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Cinderella

di Gabriella Gori
  Cinderella
Data di pubblicazione su web 12/01/2016  

Mauro Bigonzetti è un coreografo che ha il guizzo, l’estro, la fantasia. Il mondo antico chiamava métis l’intelligenza attiva ed esecutrice, in altre parole creatrice; noi possiamo parlare di talento capace di rimodellare un caposaldo della letteratura coreutica come Cinderella e farne un balletto modernissimo e soprattutto “bigonzettiano”.

Un balletto che debutta con innegabile successo alla Scala di Milano con il Corpo di Ballo e le étoiles Polina Semionova e Roberto Bolle e che rappresenta il quarto incarico dato a Bigonzetti da quello che lui considera «il massimo dei teatri nel mondo». Un’ennesima importante occasione per arricchire il suo carnet di coreografo diventato freelance da quando nel 2007 ha lasciato la direzione dell’Aterballetto e ha iniziato a creare per le più blasonate compagnie internazionali.

Questa moderna Cenerentola è senza ombra dubbio “bigonzettiana” nella partitura coreografica vivacizzata da “mosse” tipiche dello stile postclassico del coreografo romano con il gioco velocissimo di caviglie (tallone-punta-tallone), l’intreccio geometrico di braccia e mani, le involuzioni ed evoluzioni sinusoidali di gambe e corpi, le ricercate pose del bacino fuori asse, le teste che si muovono come marionette, le continue infrazioni all’ordine nell’eseguire développés e développés penchés, attitudes, manèges, fouettés, l’uso libero ed estremizzato delle scarpe da punta.

Un momento dello spettacolo
© Marco Brescia e Rudy Amisano - Teatro alla Scala
Un momento dello spettacolo
© Marco Brescia e Rudy Amisano - Teatro alla Scala

 Un modo insomma tutto personale di ossequiare la tradizione che fa capo a grandi maestri come Balanchine, Cunningham, Forsythe, e di arrivare a esprimere il suo sentire coreutico-coreografico non disgiunto da una altrettanto originale e guizzante scelta delle scenografie. Scenografie in questo caso virtuali che si formano e si deformano vis à vis, ideate da Carlo Cerri e realizzate con la collaborazione di Alessandro Grisendi e Marco Noviello. Tutte evanescenti eppure avvolgenti che esaltano i costumi di Maurizio Millenotti ispirati alla ricchezza degli abiti settecenteschi ma attualizzati da inserti di pelle e parrucche crespe, quasi rasta.

Cinderella piace, diverte, riscuote applausi a scena aperta e ovazioni nel finale, e ha le sue punte di diamante in Polina Semionova e Roberto Bolle, degnamente affiancati dal Corpo di Ballo e accompagnati dalla celeberrima musica di Prokof’ev eseguita dall’Orchestra della Scala diretta da Michail Jurowski.  

Bigonzetti per questa mise en danse segue a grandi linee la favola di Perrault partendo però dalla partitura di Prokof'ev ed eliminando scopa e carrozza per puntare al dialogo fiabesco tra i corpi che agiscono sulla scena e le immagini che vengono proiettate.

Nel primo atto marcata è la solitudine umana e affettiva di Cenerentola, dileggiata e maltrattata dalle sorellastre e dalla matrigna. Tuttavia, come noto, l’arrivo di una mendicante, ben accolta dalla ragazza, cambierà il suo destino. È la Fata madrina, che insieme alle Fate delle stagioni regala a Cenerentola l’abito per il ballo a palazzo a patto però che a mezzanotte torni a casa e riprenda la sua triste vita.

Un momento dello spettacolo
 © Marco Brescia e Rudy Amisano - Teatro alla Scala
Un momento dello spettacolo
 © Marco Brescia e Rudy Amisano - Teatro alla Scala

Nel secondo atto si svolge la festa, e l’arrivo di Cenerentola stupisce tutti, Principe compreso. Le sorellastre e la matrigna, che non la riconoscono, pensano che sia una principessa. La ragazza è felice e balla con il Principe dimenticando la promessa fatta alla fata. I rintocchi della mezzanotte la sorprendono all’improvviso e Cenerentola si libera dalla stretta amorosa del Principe il quale, restando con la gonna rossa – e non la classica scarpetta – come unico ricordo dell’amata, decide di ritrovarla.

