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Eterna attualità del Soldato di Stravinskij

di Gianni Poli
  Histoire du soldat
Data di pubblicazione su web 11/05/2016  

In occasione di un Omaggio a Stravinskij, motivato anche dalla collaborazione stretta fra il musicista e attore genovese Luigi Maio e la Fondazione Stravinskij di Ginevra, il Teatro Carlo Felice di Genova ha offerto un programma in due parti sul grande compositore russo.

Significative partiture cameristiche hanno preparato gli spettatori a un’originale, appassionata e travolgente versione dell’Histoire du soldat (1918). In apertura, l’esecuzione dell’Ottetto (1922-1923) mostra un complesso strumentale di virtuosi, condotti da René Bosc (responsabile della Sezione Nuova Musica presso Radio France) con sensibilità estetica e adesione fisiologica ai tre movimenti costitutivi: in forma di sintetica Sonata, il primo (Lento/Allegro moderato); un Andantino con variazioni (il secondo) mosso da alternanze cattivanti e netti contrasti; e un Finale, il cui “tempo giusto” sta nell’equilibrio della giocosa tessitura polifonica bachiana.

I Tre pezzi per clarinetto (1919) trovano in Valeria Serangeli dolcezza e raffinatezza di fiati, in echi di jazzistici fraseggi. Il suo linguaggio corporeo arricchisce un’espressione musicale di nitidezza singolare. Segue al preludio pertinente, la strana, affascinante invenzione dell’Histoire, opera da camera o piccola forma di teatro in musica, di ardua collocazione (forse melologo o Kammerspiele), comunque capolavoro d’espressione musicale e teatrale del Novecento.


Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
© Marcello Orselli

Non ci si stanca di riascoltare e rivedere la storia del soldato Giuseppe, che partito in licenza per tornare al suo villaggio dalla madre e dalla fidanzata, viene sviato e irretito dal Diavolo, in peripezie fiabesche, secondo un’amara apologia della supremazia del Destino, vincente sulla volontà e le aspirazioni umane. Disposizioni che nell’edizione originale erano messi alla prova nel confronto con la Guerra mondiale.

Dopo diversi pregevoli precedenti (anche un’edizione in cd: Amadeus, AMJ 005-2, 2005), Maio ripropone un evento di Teatro Totale, in cui la creatività compositiva di Stravinskij e la poesia drammatica di Charles Ferdinand Ramuz sono attraversate da un’eclettica, travolgente energia espressiva. Il «musicattore» (così si autodefinisce Maio) si rende convincente interprete unico di tutti i personaggi: Narratore, Soldato, Diavolo, Vecchia mercante (e ruffiana), Principessa e le tante comparse della pièce popolare e raffinata. Economia estremamente funzionale, eppure aderente allo spirito dell’impresa originale, creata a Losanna nel settembre del 1918 e subito sospesa.


Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
© Marcello Orselli

Come drammaturgo, Maio incarna inoltre la prospettiva del Doppio, riassunta nella coppia Faust/Mefistofele: sarà infatti sia Faust (Soldato, in cappotto verde) sia Mefistofele (quando il pastrano aperto mostra la veste rossa). Musicalmente, sottolinea l’elemento ritmico (caratterizzato in riconoscibile rap), col quale viene connotato il protagonista diabolico nella sua azione foriera d’inganno e di lutto.

Fedele all’idea genetica degli autori, Maio rivive la favola concepita per essere «parlée, jouée, dansée». Richiama fonti, strutture e scopi dell’opera (nata per auspicate rappresentazioni itineranti in Svizzera) seguendo il progetto drammaturgico iniziale (Ed. Ramuz, Lausanne, 1920). Fusa la recitazione (nella sua traduzione italiana, in versi percussivi in rima) con le consonanze e i contrasti della partitura, per organico ridotto (clarinetto, fagotto, tromba, trombone, violino, contrabbasso e percussioni), ne fa scaturire una narrazione continua, in cui le arie, le suites, le marce e gli intermezzi costituiscono un’unità compatta e drammaticamente avvincente. È un flusso di riflessioni elementari e profonde sull’esistenza, in registri dalla comicità stridente, resa favolistica o espressionista dall’intonazione vocale, dal dettaglio visivo accentuato. Così sgorga l’amarezza profonda dell’apologo, in cui la cessione del violino (l’anima) in cambio del libro, che promette preveggenza e ricchezza, non sopisce il bisogno di libertà e d’amore.


Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
© Marcello Orselli

L’effetto è di straordinaria concordanza fra le voci dei personaggi e i suoni degli strumenti, a volte emergenti quali altrettanti personaggi, individuali testimonianze in un coro. Così il violino di Elisabetta Garetti e le percussioni di Lorenzo Malacrida, in particolare, dialogano coi protagonisti.

Fra i momenti di maggiore godimento visivo, oltre che uditivo, i duelli metamorfici e verbali fra il Diavolo e il Soldato; la danza con la Principessa, raffigurata da un manichino che fa coppia deliziosamente patetica col povero soldato ballerino. Con anacronismo d’attualità il Diavolo infine vincitore abbatte a colpi di pistola tutti gli orchestrali.

Il direttore partecipa con tensione ritmica danzante all’intera prestazione, nel compitare con esattezza ginevrina incastri di ritmi eterogenei, impasti timbrici imprevedibili. Con una misura in complesso rigorosa e agile, che il pubblico, soprattutto giovanile, ha dimostrato di apprezzare e di gustare con gioia.

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Histoire du soldat
Concerto omaggio a Igor Stravinski


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