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Il tempo vitale della poesia

di Eleonora Sforzi
  Paterson
Data di pubblicazione su web 12/03/2017  

Il nuovo film del poliedrico Jim Jarmusch, presentato in anteprima (e in concorso) al 69° Festival di Cannes, è una dichiarazione d’amore alla poesia intesa come capacità intima ed emozionale di osservare e interpretare il mondo.

La vicenda, sviluppata nell’arco di una settimana, ha come protagonista Paterson (Adam Driver), un giovane conducente di autobus con la passione per la scrittura in versi, cui si dedica nei ritagli di tempo lasciandosi trasportare da percezioni e impressioni quotidiane che “imprime” sulle pagine di un taccuino. Le sue giornate si susseguono con un ritmo costante scandito su due livelli: da un lato l’impegno lavorativo, che lo porta a muoversi di continuo in città; dall’altro la situazione sentimentale, cui corrisponde la modesta abitazione dove vive insieme alla compagna Laura (Golshifteh Farahani), dalla creatività estroversa, contraltare della sensibilità riservata e riflessiva di lui.

Il quotidiano di Paterson è segnato da attività reiterate di cui fa parte anche la passeggiata serale con Marvin (il bulldog inglese della coppia), durante la quale il giovane si ferma a bere una birra nel pub del quartiere, cogliendo l’occasione per conversare con il barista (Barry Shabaka Henley) e osservare da vicino la variegata umanità riunita nell’atmosfera familiare del locale. La routine, seppur per certi aspetti rassicurante, è tuttavia interrotta da banali incidenti, quali un improvviso guasto all’autobus, e da scherzi del destino, come la perdita del prezioso taccuino proprio dopo aver deciso di farne delle copie.

Una scena del film
Una scena del film

Il film è disseminato di allusioni e riferimenti espliciti alla cultura americana degli anni Cinquanta e Sessanta. Incarnazione dello spirito poetico, profondamente legato ai luoghi dove si ambienta la vicenda, il protagonista non per caso porta il nome della propria città: Paterson, che ha dato i natali, oltre a importanti letterati del secondo dopoguerra (tra cui Allen Ginsberg), a William Carlos Williams, grande sperimentatore della poesia americana che proprio alla sua città dedicò l’omonimo poema pubblicato tra il 1946 e il 1958.

Con Williams il personaggio Paterson condivide alcuni aspetti distintivi: entrambi non sono letterati di professione; entrambi hanno come luogo di ispirazione le Grandi cascate locali. Non è quindi un caso che l’autore dei versi attribuiti a Paterson sia il poeta americano Ron Padgett, compagno di Jarmusch ai tempi del college e tuttora suo stimato amico. Le sue poesie, alcune composte appositamente per il film, seguono lo stile di autori come Ginsberg e Williams attraverso la mescolanza di impressioni sensoriali ed emotive con aspetti concreti della vita quotidiana. Ispirato da un’osservazione emozionale del viavai cittadino, la poesia di Padgett privilegia semplici momenti, sguardi e oggetti, attribuendo loro un profondo valore affettivo al punto da elevarli a metafora delle proprie sensazioni. Lo dimostra la suggestiva poesia d’amore che trae spunto dalla marca dei fiammiferi comprati abitualmente dalla coppia per le necessità domestiche, dove l’immagine della loro combustione evoca la passione che lo lega alla compagna (Ron Padgett, Love Poem).

La dimensione poetica riguarda anche gli aspetti stilistici e visivi del film, come dimostrano le numerose sovraimpressioni che riuniscono in un’unica inquadratura versi e immagini, in grado di attestare la natura complementare delle impressioni visive e sensoriali, entrambe legate alla percezione sensibile della realtà.

Una scena del film
Una scena del film

In un film dove anche le comparse sembrano scelte per il physique du rôle, i due giovani protagonisti aderiscono perfettamente ai rispettivi personaggi, attraverso la cura dei dettagli, anche costumistici. Se il meditabondo Adam Driver veste la divisa da lavoro o camicie sobrie, il campionario di particolari abiti indossati da Golshifteh Farahani ne rappresenta iconograficamente la personalità creativa, oltre che la passione per le composizioni in bianco e nero, con le quali è decorata anche la loro casa.

Il film si caratterizza per un andamento delicato e trasognato, dove l’impressione di realtà viene messa continuamente in dubbio dall’aspetto rituale delle azioni, da coincidenze e déjà-vu, oltre che dalla sua stessa costruzione episodica scandita dai giorni della settimana. In alcuni casi sono gli stessi personaggi a svelare e a riconoscere la finzione filmica, mediante brevi battute non motivate soltanto da semplici necessità di trama.

Riflettendo sul tempo quale dimensione soggettiva legata alla percezione della realtà, la macchina da presa di Jarmusch riesce a trasmettere sensazioni che vanno al di là delle impressioni contingenti, evidenziando come per Paterson il tempo dedicato alla poesia sia vitale. Il finale ciclico, dal carattere auto-riflessivo, sembra dirci che l’unica vita veramente vissuta è quella rivolta alla bellezza e all’arte, sia essa in forma verbale o visiva. Il regista americano dimostra ancora una volta che il cinema, attraverso la composizione delle immagini, può veicolare un personale sguardo sul mondo e sull’individuo.




Paterson
cast cast & credits
 

La locandina
La locandina




 
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