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67° Festival Internazionale del Cinema di Berlino

di Raffaele Pavoni
  Berlinale 2017
Data di pubblicazione su web 06/02/2017  

Prende il via il 9 febbraio la 67ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, sotto la direzione di Dieter Kosslick. A presiedere la giuria sarà quest’anno il settantottenne regista olandese Paul Verhoeven (Basic Instinct, Showgirls, Black Book), il cui ultimo film, Elle (2016), ha registrato un ottimo riscontro di critica. Lo affiancheranno la produttrice Dora Bouchoucha Fourati, l’attore e regista Diego Luna, il regista Wang Quan’an, le attrici Maggie Gyllenhaal e Julia Jentsch, l’artista Olafur Eliasson.  

Per la cerimonia di apertura, che si svolgerà al Berlinale Palast, è stato scelto Django, il biopic di Etienne Comar (La cuoca del presidente, 2012) dedicato a Django Reinhardt. Ad interpretare l’inventore del jazz manouche sarà l’attore francese Reda Kateb (Il profeta, 2009).  

Ventisette le nazionalità in concorso, per un programma che, come da tradizione, riesce a coniugare l’attitudine festivaliera tipicamente glamour con un’apertura all’attualità che sfocia, talvolta, in esibita militanza politica, come dimostra l’assegnazione degli ultimi due Orsi d’Oro a film come Taxi Teheran di Jafar Panahi (2015) e Fuocoammare di Francesco Rosi (2016). Non stupisce quindi la presenza di The Other Side of Hope di Aki Kaurismäki, storia dell’incontro tra un profugo siriano appena arrivato a Helsinki e un ristoratore con la passione per il gioco d’azzardo. La pellicola, la seconda in dieci anni firmata dal regista finlandese, rappresenta il capitolo centrale della trilogia sulle città portuali, iniziata sei anni fa con Miracolo a Le Havre. Molto attesi, tra gli altri, anche On the Beach at Night Alone di Hong Sang-soo (In Another Country, Ha ha ha) e Ana, mon amour di Calin Peter Netzer, vincitore dell’Orso d’Oro nel 2013 con Il caso Kerenes

Richard Gere e Laura Linney saranno i protagonisti di The Dinner, trasposizione dell’omonimo romanzo di Herman Koch a firma dell’israeliano Oren Movermann. Spiccano nella competizione anche The Party di Sally Potter (Ginger & Rosa), El Bar di Alex de la Iglesia (Ballata dell’odio e dell’amore, Oxford murders) e Final Portrait del regista-attore Stanley Tucci, ispirato alla vita di Alberto Giacometti 

Non mancano, soprattutto fuori concorso, le celebrità, cominciando da Hugh Jackman, nuovamente nei panni di Wolverine in Logan di James Mangold, passando per Charlie Hunnam, Sienna Miller e Robert Pattinson, protagonisti di The Lost City of Z di James Gray (altro gradito ritorno). Fan in subbuglio per Trainspotting 2 di Danny Boyle, sequel ventennale di uno dei cult movies più emblematici e controversi degli anni Novanta. Tra le star figurano anche Penelope Cruz, in La Reina de Espana di Fernando Trueba, Catherine Deneuve, in Sage Femme di Martin Provost, e Samuel L. Jackson, voce narrante del documentario I am not Your Negro di Raoul Peck. A venire omaggiati con il premio Berlinale Camera saranno la produttrice e distributrice di Hong Kong Nansun Shi, l’attore Geoffrey Rush e il critico e scrittore egiziano Samir Farid.  

Non manca all’appello, come di consueto, il cinema emergente. Ad esso è dedicata la sezione Berlinale Talents, piattaforma aperta a tutti i neoprofessionisti della produzione cinematografica e televisiva. L’iniziativa, attivata dal 2003 come parte del programma europeo Creative Europe Media, propone conferenze e laboratori che permettono di venire a contatto con i professionisti del settore e di presentare o sviluppare i propri lavori. Confermate anche l’European Film Market e il Berlinale Co-Production Market, dedicati alla produzione e distribuzione cinematografica. Tra le altre sezioni, segnaliamo Panorama, Forum e Generation, dedicate rispettivamente alle produzioni indipendenti, ai film di carattere sociale e politico e al pubblico più giovane.  

Unico italiano presente, se escludiamo la candidatura dell’attore Alessandro Borghi (Non essere cattivo, Suburra) alla competizione European Shooting Star, è il palermitano Luca Guadagnino, che fresco di Sundance sbarca nella sezione Panorama con il suo Chiamami con il tuo nome, adattamento del romanzo omonimo di André Aciman. Quasi a compensare la scarsa presenza di registi nostrani, l’Orso alla Carriera verrà quest’anno consegnato a Milena Canonero, costumista quattro volte Oscar che, dopo aver esordito con Arancia Meccanica (1971) e Barry Lyndon (1975) di Stanley Kubrick, ha lavorato con registi quali Francis Ford Coppola, Sydney Pollack, Roman Polanski, Steven Soderbergh, Louis Malle, Wes Anderson. Sarà l’occasione per ripensare, attraverso una rassegna a lei dedicata, non solo al suo lavoro, ma anche a quello di un comparto produttivo che tradizionalmente, soprattutto nelle cinematografie europee, resta uno dei meno riconosciuti.  

