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La forza dei sogni

di Claudia Placanica
  Jimmy. Creatura di sogno
Data di pubblicazione su web 06/06/2017  

In questo allestimento Giuseppe Tesi sfida il cinema con un risultato di bella resa visiva e tecnica. Il tutto avviene attraverso la giustapposizione e il dialogo tra le scene girate e le scene dal vivo in una riuscita forma di rappresentazione. L’apparente oscenità dei desideri ad alta voce di Jimmy (un eclettico e calzante Giulio Maria Corso) accompagna e coinvolge lo spettatore in un’eleganza decadente. Jimmy, durante la sua poliedrica presenza, seduce in senso baudrillardiano. «Per la seduzione, infatti, il desiderio non è un fine, ma un’ipotetica posta in gioco. Anzi, più precisamente, la posta in gioco è provocare e deludere il desiderio, la cui unica verità è brillare e restare deluso» (Jean Baudrillard, Il destino dei sessi e il declino dell’illusione sessuale, in L’amore: dall’Olimpo all’alcova, Milano, Mazzotta, 1992, p. 86).

L’incipit della pièce rinvia alla viscontiana Caduta degli dei. Corso-Jimmy, come già Helmut Berger-Martin, si incarica di sputarci in faccia quanto sia ipocrita la confortevole e stucchevole vita borghese. L’apparizione del protagonista in sottoveste, però, non ha niente di perverso, ma, semmai, squarcia lo spazio scenico come vettore di piacere, la cui volontà non può produrre alcun fatto. Jimmy infatti – scopriremo – è una vittima dei sogni altrui: il suo sogno personale resterà una vana illusione. L’esasperazione onirica lo mette a nudo nel suo dolore per il rimpianto di non essere riuscito a trattenere l’istante, per il desiderio frustrato che diviene nostro. 


Un momento dello spettacolo
      © Sandro Nerucci       

Lentamente la focalizzazione si sposta, dall’eccentrica solitudine di una creatura onirica all’insofferenza verso la norma borghese. Coloro che fagocitano il sogno interruptus di Jimmy sono i famelici carnefici intenti a soddisfare i propri appetiti. Così, se le divise viscontiane appartenevano a un milieu storico-sociale preciso, qui la divisa diviene il simbolo della coercizione, dell’imposizione dell’istituzione sul principio del piacere. Lo spettatore vive questa realtà destabilizzante attraverso la metafora estetico-morale dell’abbandono della mise da ufficiale, della simulazione di una masturbazione sulla coda di un peluche a forma di pesce-razza. Eventi e atti dissolvono il senso e l’ordine dell’universo.

Nel testo dell’attrice, drammaturga e regista canadese Marie Brassard (vedi qui), Jimmy è un parrucchiere omosessuale di trentatré anni nel cui salone entra il soldato Mitchell. Se ne innamora e riesce perfino a baciarlo. Ma entrambi sono solo i protagonisti di un sogno che ha fatto suo padre, un generale americano prossimo a partire per la Corea. Subito dopo Jimmy entra nel sogno di un’attrice che lo vuole forte, eroico e maschio. Ecco allora che si chiude nella toilette di un aereo dove la donna fantastica d’incontrarlo. In ciascuna sequenza narrativa entrano nuovi personaggi evocati, mai visibili sul palcoscenico. Sarà compito delle riprese video mostrare altre ambientazioni, altri personaggi e altre memorie.

Questa complessa architettura, in cui si sviluppano riflessioni sull’amore, sulla vita e la morte, sulla scoperta di sé al di là dei generi e delle età (Jimmy è al tempo stesso uomo, donna, bambino) offre al regista la possibilità di vivisezionare l’inconscio attraverso la finzione scenica del sogno. La suggestione delle visioni, unite all’interpretazione di brani musicali dal vivo eseguiti dall’espressivo sassofono di Mario Totaro con la voce di Corso, sembrano dirottare l’attenzione verso una componente glamour, ma è un artificio per amplificare il dolore e l’estraneità di Jimmy e di ciascuno di noi al proprio destino. In tal modo la teatralità della mistica gay (evidenti le citazioni del fassbinderiano Querelle de Brest, 1982) serve a mettere in luce la falsa coscienza borghese: quella sì, vera recita teatrale. L’esperienza di Jimmy suggerisce che la delusione per ciò che potrebbe essere ma non è sviluppa quel malessere che è la condizione dell’esistenza contemporanea, ma anche l’unica leva capace di calarci nella realtà.


Katia Ricciarelli nel ruolo della Madre
                  © Sandro Nerucci                  

La ricerca estetica, vera cifra stilistica di questa messa in scena, non riduce lo spessore dei contenuti e delle tematiche. La ridondanza dei monologhi di Jimmy vorrebbe rimediare all’impossibile ripetizione di quanto ci ha reso felici. Egli, allora, diventa allegoria dell’individuo e dello spettatore stesso: «Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte» (Roland Barthes, La camera chiara: nota sulla fotografia, Torino, Einaudi, 1980, p. 15). Jimmy, nel fare lo spelling del suo nome, metterà assieme “merda” e “mamma”, quasi una cinica parodia del sistema-famiglia e di quel nucleo familiare devastante portatore di infelicità. L’esplorazione dei volti dei sognatori e dei sognati nelle loro espressioni è una lugubre premonizione del desiderio inappagato. Da segnalare l’interpretazione di Katia Ricciarelli particolarmente a suo agio nel ruolo della Madre.                        

La resa tecnica dei sogni è lodevole. Gabriele Masi e Leonardo Stefenelli danno prova di grande perizia rendendo visibile e credibile l’invisibile. L’effetto è stupefacente. La cortina che copre la scena essenziale, disegnata da Alessandro Chiti, rendendo eterea l’immagine di Jimmy, viene “stuprata” dalla trasmissione dei suoi impulsi cerebrali e dalla sua rêverie. In questo modo lo schermo ci mette in contatto con il nostro mondo malato e contaminato, i cui perimetri sono diktat da rispettare mentre le identità devono rimanere fisse per impedire che la persona possa realizzarsi. La delusione incombente non può essere alleviata dal fatto che Jimmy è una creatura onirica. La vita – anche quella sognata – imbocca la via della ribellione disperata contro l’impossibilità di essere felici nella propria identità: anagrafica, di genere, di classe. Tutto è tenuto sotto controllo da quanto sta al di sopra dell’individuo.



Jimmy. Creatura di sogno
cast cast & credits
 

Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
andato in scena il 26 maggio 2017 al Teatro Pacini di Pescia
© Sandro Nerucci



 
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