PERSONAGGI
Il Padre
La
Madre
La
Figlia (e Sorella)
Il Figlio (e Fratello)
Il Gatto. Fra laltro, interprete
del Coro.
Oggi, per tutti i tempi.
PrologoIl Gatto esce lentamente, si guarda attorno e si accoccola.
CORO
Nel nome del
padre, del figlio e dello spirito santo. La trinità. La perfezione nella
tradizione, formula nel credo, solida per fede abissale, follia e filosofia
trascendentale. Metafisica. Rivelazione. Forse teologia, anche.
Ci siamo
addormentati una notte come tante notti e senza sognare abbiamo preso nota al
risveglio, scritto i pensieri e i fatti. Ciò che chiamiamo i sogni, se li
scriviamo diventano più sognati, sogni più veri ancora.
Quella
notte, il segno della croce mi ha fatto pensare a unaltra trinità. Padre,
Madre e Figlio. La Mamma, il Papà e il Bambino.
Figlio delluomo,
tu non puoi dire non puoi immaginare, tu vedi soltanto un cumulo di macerie
infrante, arse sotto il sole. Sotto la luce accecante, ti fa schermo lalbero
rimasto lalbero abbattuto in seguito per disturbo di facciata, per
intercettazione di luce…
Quando venne
la pienezza dei tempi, era il 1939 e nacque allora un figlio delluomo, proprio
come laltro figlio delluomo, quello più noto, molto più noto e ricordato,
nato e morto circa duemila anni prima. Da quel figlio si conta il tempo della
storia e perciò sembrerebbe il mondo diviso in due, ante e post.
Era della
civiltà. Ere. Pre e post cristiana.
1. Sacra famiglia
La Madre, in penombra, è voltata verso una parete e rivolta al suo neonato. Poi si mostra in luce e legge una lettera:
MADRE “Caro figlio, Figliolo, mio bambino appena nato…
Caro amore, amore caro, non pensarmi lontano…
Non ti dirò sono tuo padre, tanto vale aspettare credere obbedire combattere. No, qui combattere è unaltra cosa. Nessuno lo sa che cosa… Lo impara, si impara.
Non pensarmi lontano, amore. Pensami stellato, pensami stanco gelato stanco sotto un cielo tanto tanto trasparente da far vedere lontano, molto lontano, la casa la mia casa la nostra casa…
Te; tu e lui. Che non ho nemmeno sentito piangere, poco poco. Piano. Urla, qualche volta? Piange, ha fame? Non da te che poppa. Di te magari, come me che di fame latte bisogno tanto ne ho così tanto…”
Movimento quasi danzato della Madre, lieta e spaventata. Poi saccosta al Gatto, lo accarezza. Rivolta al neonato.
Sarò madre! Come farò, se non conosco un uomo?
Ti adombrerà la forza dellAltissimo.
Scemate! Aspetta, abbassa quelle ali finte bianche alza le tue braccia. Stanche. Non importa hai le ascelle i piedi sudati dopo ‘sta sgambata: lavateli alla fontana, in giardino.
Qui la frutta più bella è la mela, la più buona, la susina. Cè anche il fico, i frutti non maturi, sono polpa a fine agosto o ancora dopo. Poi le pesche, ci sono, la fine del mondo. Ricordi, le colline coltivate, tutte coltivate a frutta piena. Ma ora dicono forse non le porteranno più, giù al mercato. Pagano troppo poco. Dicono, quando la guerra finisce, anche il latte delle mucche non lo vuole più nessuno, le vacche non servono più a niente. E allora, chi lo produce il latte? La centrale? Ma non farmi ridere!
Pausa.
Ridere. È il lavoro degli innamorati.
No, ridere è roba da matti. Ride come un matto, beato lui. Che non capisce niente. Scherzi a parte, quando nascerà il bambino? Quanto dura… Cosa, la gravidanza, questa qua almeno così speciale. Come sempre come tutte le altre, nove mesi come le altre. Lunga neh.
La Madre prosegue la lettura della lettera del Padre-Marito, dal fronte.
“Qui sto male. Ma come Giobbe sul letame, come Giona nel ventre della Balena o Geppetto dentro al Pesce-Cane.
