Il contrasto fra la legittima aspirazione delluomo alla felicità
e le condizioni sociali che non permettono tale realizzazione è alla base del
teatro brechtiano, e quindi anche di Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny, frutto più complesso e articolato del binomio
che il drammaturgo tedesco costituì con il compositore Kurt Weill. Nelladerire al progetto, Brecht supera la propria naturale idiosincrasia verso il teatro dopera,
considerato borghese ed eccessivamente legato al sentimento. Ne scaturisce la
teorizzazione di una nuova epica, nella quale la musica viene subordinata al
testo quale puro veicolo di critica sociale.
La personalità di Weill difficilmente poteva piegarsi a questi
assunti. Per questo Mahagonny rappresenta
un caso unico, un momento di equilibrio difficilmente ripetibile fra le
aspirazioni comunicative del poeta e le ambizioni del musicista. Il nucleo del
lavoro deriva da una precedente cantata scenica, eseguita per la prima volta
nel luglio del 1927 al Festival di Baden-Baden. Lopera vera e propria venne
invece presentata a Lipsia nel 1930, provocando scandalo e interminabili
polemiche. Lo spettacolo torna ora al Costanzi di Roma dopo dieci anni, in un
allestimento coprodotto con il Teatro La Fenice di Venezia e il Palau de les
Arts Reina Sofia di Valencia.
Un momento dello spettacolo
© Yasuko Kageyama
Graham
Vick confeziona uno spettacolo chiassoso, completamente calato nella
contemporaneità. La critica alla società capitalistica, destinata ad autodistruggersi
a causa dei propri eccessi, si tramuta in un affresco dei vizi e della
volgarità del nostro tempo, un poco didascalico nella sovrabbondanza dei
riferimenti. Immagini di profughi e migranti sui loro barconi, personaggi
abbigliati da terroristi e uomini bardati con il caffetano mediorientale, sotto
il quale celano abiti femminili, suggeriscono il caos dellattualità, senza
trovare specifica corrispondenza con la drammaturgia brechtiana. Nella
rappresentazione dei vizi trovano spazio il porporato, il carabiniere e le
donne discinte in una declinazione italica non nuova, che richiama alla mente
limmaginario felliniano. Cartelloni autostradali, insegne aeroportuali e
simboli presi direttamente da internet, come lenorme segno giallo che indica
le posizioni sulle mappe, suggeriscono una società irrequieta in continuo
movimento, preda di una frenesia irresistibile.
Ne risulta uno spettacolo movimentato, in alcuni
momenti eccessivo, ma comunque animato da una trascinante pulsione teatrale. Dopo
il crollo dellutopia socialista, il messaggio brechtiano si fa ancora più
corrosivo nella sua assenza di soluzioni. Vick lo capisce, mettendo in scena
personaggi sfrenati e vuoti. In una società dominata dal denaro lamore può
solo essere comprato, trasformandosi in squallida sessualità. I morti vengono
portati via in cassonetti della spazzatura, a simboleggiare la perdita di
valore dellindividuo. Il terzo atto, nella sua cruda amarezza, è forse il più
efficace: i protagonisti tornano sulla scena invecchiati e stanchi, consumati
dalla loro stessa irrequietezza. Il denaro non li ha salvati da un rapido
declino, e allora ecco irrompere le giovani generazioni, le quali gettano con
disprezzo banconote come a indicarne lassoluta mancanza di valore.
Un momento dello spettacolo
© Yasuko Kageyama La scena finale è una sorta di Giudizio Universale, durante il
quale tutto appare privo di senso. Il sacrificio di Jim è stato inutile. Dai
palchi vengono srotolati drappi dai messaggi estremi e contraddittori, mentre i
protagonisti brancolano in platea come ombre senza meta. In questottica
lopera assume i caratteri di una parabola non dissimile dai morality plays medioevali. Alcuni hanno
letto nel testo una parodia della Bibbia. Certo è che il tifone annunciato alla
fine del primo atto, pronto a distruggere la città del vizio e inspiegabilmente
deviato, ha toni apocalittici. La disobbedienza allordine costituito,
lincapacità delluomo di seguire le leggi divine dovrebbero tradursi in una
punizione che invece non avviene. Dal dramma emerge Jim il quale, in una sorta
di delirio profetico, invece di indicare la retta via spinge lumanità sul
crinale del vizio più sfrenato. Lunico peccato in una città come quella di Mahagonny
è la mancanza di denaro, e Jim lo sperimenterà sulla propria pelle. Dopo aver
perso tutto in seguito a una scommessa viene processato e condannato a morte,
in quanto privo dei soldi necessari per corrompere il giudice di turno. Nessuno
lo aiuta.
Efficace lesecuzione musicale. John Axelrod mostra grande senso del
teatro, governando con diligenza e ritmo larticolato meccanismo della
partitura. Compatta e affiatata la compagnia di canto. Ottima Measha Brueggergosman, una Jenny Hill vocalmente
duttile e ricca di sfumature interpretative, in particolare nella celebre Alabama song. Bravo anche Brenden Gunnell nel rendere
levoluzione di Jim, dapprima sfrontato e esuberante, poi vittima dei propri
errori. Efficace il veterano Willard White nella parte di Trinity Moses. Apprezzabili Iris Vermillion (Leokadja Begbick) e Dietmar Kerschbaum (Fatty). La recitazione è curata. Buona, infine,
la prova del coro. La sala gremita suggerisce che il teatro moderno può far
breccia anche nelle menti più conservatrici. Qualche defezione al termine del
secondo atto non guasta il successo finale: gli applausi, dapprima moderati, divengono
addirittura entusiastici alla fine del terzo atto, segno che il pubblico ha
apprezzato lidea di teatro totale proposta da Vick.
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