Con Tony Manero, Post Mortem (premiato nel 2010 al Festival di Venezia) e No il cileno Pablo Larrain affrontava di petto il tema della dittatura di Pinochet; con El club continua la sua ricerca sui mostri e gli incubi lasciati nella coscienza collettiva dalla terribile epoca ma senza riferirsi direttamente ad essa. Ma il senso di colpa che pervade la vicenda ambientata in una landa estrema del paese, non può rifuggire dal peso di quella storia, delle sue complicità, delle sue rimozioni. E proprio il tentativo di rimozione sta alla base della vita del Club cui appartiene un gruppo di anziani, relegato in una sorta di pensionato gestito con umile spirito di servizio da una suora laica. Gli uomini che lo compongono, di diversa età e di diversa sanità mentale, conducono le loro giornate ordinate e monotone accendendosi solo di passione nel dressage di un cane che allenano alle gare di paese. Il torpore della quotidianità assume però aspetti ben più sinistri quando a poco a poco lidentità dei personaggi si delinea meglio e il filo che li accomuna si rivela drammaticamente come lespiazione di una grave colpa commessa, aggravata dallo stato sacerdotale. Il club dunque è il luogo di isolamento nel quale i peccatori sono stati relegati per sottrarli alla comunità e condurli, forse, a una espiazione.
Una scena del film
Chiarite le premesse, il film assume una forza di denuncia straordinaria che il magistero registico tiene ben ferma al di qua del rischio del compiacimento. Quando la cupezza del rimosso si trasforma in vera e propria tragedia a seguito dellarrivo di un nuovo “ospite” e la violenza interna si scatena anche in violenza reale, la mano del regista è fermissima nellimpedire che questa discesa allinferno si trasformi in un esercizio pulp. Landamento mantiene anzi il corso di una sorta di racconto morale, che procede per tappe, affidato allapparente oggettività di un giovane prete mandato a condurre linchiesta sullultimo ospite, suicidatosi immediatamente dopo larrivo a seguito di una esplicita e pubblica accusa di pedofilia. Certo il film molto insiste su questo peccato, il più grave di tutti ma non certo lunico commesso dai componenti di questa comunità, specchio deformato ma non infedele di una comunità che godette al tempo della dittatura di una scandalosa copertura dovuta alla complicità col regime.
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