Qui che come foglie ma pesanti ghiaccio che il vento non porta via non alza neanche, bloccate le tiene a terra nel fango. Qui dove non respiro laria è muro di ghiaccio non respiro… Il tuo il mio respiro lasciano brina granuli di neve. Chissà se hanno la forma di una stella al microscopio la potresti vedere, così bianca, così bella.
E così noi siamo tornati un giorno indietro per più di due ore di cammino a cercare il pane il pezzo di pane la crosta le briciole la muffa e la rabbia e la pena e il dolore e la fame al freddo della fame. Mia, la fame”.
La Madre si rivolge al neonato. Prosegue la lettura della Lettera dal fronte, ma la voce è quella del Padre.
PADRE (Voce) Oggi 14 novembre, riceviamo lordine: Ritirata! Oggi ho perso lequilibrio, cara, sono un po come svenuto. La notizia, sarà. Mi hanno tirato su, avevo una matita in mano, mi hanno detto cosa scrivi! A chi scrivi? Tanto noi, per noi... No! Noi, per noi, torniamo a casa. No! È vero! Noi a casa noi torniamo. Ci torniamo.
Ulisse? Odissea? Ulissi vari, varie Odissee…
Ah, vento! Il vento dellisola, lisola di ulivi e in fondo ai campi la casa. Dove mi aspetti, mi accogli abbracci… O mi hai dimenticato? Così presto, cosi? Dimenticato? Non ci credo.
“Addormentato. Dormito. Stanotte ritornano i ricordi. Poi però ancora stanco, ancora dormito. Niente. Dormito… Devo avere… Tanto. Me lo ha detto la guardia. Poi è scappato da solo dimprovviso senza aspettare la Compagnia, lordine del Capitano. In lontananza, si vedeva. Non ce la farà, la traversata. Freddo. Immensa neve. Ma ci provo, anche se muoio, io ci provo.
“Io no, io non voglio morire.
Io ho una stanza calda profumata dove con tuo figlio nostro figlio mi aspetti e sei ancora più bella delle fotografia con le trecce grosse che mi porto sempre addosso nel pastrano. Una donna, lunica, qui, che lha vista, ha detto: Bella! Buono! È la tua? Donna? La tua?... E io in quel momento guardavo lei, guardavo lei più di te. Quasi. Nella sua la forma e una mano, le dita tenute sulla bocca coi guanti strappati. E poi siamo andati in cinque di là con lei in cucina a bere il tè. Chissà se lo era, tè, o era paglia dei cavalli, però sapeva buono caldo, serenità. Dormire. Dormivo. Quando sarò a casa sognerò. Ora o giorni fa cè il cannone, uno sparo buio lontano che neanche fa paura. La neve, sì, fa paura. Al caldo, molte volte, senti che vorresti morire lì. Morire lì. Altra paura.
2. Sacra famiglia (suite)
PADRE Ma come ti permetti.
FIGLIO Altro che.
PADRE Io sono il Signore.
FIGLIO Ebbe.
PADRE Sta scritto: Sono io il Dio tuo.
FIGLIO ‘frega me.
PADRE Senza sottomissione aberrante figliolanza. Eppure tempo verrà. Verrà tempo in cui.
FIGLIO Ricordati padre, pa ricordati dove mi hai portato.
PADRE Per il tuo bene. Per il bene della Nazione. Per gli argivi per gli achei. Per i condottieri di navi e schiere, perché tornassero vittoriosi.
FIGLIO Ricordati, pa. Abbiamo scalato la montagna, col freddo il buio immersi nella nebbia.
PADRE Sempre presenti. Sempre vincitori nella grande tenzone. Internazionale.
FIGLIO Io mi ricordo, pa. Una fascina, un mucchio di legna.
PADRE Apparenza… Sempre fedele alla volontà degli dei.
FIGLIO Anchio sullaltare. Sangue, fumo di sangue in riva al mare. Mare in tempesta.
PADRE Tempesta… Farò secondo la sua parola. Per coprirmi di gloria.
FIGLIO Il potere sè servito di chi lo criticava.
PADRE Il potere, beh, che sempre si ricrea uguale a se stesso…
FIGLIO …Stavolta si presenta tutto diverso da sé.
PADRE Per non smentire la mia fama.
