drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Se il giuoco della vita ti sporca il vestito

di Michela Zaccaria
  .
Data di pubblicazione su web 08/04/2014  

Leone Gala vive per conto proprio fra libri e batterie di cucina; la moglie si tiene un amante e medita vendetta: l'atteggiamento del marito la irrita, come la libertà che lui stesso le concede. La vicenda d’antan illustrata ne Il gioco delle parti è assai nota, variante del classico triangolo. Passioni, ricatti, offese vere o presunte porteranno all’inevitabile eliminazione di uno dei tre personaggi in gioco. Ma oggi? Leone Gala potrebbe ancora svuotarsi delle emozioni e guardarsi vivere con cinica distanza? Potrebbe infilare le sue battute su Henri Bergson con la necessaria sventata incredulità? Potrebbe mandare al macello l’amante di sua moglie per poi sedersi tranquillo a fare colazione? Insomma, Leone Gala ha davvero capito questo famigerato, pirandelliano gioco della vita?

Abbiamo lasciato Umberto Orsini perfetto raisonneur davanti all’uovo alla coque dell’edizione firmata da Gabriele Lavia nel 1996; lo ritroviamo oggi nei panni di un visionario superstite di se stesso a rammemorare il passato ed a riviverlo come in uno psicodramma. Perché la vita cade addosso al protagonista e gli sporca il vestito, irrimediabilmente. Sorriso sulle labbra e morte nel cuore, questo Leone Gala sembra dirci che il ragionare non rappresenta affatto un argine contro i mostri che albergano dentro e fuori di noi. Orsini allontana il cinismo inquietante e sublime del personaggio della passata edizione per risolverlo in chiave nevrotica e folle, guidato dal regista Roberto Valerio, che aveva debuttato come attore proprio nel medesimo allestimento targato Eliseo di tanti anni fa.

Il punto di vista dello spettatore coincide con quello del protagonista, che diventa autore di se stesso in cerca di nuova identità sul palcoscenico. Così il testo di Pirandello è asciugato e parzialmente interpolato: via il salottino borghese, via la chartreuse e l’anisette offerti ai signori in visita, via il cappello da cuoco. Al centro della scena a pannelli mobili di Maurizio Balò, troviamo un letto d’ospedale, una sedia a rotelle, un tavolino di ferro. E’ la stanza della tortura di cui parla Giovanni Macchia in un famoso saggio; è il teatrino delle allucinazioni nel quale i piani del racconto si moltiplicano, intersecando reale ed irreale, presente e passato. Vengono così catturate ed utilizzate altre suggestioni pirandelliane, dalla sanguigna novella di partenza Quando si è capito il giuoco al teatro tutto, Enrico IV in testa. Tuttavia non sempre l’operazione riesce con la necessaria efficacia, per via di qualche didascalismo di troppo soprattutto nella scena finale.

Nella compagnia ben orchestrata, eccellenti sono la Silia di Alvia Reale, bambina-folle in abito da sposa o donna-strega in reggicalze e scarpe rosse;il Guido Venanzi ottuso e pavido di Michele Di Mauro. Con loro Flavio Bonacci, Carlo De Ruggieri e Woody Neri. Novanta minuti filati senza intervallo e molti applausi alla fine.



Il giuoco delle parti
cast cast & credits
 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013