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Ciò che un politico fa in dieci anni…

di Elisa Uffreduzzi
  The Mole Song
Data di pubblicazione su web 15/11/2013  

 

Tratto dal manga omonimo di Noboru Takahashi, The Mole Song racconta le vicende di Reiji Kikukawa (Toma Ikuta), disastrosa recluta della polizia. Quando viene licenziato per la sua condotta deplorevole, è il suo stesso ex capo ad affidargli un incarico sotto copertura come infiltrato nella yakuza. La sua missione, che dovrebbe condurre all’arresto di Shuho Todoroki, boss di una delle più potenti famiglie dell’organizzazione, strada facendo prenderà pieghe impreviste e surreali.

 

Realizzare oggi un altro film sulla yakuza, per Takashi Miike significa non tanto misurarsi con la storia di questo vero e proprio genere cinematografico, cui lui stesso non è nuovo (si pensi a Full Metal Yakuza, 1997; Gozu, 2003 e Kikoku, 2003, ad esempio), quanto piuttosto avvicinare gli spettatori delle nuove generazioni a un argomento della tradizione culturale giapponese, affrontandolo anche negli aspetti più inusuali, paradossalmente quelli che fanno degli affiliati all’organizzazione persone come tutte le altre. È il caso delle difficoltà relazionali del protagonista, una specie di disadattato finito in polizia chissà per quale strano caso, che non riesce ad avere rapporti sessuali con la propria fidanzata.

 


 

La realtà della yakuza, filtrata attraverso il manga di Takahashi, assume risvolti comici e surreali, che permettono a Miike di costruire una grande giostra di «urla e budella», per un film anche piuttosto commerciale se vogliamo, ma senz’altro molto divertente. Se consideriamo la derivazione dalla serie a fumetti tuttora in corso di pubblicazione infatti, si intuisce la possibilità di uno o più sequel e dunque l’inevitabile sfruttamento commerciale dell’idea, potenzialmente ad libitum.

 

Tuttavia, oltre alla fonte diretta, nell’irresistibile messinscena di Miike hanno una parte importante anche le suggestioni che gli derivano più in generale dalla letteratura giapponese, si pensi ad esempio ad Audition (1999), basato sul romanzo omonimo di Ryū Murakami. Da queste – sublimazione delle sue personali impressioni – il regista deriva probabilmente il proprio approccio anticonvenzionale al tema della yakuza, mostrandone la dimensione più intima e quotidiana, accanto a quella spettacolare.

 

Dietro a questo soggetto, a interessare l’autore è la storia di un uomo che da una situazione iniziale di totale inadeguatezza, al proprio lavoro e alla vita, impegnandosi si riscatta con le proprie forze, in un percorso di formazione che ne fa una sorta di eroe nel finale del film, non a caso “sfrangiato” e sospeso, a suggerire possibili ulteriori sviluppi.

 


 

Se tra le trovate più esilaranti del manga si annovera quella dei cani (solitamente impiegati dalle unità di polizia anti-droga) sfruttati come corrieri per trasportare le pasticche di stupefacenti a nuoto, tra le soluzioni registiche più spassose ed efficaci citiamo almeno l’inquadratura-choc iniziale del protagonista completamente nudo sul cofano di un auto in corsa con soltanto un’esigua pagina di giornale a coprirgli le pudenda e la scena della “canzone della talpa” che dà il titolo al film, i cui lacerti torneranno a più riprese nel corso della narrazione filmica, spesso come soggettiva interiore del personaggio con relativo sguardo in macchina degli improbabili cantanti.

 

Il protagonista Toma Ikuta rivela che lavorare con Miike significa arrivare sul set ignari di cosa succederà: forse proprio questo concede agli interpreti quel margine di libertà che dona freschezza a un film già brillante. In effetti il risultato finale – conferma con generosità il regista – deriva dalla sua collaborazione con Takahashi e l’attore principale.

 

«Ciò che un politico fa in dieci anni – continua caustico Miike – uno yakuza lo fa in un giorno»: una sentenza che conferma la lucidità sottesa a un’operazione apparentemente solo leggera come The Mole Song.

 

The Mole Song
cast cast & credits
 
La locandina
 
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