FIGLIO Meglio se avessi fatto qualcosa per la mia.
PADRE Dopo, avevo ricevuto il vaticinio. Come avrei potuto scegliere altrimenti?
FIGLIO La mucca, si macellava. Si sgozzava il montone.
PADRE Giustificarmi, io? Oh Isacco! Oh Ifigenia! Così insofferenti indisciplinati, ribelli pure voi.
FIGLIO Qualcosa di pietoso e orrendo. Eppure non un belato, non un lamento… Solo quel balletto, disgustoso. Nefanda cerimonia. Immonda.
PADRE Chi vi farà così protervi, ingrati.
FIGLIO Chi ci fa tanto vili e silenziosi. La patria ci ha accecato.
PADRE Disubbidire è malattia. È contagiosa.
FIGLIO Lubbidienza non è più una virtù.
PADRE Fratelli gemelli, nella ribellione. Ah beata gioventù!
FIGLIO Canizie stolta e malvagia.
PADRE Chi la fa laspetti.
FIGLIO Chi di spada ferisce di spada perisce.
PADRE O natura, snaturata natura!
FIGLIO Perché di tanto inganni i figli tuoi? Avrei dovuto oppormi, affrontarti, risponderti. Quale, il nervo reciso? Quale, il crollo di volontà?
PADRE Ascolta, pazienta. O voi che mi ascoltate: Verranno tempi migliori.
FIGLIO E noi figli nutrivamo in cuore come un grano in germoglio, la speranza, linganno più potente della prima età.
PADRE Altro che, virtù teologale.
FIGLIO Altro che, demenza precoce di cui approfittare per lasciarsi guidare. Lasciare fare sì che i carri di Faraone finissero sottacqua, tutti giù, glu glu, glu glu.
PADRE Ma quante volte quante ti sei trovato sullabisso e il nome del Dio tuo nel tuo grido non ti avrà salvato?
FIGLIO Io che ne so? Io so che… Lalba il tramonto tornano puntuali. Luna e sole descrivono orbite misurate né grido né voce né mano alzata né bastone: niente può deviare lorbita nelleternità. Cronometrato.
PADRE Che ci fate, che ve ne fate della vostra scienza senza un briciolo di fede, senza un palpito damore…
FIGLIO Senti chi predica.
PADRE Un po di compassione per il vecchio. Umanità.
FIGLIO Qualcosa di vicino a noi. Di vicino, più vicino alla verità.
PADRE Di commozione. Di sentimento: dai!
FIGLIO Di nuovo te lo chiedo, pa: vuoi darmi la mia parte, il malloppo spettante allerede, sì o no. Ma non come soldi. Come libertà. Prima che sia rebecucco, io dopo di te, identico a te.
PADRE Oh per questo…
FIGLIO Come te e disperato.
PADRE … si può fare rogito subito una carta immediata. Firma in calce.
FIGLIO Per garanzia.
PADRE Allegria!
FIGLIO Che tristezza! Necessità…
PADRE Al redde ratione, allodor del friggere, tanto la pecora torna allovile.
FIGLIO Il figlio alla casa del padre. No, niente festa. Il banchetto no. Nessuna invidia del secondogenito. O della seconda.
PADRE Abbiamo altre mire.
FIGLIO Come un disgusto. Un senso destraneità.
PADRE Va a capire. Anche tu, in patria straniero, esule nella tua città. Va be. Metteremo tutto allasta e nero su bianco – insomma tutto proprio, no – e ricaveremo qualcosa.
FIGLIO Come colombe dal disio chiamate… A beccare il grano sul marciapiede.
PADRE Finché ce nè.
FIGLIO A scodinzolare. A leccare (Piroetta). Brutti stronzi lecchini!
PADRE Si vedrà. Vedremo.
FIGLIO Ma noi, siamo davvero noi, i frutti degli antichi? Noi, i classici figli dei classici?
Ora mi siedo, sarà meglio, e in silenzio osservo – starò un po a vedere dalle rive – lo scorrere del fiume il passare delle acque mai le stesse sempre uguali…
PADRE I cicli le stagioni bello mio non funzionano più.
FIGLIO Chi lo dice? Tu non lo puoi dire né immaginare.