Da segnalare infine, coerentemente con lo spirito che l’anno scorso ha condotto alla premiazione di Fuocoammare e in esplicita risposta all’American Refugee Program di Donald Trump, una serie di attività di supporto ai migranti. Proseguendo sulla linea d’azione tracciata nella passata edizione, il Festival lancia infatti una serie di progetti culturali rivolti ai richiedenti asilo, quali biglietti scontati, possibilità di accesso al backstage, corsi gratuiti di tedesco e partnership con il dipartimento Zentrum Überleben per il supporto psicologico e l’integrazione.

Di seguito l’elenco dei film in concorso.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito ufficiale.

Django

(Francia)

di Etienne Comar

con Reda Kateb, Cécile de France, Beata Palya, Bim Bam Merstein, Gabriel Mirété


Testről és lélekről (On Body and Soul)

(Ungheria)

di Ildikó Enyedi

con Alexandra Borbély, Géza Morcsányi, Réka Tenki, Zoltán Schneider, Ervin Nagy

 

The Dinner

(USA)

di Oren Moverman

con Richard Gere, Laura Linney, Steve Coogan, Rebecca Hall, Chloë Sevigny

 

Félicité

(Francia, Senegal, Belgio, Germania, Libano)

di Alain Gomis

con Véro Tshanda Beya, Gaetan Claudia, Papi Mpaka

 

Wilde Maus (Wild Mouse)

(Austria)

di Josef Hader

con Josef Hader, Pia Hierzegger, Georg Friedrich, Jörg Hartmann, Denis Moschitto

 

Pokot

(Polonia, Germania, Repubblica Ceca, Svezia, Slovacchia)

di Agnieszka Holland

con Agnieszka Mandat, Wiktor Zborowski, Miroslav Krobot, Jakub Gierszał, Patricia Volny

 

Una mujer fantástica

(Cile, USA, Germania, Spagna)

di Sebastián Lelio

con Daniela Vega, Francisco Reyes, Luis Gnecco, Aline Kuppenheim, Nicolas Saavedra

 

Helle Nächte (Bright Nights)

(Germania, Norvegia)

di Thomas Arslan

con Georg Friedrich, Tristan Göbel, Marie Leuenberger, Hanna Karlberg

 

The Party

(Regno Unito)

di Sally Potter

con Patricia Clarkson, Bruno Ganz, Cherry Jones, Emily Mortimer, Cillian Murphy

 

Mr. Long

(Giappone, Hong Kong, Cina, Taiwan, Germania)

di Sabu

con Chen Chang, Sho Aoyagi, Yiti Yao, Runyin Bai, Masashi Arifuku

 

Toivon tuolla puolen (The Other Side of Hope)

(Finlandia, Germania)

di Aki Kaurismäki

con Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen, Janne Hyytiäinen, Ilkka Koivula, Nuppu Koivu

 

Beuys

(Germania)

di Andres Veiel, documentario

 

Colo

(Portogallo, Francia)

di Teresa Villaverde

con João Pedro Vaz, Alice Albergaria Borges, Beatriz Batarda, Clara Jost, Tomás Gomes

 

Return to Montauk (Rückkehr nach Montauk)

(Germania, Francia, Irlanda)

di Volker Schlöndorff

con Stellan Skarsgård, Nina Hoss, Susanne Wolff, Niels Arestrup, Isi Laborde

 

Bamui haebyun-eoseo honja (On the Beach at Night Alone)

(Corea del Sud)

di Hong Sang-soo

con Kim Minhee, Seo Younghwa, Jung Jaeyoung, Moon Sungkeun, Kwon Haehyo

 

Joaquim

(Brasile, Portogallo)

di Marcelo Gomes

con Julio Machado, Isabél Zuaa, Rômulo Braga, Welket Bungué, Nuno Lopes

 

Hao ji le (Have a Nice Day)

(Cina)

di Liu Jian

con Yang Siming, Cao Kou, Ma Xiaofeng, Zhu Changlong, Cao Kai

 

Ana, mon amour

(Romania, Germania, Francia)

di Călin Peter Netzer

con Mircea Postelnicu, Diana Cavallioti, Carmen Tănase, Vasile Muraru, Tania Popa








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Fuocoammare orso d'oro 2016
Fuocoammare
regia di Gianfranco Rosi,
Orso d'Oro 2016


 
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