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L'attesa

di Sara Mamone
  L'attesa
Data di pubblicazione su web 15/09/2015  

L’ottimo esordio di Piero Messina, giovane regista siciliano assistente di Paolo Sorrentino, non si giova della presentazione in concorso a un festival così prestigioso come quello di Venezia dove un passaggio nella sezione Orizzonti sarebbe stato forse più a sua misura. Perché si tratta di un film di forte personalità, però ancora vittima di squilibri che una prossima maturità potrà senz’altro evitare. La storia è ispirata da lontano a due novelle di Pirandello, I pensionati della memoria (1914) e La camera in attesa (1916), confluite poi nel più noto dramma La vita che ti diedi concepito per Eleonora Duse e poi rappresentato nel 1923 da Alda Borelli. Del dramma Piero Messina, semplificando la compiaciuta complessità “pirandelliana” prende solo il nucleo ispiratore che vede due donne, la madre e la fidanzata misurarsi con l’assenza del figlio e amante. Tutto è trasposto ai nostri giorni anche se resta un sapore di Sicilia ancestrale che alla fine farà inciampare il regista nella trappola di una consunta antropologia (ed è questo forse il più grave errore di giovinezza).


Una scena del film
Una scena del film

In un clima sospeso che molto, troppo (ed è forse questo l’altro, comprensibilissimo errore di giovinezza) deve al maestro Sorrentino e alle sue fredde geometrie visive, vive una donna ancora giovane, Anna, reduce da un lutto improvviso. Che presto, data la fervida partecipazione di parenti e vicini, si rivela come il più terribile: la morte del figlio. Anna sospende la sua vita, rintanata nella sua stanza, finché arriva all’improvviso Jeanne, la fidanzatina parigina del giovane Giuseppe che l’ha invitata a casa per farle vedere i luoghi della sua infanzia e presentarle la madre. Anna, pietrificata dal dolore, non reagisce alla presenza dell’intrusa e quando decide di avvicinarla le nasconde la morte del ragazzo. Poiché Jeanne non sospetta nulla la madre può vivere ancora l’illusione che il ragazzo sia ancora in vita parlando con lei come se effettivamente dovesse tornare da un momento all’altro. Tra le due nasce una curiosa solidarietà che permette ad Anna di portare avanti l’inganno a lungo.


Una scena del film.
Una scena del film

Troppo a lungo. Il film pian piano si slabbra, l’atmosfera un po’ surreale diventa francamente irragionevole e lo spettatore man mano esce dal gioco. Alla fine non è più disposto a perdonare. E il ricordo d’infanzia del regista, catturato da una delle tante processioni siciliane, non riesce a dare senso ed emozione a un finale che forse vuole rendere insieme omaggio alla Bergman e al Rossellini di Viaggio in Italia. La stoffa del regista comunque c’è e c’è tutto il tempo per una compiuta maturazione anche perché la guida degli attori è ferma e abile: non solo, naturalmente, per il ruolo di assoluta protagonista di Juliette Binoche, degnissima candidata al premio per la migliore attrice, ma anche nella guida della giovane Lou de Laâge, impegnata in un ruolo scivoloso ma sempre ricondotta nell’alveo di una convincente ingenuità.



L'attesa
cast cast & credits
 



La locandina del film.
La locandina del film




 
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