PADRE Ho sentito ho letto, insomma può anche darsi: le cellule staminali inserite... trapiantate a modino, fatte maturare, risolvono quasi unalta percentuale di casi più terribili di SLA.
FIGLIO Noi che veniamo da tante meraviglie di scoperte, miracoli che...
PADRE Sapessi come vorrei, davvero, trovare un po di confidenza, comprensione. Poter restare al tuo cospetto, davanti a voi, voi due se figlio è coppia, maschio e femmina, come ho avuto oppure avrò io.
FIGLIO Fortunato luomo che senza una sua progenie ama lumanità e per lei opera e vive.
PADRE Complicità, un po. Vedi, ma è unipotesi, se tu da giovane scopassi un po di più…
FIGLIO Perché a mia volta procreare tanti peccatori?
PADRE Ti facessi una donna… (Silenzio). Ora ricordo, certo, eri tu il bambino che aspettavo. Tu quand ero in guerra, tu non mi aspettavi. Lontano. Tu sei arrivato eri lì e basta. Sapevi e non sapevi. Vivevi di latte di labbra calde di tua madre. Intanto io pensavo io sognavo la mia sposa e in braccio a lei, tu. Madre a te.
FIGLIO Madre pietosa. Sì, il suo seno il suo collo per me dev essere stato una casa, un tutto.
PADRE Per me, Itaca è stato, il lettone, il cane… Per me, la mamma è stata… Era.
FIGLIO Perché? Non lo è più?
PADRE Faccio per dire. Nel ricordo. Nella fantasia. Se rileggo le sue lettere, le sue risposte alle mie.
FIGLIO Esistono le lettere. Poi al ritorno, vero, la sgridavi, perché tu soffrivi che lei soffriva. Vi guardavate soffrire.
PADRE Ma cosa ti viene in mente.
FIGLIO La mente vede. Vede di più.
PADRE Balle. Storie… storie passate.
FIGLIO Storie. La storia si fa come si è perché si è così. Un po, anche come si scrive.
PADRE Se ne scrivono tante di cose [storie]. E poi.
FIGLIO E infatti tu gliene hai scritte tante. Pa, cosè la fedeltà?
PADRE Umh… Dai!
FIGLIO Pa, insomma, cosè la verità?
PADRE Io, sarei la verità.
FIGLIO Veramente, sarebbe il figlio la verità.
PADRE Umh…
FIGLIO Lo dicono le Sacre Scritture…
PADRE Scritture un cazzo.
Cala la luce.
Passa del tempo.
PADRE E voi due, cosa pensate?
FIGLIO Di che?
PADRE Di fare.
FIGLIO Fare. Abbiamo già fatto.
PADRE Sposarvi. Mettervi insieme.
FIGLIO Non cè bisogno.
PADRE Con un figlio. Se.
FIGLIO Figlio. Non vorremo già dargli un avvenire, prima che sia nato.
PADRE In arrivo, non è?
FIGLIO Hummmm. Comunque.
PADRE Cioè.
FIGLIO Hummm. Nel senso.
PADRE Quando io e tua madre aspettavamo te.
FIGLIO Certo. E poi sono arrivato io. E poi sei partito tu. Eri in quelle regioni fredde e lontane, lassù.
PADRE Che ne sai…
FIGLIO Guerra, ai tempi.
PADRE Tu che ne sai. La guerra non la volevamo noi. Noi abitavamo la nostra città. Bella. Bene, buono. Così bastava. A noi due, noi tre.
FIGLIO Certo, andava tutto bene.
PADRE Perché? Bisognava fare la rivoluzione.
FIGLIO Magari. Prima.
PADRE Avevo appena avuto il lavoro.
FIGLIO Posto fisso.
PADRE Un posto al sole. Non farmici pensare se no… O invece, sì. Chiedilo, ricordalo, reclamalo.
FIGLIO Ma quando uno nasce, allimprovviso, che responsabilità.
PADRE Chiedilo a chi vuoi. Informati. Non fidarti di me. Vai sui documenti, tirali fuori, leggili. Così credi di più e meglio.
FIGLIO Né più né meno: credo a quello che è successo, credo.
PADRE Ma insomma, bisogna esserci, nelle cose.
Lungo silenzio.
