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Variazioni sul tragico: Le Troiane. Materiali di denuncia.

di Chiara Schepis
  Le Troiane
Data di pubblicazione su web 07/11/2014  

 

Proviamo a penetrare in questo spettacolo accerchiandolo.

 

Cerchio esterno: Le Troiane. Frammenti di tragedia (andato in scena al Teatro Sant’Andrea di Pisa per la rassegna Teatri di Confine) è la seconda regia collettiva del gruppo Mitipretese, sorprendente spazio-tempo che attrici affermate della scena nostrana (Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti, Mariàngeles Torres) decidono di regalarsi per lavorare su ciò che desiderano, soffermandosi su quello che sentono, forse, come necessario.

 

Dentro il cerchio, e senza che l’operazione venga denunciata, lo spettatore si trova ad assistere ad uno spettacolo che, quasi casualmente, racconta un sempreverde, angoscioso stato dell’umanità. Un mondo da sempre in guerra, il nostro, un mondo in cui il più debole, da sempre, ha subito. Nulla di nuovo! Non è necessario attualizzare la tragedia nell’alveo di una Storia sempre uguale a se stessa e Mitipretese si guarda bene da questo inutile sforzo. Euripide, e con lui le variazioni sul tema, è assorbito dalle attrici e riproposto in uno spazio di riflessione sul teatro che parte dallo statuto stesso dell’attore, dalle prove, dalla sperimentazione. Regalarsi del tempo per regalare provvisori risultati di qualità.

 

Queste Troiane si appropriano provvisoriamente, e di volta in volta in modo diverso, di uno spazio che varia insieme ai costumi e all’impianto scenografico; le attrici riempiono lo spazio e lo piegano alle proprie esigenze. Al Teatro Sant’Andrea (chiesa sconsacrata nel cuore della città) il gioco si arricchisce di spunti ulteriori: eliminate le quinte e tolto il fondale, la scena comprende-include l’altare su cui troneggia il tabernacolo. Sul parapetto dell’altare gli abiti dismessi dei morti troiani, in due mucchi che lasciano un passaggio centrale, rimandano a tutte le stragi della nostra memoria: lager nazisti-fosse comuni-banchi della Caritas. Lo scontro tra divinità insensibili e disperazione umana è dunque reso evidente già nello spazio. Gli abbondanti anatemi contro gli dei si caricano allora di un imprevisto altro grado di significazione.

 

L’Ecuba di Gianna Giachetti veicola un dolore che sembra esserlesi insinuato nella gola, condizionandone la voce, stridula e cavernosa. Epica nel suo narrare le sciagure subite e la pena del presente, Ecuba-Giachetti trova nella Cassandra rabdomantica della straordinaria Manuela Mandracchia il secondo elemento della “fazione straniata”. Il blocco rivale è caratterizzato dal registro recitativo naturalistico (ma non sempre) delle altre due attrici Mariangela Torres-Andromaca e Sandra Toffolatti-Elena.

 

Cassandra-Mandracchia gioca tra consapevolezza e follia, stati dell’animo legati al suo statuto profetico, casa del divino, ma qui è anzitutto donna. Donna contenitore, viene da pensare, violentata due volte, dall’uomo e dal dio. Andromaca-Torres sembra perdere in austerità e pare affrontare il dolore in un’accezione tragica sì, ma di una tragedia condivisa che l’avvicina alle compagne. Elena-Toffolatti, macchiata da una bellezza di cui sembra compiacersi, nonostante il biasimo perenne che quella scatena, complica il suo personaggio attraverso il costante tentativo di arginare-celare la propria carica seduttiva con gesti “involontari” di imbarazzo e vergogna.

 

Il racconto, introdotto dalla vecchia Ecuba, è interrotto dai canti del coro delle altre tre attrici. Sono questi inserti sonori a indirizzare e scandire, quasi in tre atti, e in 80 minuti, il destino tragico delle donne troiane divenute bottino di guerra, stuprate, maltrattate e umiliate dalla sorte e dal vincitore. L’intuizione della linea interpretativa del gruppo sembra dunque risiedere nella coralità e nella compresenza di queste quattro donne, funzioni del teatro d’occidente, che insieme e sole, nascoste, mostrano un inedito profilo amplificato dai rapporti tra attrice e attrice, personaggio e personaggio.

 

Teatro di oggi, quello antico, le cui variazioni o varianti, come in questo caso, aprono parentesi di profonda riflessione, non a discapito del godimento estetico.

 

 

Le Troiane
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