinda Childs Dance Company grazie al SummerScape Festival del Bard College. Festival che le commissiona nel 2009 la ripresa tecnologica di Dance. Uno spettacolo tuttora in cartellone negli Stati Uniti e in Europa, seguito dalla riedizione di Available Light.



Un momento dello spettacolo
© Andrea Avezzù
                                            
E proprio la “seconda” e motivata Lucinda Childs Dance Company si esibisce con successo al Teatro alle Tese in Dance assieme alla “prima”, quella originale del ’79, capitanata da una giovane Childs e videoproiettata nella ricostruzione digitale della scenografia di Sol LeWitt. Una coreografia reale e virtuale sulla adamantina musica di Glass, luci soffuse di Beverly Emmons e costumi bianchi di Christina Giannini. Fascianti tute in lycra a mezza manica, scollo a barca e pantaloni a campana, tipici degli anni Settanta.

Manifesto della danza minimalista, lo spettacolo è anche un classico della poetica della dancemaker americana per quel formalismo cinetico e gestuale che affonda le radici nella tradizione della danse d’école e della modern dance a cominciare dalla struttura del pezzo e dalla postura dei balleriniLa Childs costruisce Dance sulla base di quattro o cinque passi, restituiti con ritmo e velocità differenti, e sull’uso orizzontale, verticale e diagonale dello spazio all’insegna del motto l’art pour l’art di Théophile Gautier, che traslittera in dance for dance per la brevità del dettato coreografico, l’assenza di décor, se non quello delle immagini, e l’astrattismo musicale di Glass.  

La creazione reitera gli stessi geometrici enchaînements ripetuti dai danzatori di oggi che ballano “sopra” o “sotto” quelli di ieri, mentre lei, in video, campeggia su tutti eseguendo le medesime ripetizioni e variazioni con le famose scarpe da tennis bianche. Guizzanti jetés tagliano lo spazio, piccanti petits jetés e pas de bourrée lo attraversano, leggeri petits sautés e sissonnes assamblés lo “mangiano”, veloci scenées lo “frullano”. Tutti accompagnati dalla precisa posizione delle braccia à la seconde, en demi-seconde o in first position, che abbinate al preziosismo delle variate combinazioni dei passi e al marcato epoulement riecheggiano lo stile della danza barocca. Quella disciplina protagonista del ballet de cour da cui ha avuto origine la storia del genere balletto e del sistema danza della cultura occidentale.


  Un momento dello spettacolo
© Andrea Avezzù

Stimolante davvero vedere dal vivo e rivedere in filmato Dance, uno spettacolo che, se non nasconde i suoi anni – e perché mai dovrebbe farlo se ha inciso così tanto –, dimostra ancora intatti la qualità, l’originalità e il valore che sono propri di quei lavori che è necessario conoscere, apprezzare e applaudire come ha fatto il pubblico al Teatro alle Tese. 




Consegna del Leone d'Oro. Dance di Lucinda Childs
cast cast & credits
 


La ballerina Lucinda Childs
premio alla carriera
Leone d'oro
Biennale Danza 2017

 
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