FIGLIO Un vuoto bianco, mi ricordo e un fresco nero e i muri della stanza bianchi bianchi e i calci, bum bum giù, della vacca, nella stalla.
PADRE Che presepe!
FIGLIO Niente. Era quando mi portavate in campagna.
PADRE Sfollati?
FIGLIO No, per lestate.
PADRE La bella estate.
FIGLIO Della mamma.
PADRE Sì, ringiovaniva. Ne valeva la pena, sai. Moglie bambina era come tornata.
FIGLIO Lestate.
PADRE Se penso comera lunga allora.
FIGLIO Allora. Fra i salici e il fiume.
PADRE Dentro, al fiume. Si stava bene.
FIGLIO Per arrivarci, nelle ortiche…
PADRE Si passava…
FIGLIO Nelle more. Nere. La mamma le coglieva.
PADRE Le faceva col limone. Io lì ti ho insegnato a nuotare.
FIGLIO Ho imparato da solo. Quando sei capace, resti sospeso. Non ti muovi nemmeno.
PADRE Eh no, non ce nè bisogno!
FIGLIO Né avanti né indietro.
PADRE È naturale.
FIGLIO Né su né giù. Sospeso (Pausa). Dunque, eri già tornato. Era dopo.
PADRE Cè un prima e un dopo.
FIGLIO Mi sembra che il tempo faccia quel giro a spirale, quellanello strano di Moebius…
PADRE Ah sicuro, il tempo non è una strada dritta una linea retta. Va verso lalto, magari. Difficile. Boh…
FIGLIO Verso il fondo. Dura un anno. Ma lanello che torna e ritorna te lo trovi… Lo ritrovi…
PADRE Lì davanti…
FIGLIO Dentro.
PADRE Gabbia. Girandola. Gabbia di criceto.
FIGLIO Mmmmh.
PADRE No letà non dà lesperienza. Dà come un peso.
FIGLIO Bambino, la trasparenza.
PADRE Da grande, a me la paura la nausea. Subito di ritorno. Ormai, da salvo.
Pausa. Musica.
Senti. Tua sorella è tornata.
FIGLIO No, non ancora. Penso.
PADRE Ma deve. Tu, ci sei stato?
FIGLIO Lei non sa niente. O fa finta. Devessere stato tremendo.
PADRE Eccola: un altro bellesemplare di confidenza, di dolcezza al focolare. Vorrei che toccasse a lei, quello che abbiamo passato noi. Sguardo assente scarpe tacco alto…
FIGLIO Lei prima sembrava così…
PADRE Sicura, forte, demente. Un uomo alla volta non bastava.
FIGLIO …piena di vita. Esuberante diciamo.
PADRE Di vita. E quella donna che hai in casa a un certo punto come fossero due, è unaltra persona. Presenza, che ti accorgi, che devi… Con lei dovevi…
FIGLIO Farci i conti.
PADRE Con lei. Provare, misurare il senso di colpa.
FIGLIO Due?
PADRE Due. O tanti altri.
FIGLIO Ora però per lei siamo persi. Perlomeno io.
PADRE Io ci provo a parlarle.
FIGLIO Io non ci provo neanche.
PADRE La disgrazia.
FIGLIO La disgrazia io la sento colpa. Mia colpa.
PADRE Tutti in colpa.
FIGLIO Però sappiamo da dove viene? Viene dallesterno, o viene dal pozzo? Nostro. Senza fondo…
PADRE Destino. Ci credi al destino almeno.
FIGLIO Credevo a quello che sceglievo, poi man mano al gioco del caso, al passo regolare delluniverso. Allo scoppio di Cernobyl e agli tsunami vari… Sono diventato scettico, cinico sarò.
PADRE Tecnica natura non andranno mai daccordo. Ecco perché il fato andava bene. Si faceva rispettare. Onestamente.
FIGLIO Quello di una volta. Ma noi siamo nati in un altro tempo.
PADRE No, lo stesso tempo, quello eterno.
Pausa. Musica.
Ma cosa stiamo qui a…
FIGLIO Macché, cè una bella differenza. Tu di notte, cosa pensavi veramente?
PADRE (Pausa per riprendersi e riepilogare). Confusione. Ma belli, i sogni, belli. Tornavo a casa. Di giorno invece vedevo nero.
