Con
un titolo che è già una dichiarazione di intenti, Piuma racconta la storia di Cate (Blu Yoshimi) e Ferro (Luigi
Fedele), una coppia di diciannovenni che, contro tutto e contro tutti,
decidono di tenersi il bambino che lei sta aspettando, affrontando le prove di
quelletà (lesame di maturità) e il rapporto con chi gli sta intorno (amici, genitori,
nonni e cugine) con una naturalezza che travalica lincoscienza.
Lidea
è semplice (anche se non originalissima; si veda Juno, 2007) e la sceneggiatura si adagia in questa semplicità senza
osare quelle impennate che sarebbe lecito aspettarsi da un film in concorso per
il Leone doro. Dal canto suo il regista qualche scelta coraggiosa tenta di
farla, limitando il montaggio e girando le scene con piani sequenza e macchina
a mano, quasi a voler trasportare lo spettatore allinterno della scena stessa;
ma tutto questo non riesce a incidere più di tanto sullo spessore del film, che
non si sposta dal livello di simpatica commediola italiana. Anche le
inaspettate fughe in quelli che lo stesso Johnson definisce i “momenti magici”
(le nuotate dei protagonisti nel liquido amniotico dellecografia o sui tetti
del quartiere) scoprono subito la loro natura un po velleitaria,
decontestualizzata e decontestualizzante in un contesto in cui si vorrebbe solo
far ridere (e Piuma strappa
inevitabilmente più di una risata). Tuttavia le battute, che sono fin troppo
facili, cercando di riprodurre un gergo giovanile (chiaramente edulcorato), finiscono
senza un vero acuto che si faccia ricordare poco dopo luscita dalla sala. I
due protagonisti hanno una fisicità credibile, ma una recitazione ancora molto
acerba, con più di qualcosa da imparare in termini di gestione della propria
espressività. Soprattutto lui, che gira tutto il film aggrottando le ciglia
qualsiasi cosa faccia o dica. Per questo tra gli attori spicca (anche su una
sempre professionale Michela Cescon)
Sergio Pierattini, che nel ruolo
sopra le righe del padre esasperato di Ferro regala i momenti più divertenti
del film, mentre è un vero peccato che Francesco
Colella (il padre di Cate) venga sprecato nel consunto carattere
delladulto che non riesce a crescere, e la scelta di non concedergli nessun
sviluppo finisce per renderlo antipaticamente prevedibile.
Una scena del film Guardando
la locandina si nota che il flano pubblicitario recita (con coraggio): “Piuma. Il film più leggero dellanno”. Cosa
che fa trasparire come gli autori non abbiano ben chiara la differenza che
passa tra la leggerezza e linconsistenza (si pensi ad esempio a La La Land).
|
|