La Stagione 2017 della Fondazione Teatro Petruzzelli
è stata inaugurata con La Gazza Ladra di Gioacchino Rossini, su libretto di Giovanni Gherardini, rappresentata per
la prima volta nel 1817 al Teatro alla Scala di Milano.
Tratta dalla pièce teatrale La Pie voleuse ou la Servante de Palaiseau
di Théodore Baudouin dAubigny e Louis-Charles Caigniez (Parigi,1815), la Gazza
barese ha avuto un debutto lievemente
“sincopato”, a causa della defezione, alla “prima” del 27 gennaio, del
mezzosoprano ucraino Christina Daletska,
sostituita da Alessia Nadin,
“Ninetta” del secondo cast.
Lo spettacolo del 31 gennaio di cui si dà conto
qui è stato a tutti gli effetti la “prima” rappresentazione con lorganico originale. La
Gazza Ladra è
una delle poche opere di Rossini
composte ex novo, senza riutilizzare
temi e arie di opere precedenti. È anche una sorta di “canto del cigno”
dellopera buffa: di questa conserva molti tratti comici ibridati dallopera
seria che stava sempre più prendendo il sopravvento sulla scena europea del
primo Ottocento. E non si può non definire tragica una storia in cui i residui
del potere ancien régime condannano una semplice e giovane “popolana” – in servizio
presso una nobile famiglia in «un grosso villaggio non lontano da Parigi» –
alla pena capitale per il presunto furto di una posata dargento compiuto da un
innocente corvide.
Un momento dello spettacolo © Studio Arcieri Appare in filigrana uno sguardo critico rivolto
ai rapporti sociali pre-rivoluzionari fra classe egemone e ceti subalterni,
evidentemente ancora un nervo scoperto nel 1817, anno della “prima” scaligera di
questo lungo melodramma “di mezzo” in due atti. Liniquità della pena comminata
è evidente perché limputata è
innocente. Daltra parte, le pratiche di sociabilità delle élites economiche e culturali europee di fine Settecento
prevedevano una connivenza con il potere amministrativo-giudiziario, una prassi
che nella Gazza Ladra si riflette nei
rapporti della nobile famiglia Vingradito con il Podestà e il Tribunale.
Lallestimento e la regia non sono
inediti. Derivano dal Rossini Opera Festival edizione 2007, a loro volta ripresi
nel 2015. Una terza ripresa meritevole di riflessione, tenendo conto che in
altre occasioni analoghe (ad esempio, nel recente Falstaff rappresentato nel febbraio 2017 alla Scala) lo stesso regista Damiano Michieletto ha cambiato sia scene che costumi.
Questa regia non è allaltezza della fama di
Michieletto (a dispetto del Premio Abbiati assegnato nel 2007). Si fonda su due
idee di base, una concettuale, laltra scenica. La prima: lintera vicenda è solo un
sogno vissuto da una ragazza che personifica la gazza; la seconda: gli oggetti
con cui gioca (dei piccoli tubi bianchi) costituiscono un decisivo ma
(purtroppo) ambiguo elemento narrativo.
La gazza è qui dunque una ragazza che,
allinizio del primo atto (e nel finale secondo), si desta nel proprio letto.
Un lungo lenzuolo le consente di arrampicarsi e compiere acrobazie, che
Michieletto immagina di attribuire al furbo volatile, prima di essere
ingiustamente condannata. E lintreccio si complica perché entra in scena
Fernando, padre di Ninetta e soldato, anchegli condannato a morte avendo
disertato per rivedere la figlia.
Un momento dello spettacolo © Studio Arcieri Invisibile ai personaggi in
palcoscenico, la gazza volteggia e sbeffeggia tutti durante i due atti, mentre
la vicenda da comica si fa tragica, passando per le molestie che la
protagonista subisce dal podestà Gottardo fino alla pena capitale comminata a
padre e figlia. Il colpo di scena del ritrovamento del cucchiaio trafugato
presso il nido del volatile, con conseguente chiarificazione, riconduce la
storia entro confini
meno drammatici.
Vicenda non
molto consistente, cui non ha giovato leterogeneità dei costumi e la indeterminatezza
degli elementi scenici: dei tubi giganti, ora bosco, ora quinte, ora inquietanti
cannoni, fra i quali si aggira uno strano coro vestito elegantemente di rosso.
Non si comprende bene quale sia il periodo storico (o il luogo a-storico, fiabesco)
e ciò contribuisce a disorientare lo spettatore.
Nonostante queste perplessità, e a dispetto
della lunghezza, La Gazza Ladra vista
al Petruzzelli è uno spettacolo piacevole. Il merito
maggiore va attribuito alla meravigliosa
musica del compositore pesarese: una partitura a cui teneva molto se, come si è
accennato, evitò accuratamente prestiti da sue opere precedenti, avvertendo
forse la fine di una stagione culturalmente e storicamente importante (era
terminato da appena due anni il Congresso di Vienna) e lapprossimarsi del
“nuovo che avanza”, anche in campo operistico.
Un momento dello spettacolo © Studio Arcieri Leffetto spiazzante – per la recezione
contemporanea – di unopera “di confine” fra i generi non è stato superato
dallallestimento o dalla regia ma dallorchestra e dalle voci mediamente
ottime. Bravo il mezzosoprano Christina
Daletska, una delicata Ninetta che ha saputo sfoderare alloccorrenza
doti canore superbe, in un ruolo difficile, con notevoli estensioni nel
registro sopranile. Interessante il basso Simone
Alberghini nella parte di Fernando Villabella, padre sfortunato di Ninetta,
con qualche piccolo problema di tenuta vocale. Fabrizio Vingradito, datore di
lavoro di Ninetta, è Davide Giangregorio,
dalle ottime doti, anche se la sua tessitura vocale di basso-baritono non è
forse perfetta per il ruolo disegnato da Rossini. Sua
moglie è ben interpretata, con la inflessibilità che prescrive il libretto, dal
mezzosoprano Loriana Castellano,
mentre il loro figlio Giannetto è il giovane e perfetto tenore argentino Francisco Brito. Il podestà Gottardo,
quasi una macchietta tragica nei suoi tentativi di approccio a Ninetta, ha il
fisico adatto al ruolo del basso Carlo Lepore. In parte gli altri, fra i
quali Victoria Yarovaya nel ruolo en travesti di Pippo, servitore della
casa e collega di Ninetta, e poi Gianluca
Bocchino (Isacco), Marco Miglietta
(Antonio), Stefano Marchisio
(Giorgio), Alberto Comes (Ernesto), Gianfranco Cappelluti (il Pretore).
Merita
onori Sandhya Nagaraja, la
gazza-acrobata che volteggiando dileggia per
quasi quattro ore i poveri personaggi. Simpaticissima, espressiva, perfetta dal
punto di vista atletico, ha interpretato la Gazza
di Michieletto sin dalla prima edizione riscuotendo sempre consensi unanimi.
Efficace il Coro
del Teatro Petruzzelli preparato da Fabrizio
Cassi. Intensa e precisa lOrchestra del Teatro diretta da George Petrou, un direttore importante
che sa come esaltare i caratteri “forti” della musica di Rossini, grazie anche
al suo curriculum orientato verso il
repertorio operistico fra Sette e Ottocento.
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