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La Bella addormentata nel bosco di Alexei Ratmansky

di Gabriella Gori
  La Bella addormentata nel bosco
Data di pubblicazione su web 26/10/2015  

La Bella addormentata nel bosco di Alexei Ratmansky, una nuova produzione del Teatro alla Scala in coproduzione con l’American Ballet Theatre, è un spettacolo “di grande bellezza” che trasporta lo spettatore nell’universo magico della fiaba di Charles Perrault. Un viaggio meraviglioso con il corpo di ballo scaligero e la musica di Čajkovskij a cui si partecipa per assistere a un balletto non “da museo” ma vicino alla sensibilità di noi moderni che amiamo la tradizione e proviamo insofferenza per i noiosi rifacimenti. Ratmansky non cade in questa trappola e firma una versione de La Bella addormentata fedele all’archetipo di Marius Petipa, rappresentato al Teatro Mariinskyij di San Pietroburgo nel 1890, e innesta nell’impianto ottocentesco di un ballet féerie (grandioso) lo spirito innovativo delle scene e dei costumi ideati da Léon Bakst per la ripresa londinese dei Balletti Russi di Diaghiev nel 1921. Una duplice ricostruzione che dimostra come classici stilemi ballettistici siano ancora attuali a patto che siano rivitalizzati dal gusto odierno per il ritmo, l’eleganza e l’immancabile “colpo d’occhio”. Tutti requisiti di questa Bella “ratmanskyana”, che nonostante le tre ore affascina il pubblico, riscuote applausi a scena aperta e ovazioni nel finale.

Un momento dello spettacolo
                     © Marco Brescia e Rudy Amisano - Teatro alla Scala
Un momento dello spettacolo
© Marco Brescia e Rudy Amisano - Teatro alla Scala

Il modus operandi con cui Ratmansky si muove fa di lui un “coreofilologo” in quanto le ricerche compiute e la scoperta di importanti documenti gli permettono di risalire al disegno coreografico originale di Petipa. Una partitura caratterizzata da una danza contenuta, piccola, veloce, in cui contano l’estrema leggerezza dei passi, la delicata morbidezza delle braccia e l’aggraziato épaulement. Una levità esaltata dal netto contrasto con l’imponente magnificenza delle scenografie e la sorprendente ricchezza dei costumi, ricreati da Richard Hudson sui bozzetti di Bakst, unite all’accorta regia delle masse divise tra figuranti, protagonisti e coprotagonisti. Ratmansky mostra infatti di essere un abile regista nell’evitare le sovrapposizioni sceniche delle parti pantomimiche, nell’arieggiare le entrate delle singole variazioni e degli ensembles, nel valorizzare i pas de deux e gli assoli. Tra luci cangianti, sfavillanti colori, tutù corti e al ginocchio, parrucche, crinoline, ghirlande floreali, cappelli, maschere, fastosi abiti settecenteschi, compresi un cocchio trainato da topi e un letto a baldacchino, il Corpo di Ballo interpreta la favola di Perrault accompagnato dall’immancabile Orchestra della Scala diretta con maestria da Vladimir Fedoseyev.

Fino dal prologo con la scena del battesimo della principessa Aurora, per proseguire nel primo atto con la festa del compleanno della ragazza e poi terminare nel secondo con il risveglio di Aurora grazie al bacio del principe Désiré e le fastose nozze, a “colpo d’occhio” non sfugge la bravura degli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri. A loro va un plauso particolare per il modo professionale con cui interagiscono con i ballerini, la sicurezza che mostrano nelle danze di corte, dei contadini o nell’esilarante scena della fiaba di Pollicino e dell’Orco e dell’Orchessa. Un vero fiore all’occhiello che conferma la validità di questa Scuola che ha sfornato, sforna e sfornerà ottimi danzatori. Tra le parti di rilievo Maia Celeste Losa è una Fata dei Lillà delicata, misurata, attorniata dalle aggraziate Fate Martina Arduino, Stefania Ballone, Agnese Di Cemente, Marta Gerani. Carabosse, la malvagia strega che lancia la maledizione di morte su Aurora, è un Mick Zeni en travesti che con estro accentua la pantomima trasformando la vecchia in un essere diabolico e mefistofelico. Nel divertissement conclusivo dello sposalizio sono convincenti le performances dei personaggi delle fiabe di Perrault come il Gatto con gli Stivali, Cappuccetto Rosso, Cenerentola e soprattutto l’Uccellino Azzurro di Nicola Del Freo e la Principessa Fiorina di Vittoria Valerio. Lei una ballerina briosa e leggiadra, lui un ballerino con un innato ballon e brillanti batterie.  

Un momento dello spettacolo
                     © Marco Brescia e Rudy Amisano - Teatro alla Scala
Un momento dello spettacolo
© Marco Brescia e Rudy Amisano - Teatro alla Scala

Attorniati dall’intero corpo di ballo in perfetta forma grazie alla direzione di Makhar Vaziev, debuttano Lusymay Di Stefano, nei panni di Aurora, e Claudio Coviello in quelli del principe Désiré. Lusymay, classe 1993, è una ballerina dalle indubbie doti e capacità che si esprimono a pieno con la rassicurante presenza di Coviello. Di Stefano, premio Danze&Danza 2013, appare nel primo atto un po’ tesa, specie nell’Adagio della Rosa, anche se ha dalla sua una tecnica potente e una forza interpretativa che traspare ma resta soffocata. È nel secondo atto e nel grand pas de deux che la giovane danzatrice scaligera offre il meglio di sé sfoderando il giusto carisma per fare proprio il ruolo di Aurora.

Si ha una metamorfosi evidente con l’entrata in scena del primo ballerino Coviello, classe 1991, premio Danza&Danza 2011 e premio Positano-Léonide Massine 2013. Un danseur noble dalle linee eleganti e morbide, unite a una tecnica smagliante e a una piacevolissima presenza scenica, come richiesto da questa Bella addormentata. Un ballet féerie petipatiano in stile “diaghileviano” e dal ritmo “ratmanskyano” che segna il ritorno di Alexei alla Scala dopo Concerto DSCH nel 2012 e Serata Ratmansky del 2013, e consente di apprezzare l’accurato e rigoroso lavoro di chi “sa fare il suo mestiere”. Un “coreofilologo” che ha alle spalle un’accreditata carriera di interprete del repertorio classico e moderno, vanta il Benois de la Danse 2005, la direzione del blasonato Bolshoi dal 2004 al 2008 e la nomina ad “Artista residente” dell’American Ballet Theatre dal 2009. Un palmarès da fare invidia che porta questo dancemaker a riproporre con sorprendente grazia e semplicità una favola scritta per i piccoli ma adatta ai grandi.  



La Bella addormentata nel bosco
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