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Gilmour e Waters, le due eredità dei Pink Floyd a confronto

di Michele Manzotti
  Gilmour e Waters, le due eredità dei Pink Floyd a confronto
Data di pubblicazione su web 07/10/2015  

David Gilmour in concerto. Firenze, Ippodromo del Visarno, 15 settembre 2015

I motivi di un tutto esaurito da mesi erano scontati. E tra questi non c’era sicuramente il nuovo album solista (Rattle That Lock, uscito il 18 settembre) che comunque aveva acceso la miccia del nuovo tour. Potrebbe bastare il fatto che David Gilmour incarna attualmente i Pink Floyd e tutto ciò che ne consegue dal punto di vista storico-musicale  oltre che da quello affettivo da parte di milioni di fan. A questo però si aggiunge una maestria tecnica che vede il chitarrista saper entrare in ogni brano plasmandolo a sua immagine, pur in contesti stilistici differenti. Per non parlare di una voce che sembra migliorare con l’età, sicura nei registri medio e basso. 

Un momento del concerto. ©Sebastiano Bongi Tomà
Un momento del concerto 
©Sebastiano Bongi Tomà

Parlavamo di tutto esaurito, con i concerti di Verona e Firenze presi d’assalto sin dall’inizio delle prevendite. Per quanto riguarda la data fiorentina all’ippodromo del Visarno, questa coincideva con l’anniversario della scomparsa di Richard Wright, tastierista storico dei Floyd e già presente sul palco nel 2006 in piazza Santa Croce a Firenze per il tour di On a Island. Non ci sono state dediche specifiche, ma l’inserimento nel tour di Coming Back to Life ha forse voluto dare forza alla lettura del periodo post-Roger Waters della formazione quando Gilmour e Wright si erano liberati di una personalità ingombrante.

Parlando di tour per il nuovo album, non sono mancate le proposte per lanciarlo. Dalla traccia titolo, all’intro potente di 5 A.M., dal curioso valzer quasi circense Faces of Stone, al jazzato di The Girl In The Yellow Dress. Poi, inevitabile e oggetto del desiderio oltre che del prezzo del biglietto, la Greatest Hits dei Pink Floyd. Brani eseguiti a beneficio della memoria del pubblico, per la massima parte formato sui dischi. Ed ecco dunque Wish You Were Here, Shine On You Crazy Diamond, Money, Us and Them, una straordinaria Fat Old Sun con un cambio di marcia sonoro da brivido, ma anche gioielli come Astronomy Domine e High Hopes per non parlare del gran ritmo di Run to Hell posta nel finale prima dei bis. Che tra l’altro erano Time e Breathe da Dark Side Of The Moon e la classica conclusione di Comfortably Numb.

Un momento del concerto. ©Patrizio Buralli
Un momento del concerto 
©Patrizio Buralli

Il gruppo ha sfoderato una prestazione da incorniciare a partire dal bassista Guy Pratt, al sassofonista Theo Travis e al chitarrista Phil Manzanera, ex-Roxy Music e anche lui a Firenze nel 2006. Pubblico in delirio e non poteva essere altrimenti. Finché professionisti del genere sono in circolazione, il popolo del rock può dormire sonni tranquilli.


“The Wall”, regia di Rogers Waters e Sean Evans, nei cinema italiani il 29, 30 settembre e il 1° ottobre 2015

Su The Wall, inteso come disco dei Pink Floyd è stato detto molto sin da quando uscì. Dopo avere visto il film dallo stesso titolo, firmato da Roger Waters insieme a Sean Evans e presentato al Festival di Toronto, siamo giunti alla conclusione che Waters abbia voluto andare oltre la dimensione strettamente musicale. Così come nel 1979 volle andare oltre il suono abituale della formazione, quello che aveva caratterizzato Atom Heart Mother, Ummagumma e Dark Side of The Moon. Come se il musicista avesse bisogno di rafforzare il legame con la sua creatura, andando avanti con lo sviluppo dell’idea che originò il disco.

Un momento del film.
Una scena del film

Il film The Wall (presentato in contemporanea nei cinema italiani per soli tre giorni) quindi è qualcosa di più di un semplice resoconto dello spettacolare tour mondiale che tra il 2010 e il 2013 vide protagonista il bassista e la sua band di lusso. È un tentativo di legare la musica a una situazione reale: quella del viaggio di Waters alla ricerca delle tombe nel nonno Henry George e del padre Eric, morti rispettivamente nella prima e nella seconda guerra mondiale.

L’orrore dei due conflitti, specialmente l’ultimo che ha negato a Waters l’affetto di un genitore mai conosciuto, è l’occasione per urlare a gran voce il no alla guerra grazie a musica e immagini con una dedica a tutte le vittime di guerre e terrorismo in anni e situazioni diverse. La presenza incombente della morte si aggiunge all’incomunicabilità e all’oppressione descritta dai brani.

Un momento del film.
Una scena del film

Il pellegrinaggio in Francia e in Italia (Anzio e Montecassino) fatto di pensieri oltre che di parole fa da contraltare allo spettacolo dall’allestimento grandioso dove Waters e i suoi musicisti scompaiono inghiottiti da un muro costruito progressivamente durante il concerto e che poi crolla tra le ovazioni di migliaia di spettatori. Sono due ore in cui lo spettatore è chiamato a riflettere sulle tematiche sottolineate da Waters più che a godere di un repertorio diventato ormai classico. Per questo motivo l’intervista di mezz’ora con il protagonista insieme al batterista Nick Mason, filmata in un ristorante, rompe la tensione e porta l’attenzione sui Pink Floyd e sulla loro epopea in cui Waters ha lasciato una traccia fondamentale.




Le due rockstar
Le due rockstar



 
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