Cerca nuove rotte Emma Dante col suo Io, Nessuno e Polifemo che ha aperto il ciclo di spettacoli classici allOlimpico di Vicenza da lei diretto. Se fin dai suoi esordi lartista ha dimostrato uno spiccato talento nel creare scene corali e intense azioni fisiche, ora sembra imboccare decisamente unaltra strada. Dopo lopera (con la Carmen alla Scala), il cinema (Via Castellana Bandiera) e la riscoperta del suo ruolo dattrice anche a teatro, propone unIntervista impossibile (così recita il sottotitolo) con Polifemo (Salvatore dOnofrio) e Ulisse (Carmine Marignola, marito dellartista). Quel che più stride in questo dispositivo è proprio la sua presenza sul palco: Emma Dante che interpreta Emma Dante. Non parla a braccio, ma recita il preciso copione che si è scritta, discutendo con i suoi interlocutori. Sarà che il personaggio Emma Dante è certamente meno avvincente di Ulisse o Polifemo, e forse più difficile da far decollare, ma la regista-attrice risulta sempre sottotono, finendo per annacquare anche il ritmo dei suoi due bravi colleghi.
Foto Colorfoto Artigiana – Vicenza
La struttura è semplice. I tre indossano moderni abiti scuri e se ne stanno pressoché impalati sul proscenio. La Dante indaga, Polifemo mette in luce le colpe di Ulisse – si è lanciato senza alcun rispetto su tutto il cibo che ha trovato – leroe si difende. Nasce una riflessione sulla storia e sul mito: comunque siano andate le cose, la vicenda fa ora parte della memoria collettiva e non può essere modificata. Non manca qualche gag, come Ulisse che scambia Emma Dante per Dante Alighieri, e il tutto è accompagnato dalluso del dialetto, con un mix di siciliano e napoletano. La regista, che parla spesso di sé e del suo lavoro, ha così modo di rispondere a una critica di Franco Cordelli sulla scrittura dialettale: lei ama il dialetto, e lo mette al centro del suo teatro. Benissimo. Ma qui diventa un po un gioco per render più scorrevole un testo di per sé poco calzante.
Foto Colorfoto Artigiana – Vicenza
Emma Dante non dimentica però del tutto le sue origini e crea degli intermezzi in cui mette in luce le sue abilità creative. Qui, lottima cantante e polistrumentista Serena Ganci esegue live una bella colonna sonora su cui si muovono le attrici Federica Aloisio, Giusi Vicari e Viola Carinci. Vediamo ora un balletto pop con Ulisse al centro, ora una scena in cui le tre giocano a fare le marionette, e non manca la tela di Penelope, che diventa un poetico oggetto di scena. Mancano però momenti forti. Gli intermezzi possono intrattenere e divertire per qualche minuto, ma poco aggiungono alla sostanza dello spettacolo. Niente a che vedere con quellacqua che in mPalermu dava vita a scene memorabili e vive, con la crudezza di Carnezzeria, e nemmeno con i giochi dei trans al centro de Le Pulle. Chissà se sarà stato il bellissimo Teatro Olimpico a bloccare lestro creativo della regista, che certo trova un certo dialogo con le architetture del Palladio e con la scenografia fissa dello Scamozzi. Ma lo spettacolo non prende mai vita e resta un freddo esercizio intellettuale.
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