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Un’indagine sull’ambiguità della storia

di Carmelo Alberti
  Enigma
Data di pubblicazione su web 10/11/2015  

Nella penombra di un appartamento, grigio e antiquato nell’arredo, emergono le figure infreddolite di un uomo e una donna, inzuppati dalla pioggia battente. Sullo schermo posto sul fondale appare la scritta: Enigma (niente significa mai una cosa sola). È il titolo del dramma in sedici segmenti scritto da Stefano Massini e rappresentato con successo in prima esecuzione presso il Teatro Civico di Schio.

Lo spettacolo, interpretato in modo esemplare da Ottavia Piccolo, nel ruolo di Ingrid Winz, e da Silvano Piccardi, in quello di Jakob Hilder, è diretto dallo stesso Piccardi, attentissimo nel valorizzare l’andamento ambiguo del testo e nel sottolineare l’incidenza dei discorsi e dei pensieri che rimandano al prima e al dopo della storia. Le scene sono di Pierluigi Piantanida, le luci di Marco Messeri, le musiche originali di Mario Arcari, la produzione è di Arca Azzurra Teatro e di Ottavia Piccolo. L’ambientazione è collocata nella Berlino post-unificazione, dove lo sgretolarsi del muro non ha cancellato le tracce dell’opprimente condizione subita dagli abitanti della ex-DDR.

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Un momento dello spettacolo 
© Luigi De Frenza

Fin dalle dichiarazioni d’intenti enunciate dai protagonisti, la rappresentazione si presenta come una partita a due nel corso della quale l’unica certezza è il sapere che “almeno uno dei due personaggi sta mentendo”. Come può dirsi normalità l’esistenza di chi s’accorge che l’unificazione ha portato alla luce l’esasperazione della diversità; ora niente è più uguale a niente, e nessuno è uguale a nessuno. Ma l’eco della vita precedente testimonia quanto sia opprimente la memoria di una follia durata decenni, un’insania che pretendeva di omologare i diversi, di controllarli e di renderli tutti “uguali”.

All’apparenza Ingrid e Jacob appaiono due estranei che si sono incontrati a causa di un malaugurato incidente in cui l’automobile di lui ha travolto la bicicletta di lei. Scena dopo scena, invece, si accentua l’atmosfera di dubbio, soprattutto sull’attendibilità del loro passato. Entrambi falsificano la loro identità e, mentre descrivono vite immaginarie, si studiano e si sfidano. L’andamento del dialogo è sviluppato dai bravi interpreti, insuperabili nel controllo dell’espressività, alla stregua di un’indagine impietosa sulle contraddizioni del dichiararsi normali; ben presto si sgretola l’alone di anonimato che contrassegna la situazione iniziale, evidenziando un legame crudele e invadente che li collega a un diffuso sistema di controllo in vigore nella Germania dell’Est.

Un momento dello spettacolo
© Luigi De Frenza
Un momento dello spettacolo
© Luigi De Frenza

Le menzogne si sbriciolano pezzo dopo pezzo, come è accaduto al muro, eppure le rivelazioni contenute in dossier segreti e nelle annotazioni inquisitorie non bastano a lasciar emergere la verità: l’enigma più incisivo riguarda una sorta d’inversione di ruolo tra persecutore e perseguitato. Le trame del passato confermano la certezza che la storia è incisa nella carne degli esseri umani, è segnata dalla sofferenza e dalla omologazione entro lo schema di una assurda normalità.



Enigma
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