La ricerca parte nel terzo atto dove il Principe, accompagnato da quattro fedeli amici e dalle Fate, arriva alla casa di Cenerentola. Qui le sorellastre tentano invano di indossare la gonna che invece calzerà a pennello a Cenerentola. Il Principe la riconosce e insieme coronano il loro sogno d’amore.

In questa Cinderella Bigonzetti sceglie innanzitutto di rendere eccentriche e dissociate le sorellastre e la matrigna facendole apparire degli automi che si muovono dietro a una triplice struttura metallica a forma di manichino. Da questa sorta di impalcatura entrano ed escono senza perdere mai la loro fisionomia dis-umana, accentuata dalle stridule urla della matrigna. Classici ruoli da caratteriste che diventano figure di primo piano: le ballerine che le impersonano, Stefania Ballone, la matrigna, Antonella Albano e Virna Toppi, le sorellastre, sono odiosamente così brave nell’interpretare queste sgraziate e presuntuose parenti da riuscire antipatiche e simpatiche allo stesso tempo. Tre “antieroine” che non solo ricordano quelle della Cenerentola di Kenneth Branagh, fra cui spicca la perfida matrigna di Cate Blanchett, ma piacciono.

Come piacciono, anche se per altri motivi, la Fata madrina, Nicoletta Manni, e le Fate delle stagioni, Chiara Fiandra, Lusymay Di Stefano, Antonina Chapkina, Denise Gazzo, che, rispetto alle “vipere” e alle loro movenze distoniche e pazzoidi, eseguono una danza più morbida, ordinata e  aggraziata.

In questo balletto non manca neppure l’ironia quando il Principe si sente male davanti al tentativo delle due sorellastre di indossare la gonna di Cenerentola e corre il rischio di vedersi sposato ad una delle sue scellerate.

Di grande impatto sono poi le scene corali della festa e qui Bigonzetti dimostra di saper muovere all’unisono gli ensemble maschili e femminili costringendoli ad eseguire legati classici ma contemporanei nella resa esplosiva, che volutamente collide con la suadente musica di Prokof’ev.

I soli e i passi a due dei protagonisti sono momenti luminosi con Polina Semionova che balla in solitudine nel primo atto, il Principe all’inizio del secondo per poi unirsi nella festa a palazzo e nell’epilogo del terzo dove danzano circondati da un bosco stilizzato in un romantico trionfo d’amore e non in società come vuole il racconto.

Roberto Bolle è un vero principe ed è perfettamente a suo agio con lo stile bigonzettiano, rivelandosi un danzatore disponibile a interpretare poetiche coreografiche sempre diverse e stimolanti. E a suo agio è anche Polina Semionova, una danzatrice definita “assoluta”, semplicemente divina che dà a Cenerentola il volto della fiaba ma la consistenza del suo corpo.

Nei passi a due Bigonzetti attenua la spigolosità della sua cifra stilistica prediligendo la morbidezza del dettato espressivo, e si conferma un fine facitore della forma del duetto postclassico. Un modulo compositivo in cui richiede ai ballerini grande scioltezza performativa ma al tempo stesso forza esecutiva, costringendoli a grovigli inconsueti, a mutevoli figurazioni plastiche, a energiche e acrobatiche prese contemporanee che sono il corrispettivo di quelle sicure e atletiche della danse d’école.

Un balletto, questa Cinderella, che nella modernità scenografica, costumistica e coreografica non ha nulla di “museale” e permette a Bigonzetti in virtù di quelli che lui definisce ballerini “alfabetizzati” di dare libero sfogo alla sua métis. Un’estrosa fantasia che chiede a tutti i protagonisti di inverare con il linguaggio della danza e del corpo il suo sentire coreutico.



Cinderella
cast cast & credits
 

Il coreografo Mauro Bigonzetti
Il coreografo Mauro Bigonzetti



 
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