Questa edizione del festival di Venezia, non del
tutto luminosa nonostante la presenza di grandi nomi della cinematografia (da Sokurov a Bellocchio, da Skolimowski
a Gitai, a Egoyan) segna alcune linee di tendenza che non vanno sottovalutate
e che promettono un futuro meno tecnologico e più drammaturgico. Spazzata via
londa estremo-orientale degli scorsi anni il gusto dei selezionatori si è
orientato verso una cinematografia più attenta al racconto, individuando a
ragione nel nuovo fiorire di quella sudamericana la nuova frontiera. E infatti
proprio da lì sono venuti i film trionfatori (anche se la giuria presieduta con
forse troppa autorevolezza dallOscar messicano Alfonso Cuaròn può essere incorsa in qualche eccesso di
patriottismo continentale): lopera prima del venezuelano Lorenzo Vigas (Leone doro con Desde
allà), la regia del giovane argentino Pablo
Trapero ( El clan, Leone dargento, fino allultimo in corsa per quello
doro) e anche il vincitore del Premio speciale della Giuria Orizzonti, Boi
Neon del brasiliano Gabriel Mascaro.
La rinascita del cinema sud americano era già
stata indicata almeno nella scorsa competizione di Berlino che aveva premiato a
vario titolo El Club di Pablo
Larraín (Orso dargento e già presente a Venezia nel 2010 con Post Mortem), Ixcanul del
guatemalteco Jayro Bustamante, El
botón de nácar del cileno Patricio
Guzmán e 600 Millas del messicano Gabriel Ripstein. Ben lontano dagli effetti speciali (anche quando
il mezzo è padroneggiato con assoluta maestria) questo cinema molto deve alla
freschezza degli autori (anche se Guzman è ultrasettantenne) che non sono in
cerca di idee ma hanno molte idee a cui dare veste filmica e al ritorno alla
grande della generazione matura degli attori di estrazione teatrale: il
formidabile Alfredo Castro (protagonista
del Leone doro e attore feticcio di quello che è forse il più intrigante
regista di questi anni, Pablo Larraín) e il viperino Guillermo Francella. La solida formazione teatrale ha sostenuto
anche le produzioni dOltralpe con Catherine
Frot e Fabrice Luchini
determinanti nel dare emozione e spessore a due film ben costruiti quali Marguerite e Lhermine. Ma il protagonista incontrastato delledizione è
stato il ritorno del “vero”: sia nella forma congenita del documentario (Behemoth, così incredibile come solo la
realtà può permettersi di essere), sia nella ricerca attraverso lindagine storica.
Dai “quasi documentari” Francofonia
di Sokurov e Rabin di Gitai, alla
storia dei bambini soldato di Fukunaga,
Beasts of no Nation, alla particolarissima
autobiografia di Laurie Anderson, Heart
of dog). Anche temi più scottanti, quali quello attualissimo dellidentità
sessuale, sono trattati attraverso il velo del racconto biografico (The Danish Girl, di Tom Hooper che racconta la storia drammatica di Einar Wegener, il primo transgender
certificato della storia moderna). La testimonianza non di una mancanza di
energia creativa quanto di una rinnovata esigenza di concretezza. Arrivederci
al prossimo anno.
Questo lelenco dei premi assegnati:
Leone dOro
miglior film
Desde
Allá (From Afar)
di Lorenzo Vigas
Leone
dArgento miglior regia
El
Clan
di Pablo Trapero
Gran
Premio della Giuria
Anomalisa
di Charlie Kaufman e Duke Johnson
Coppa
Volpi migliore attore
Fabrice Luchini per Lhermine
di Christian Vincent
Coppa
Volpi migliore attrice
Valeria Golino per Per
amor vostro
di Giuseppe Gaudino
Premio
Marcello Mastroianni miglior attore emergente
Abraham
Attah per Beasts of No Nation
di Cary Fukunaga
Premio
per la miglior sceneggiatura
Christian Vincent per Lhermine
Premio
Speciale della Giuria
Abluka
di Emin Alper
Leone
del Futuro, Premio Luigi De Laurentiis per unopera prima
The Childhood of a Leader
di
Brady Corbett
Premio
Orizzonti per il miglior film
Free In Deed
di
Jake Mahaffy
Premio
Orizzonti miglior regia
The
Childhood of a Leader
di Brady Corbett
Premio
Speciale della giuria Orizzonti
Boi
Neon
di Gabriel Mascaro
Premio
Speciale Orizzonti per il migliore attore
Dominque Leborne per Tempête
di Samuel Collardey
Premio
Orizzonti miglior cortometraggio
Belladonna
di Dubravka Turic
Premio
Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema
The 1000 Eyes of Dr. Maddin
di
Yves Montmayeur
Premio
Venezia Classici per il miglior film restaurato sul cinema
Salò
o le 120 giornate di Sodoma
di
Pier Paolo Pasolini
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