FIGLIO Te lo chiedo… Perché magari so che ti fa male a parlarne.
PADRE Così cattivo non credo.
FIGLIO Malvagio. Purché un ricordo resti, una traccia incisa.
PADRE Un memoriale.
FIGLIO Per tutte le volte che non ti ho creduto. Per le tue bugie, i tuoi silenzi, quando scantonavi.
PADRE Senti chi parla.
FIGLIO Facevi vedere come eri debole, indifeso.
PADRE Ah malvagio.
FIGLIO Così indifeso.
PADRE Ah falso.
FIGLIO Ferito. Così bisognava trattarti dolce, di più…
PADRE Fragile sì.
FIGLIO Con i guanti, trattarti. Poi se tornava la calma, eri tu ad attaccare. Il vantaggio prenderti del primo colpo.
PADRE Ma quale colpo! Vantaggio! (Pausa). Tiravo di scherma, sai?
FIGLIO Figurati.
PADRE E subito dopo, di boxe. Palestra di quartiere.
FIGLIO A cosa serve?
PADRE Pochi mesi dinverno. A romperti il setto. Esperienza.
FIGLIO Ehm…
PADRE Tutta esperienza.
FIGLIO Tutto serve.
PADRE Scherzi. Eppure…
FIGLIO Dare un taglio. Circoncidere.
PADRE Preparare alla vita. Disinfettare, prima che sattacchi il germe.
FIGLIO Decidere per gli altri. Il ghetto.
PADRE E allora, il battesimo?
FIGLIO Lingresso, il rito. Il lavacro…
PADRE Il passaggio, la traversata. Il Mar Rosso…
FIGLIO Lespiazione. La purga preventiva.
PADRE Purgatorio.
FIGLIO Il battesimo: dei ricordi dellumanità, dei suoi peccati improbabili, caduta e ascesa. O delle macchiate origini.
PADRE Il battesimo. Puro, impuro, dei nostri frammenti.
FIGLIO Macchia indelebile. Ma guarda che… Fantasie e dogmi religiosi si sovrappongono facilmente.
PADRE Poi il controllo dellimmaginazione dà una formula precisa. Dalla verità proclamata si passa alla necessità. Ovvio, e così non puoi sgarrare.
FIGLIO Non mancar più?
PADRE Ti dà una sicurezza, taccompagna la vita.
FIGLIO Ti rassicura. Chi vorrebbe soffrendo e piangendo andare sempre in cerca. Di un pane che fosse o una rosa. O fosse una semplice frase.
PADRE Un discorso conclusivo. Ti rassicura, ti garantisce la vita.
FIGLIO Sììì, certo. Curiosità?
PADRE Comunque. Io a questo mi attengo.
FIGLIO Non dirmi che hai fatto una fatica, a cercare…
PADRE Allesercizio spirituale che consiste nel passare diversi test conoscitivi, una riprova di Q I, un conteggio dei fallimenti, una specie di confessione a te su stesso, ripetutamente.
FIGLIO Un esame di coscienza.
PADRE Chi più sa, più è responsabile.
FIGLIO E lignorante si becca tutti i vantaggi. Eh no! Perché lui non ne sa niente. Che cazzo.
PADRE Insomma, un bilancio dobbiamo farlo tutti.
FIGLIO Bisognerebbe.
PADRE Prima o poi.
FIGLIO Ora però te la senti?
PADRE No, per ora non me la sento.
Silenzio.
Vieni qua, mettiamo a posto i libri.
FIGLIO Quali libri?
PADRE Dammi una mano.
FIGLIO Sei matto, tu. Sei impazzito.
PADRE No, ho bestemmiato contro di me, pensando a te: che è colpa tua.
Il Padre si copre il volto con le mani. Poi apre dei libri e se li posa sulla testa e sulla faccia, fino a coprirsene in parte.
FIGLIO Non di vecchiaia. Non volevo dire che sei vecchio.
Il Padre continua a coprirsi di libri come di un manto o un di sudario; poi come sotto una doccia pesante. Finché se li scaglia addosso, quasi a lapidarsi.
A un certo punto il Figlio sembra partecipare al gioco, scagliando anchegli libri addosso al Padre. Una calma subentra.
FIGLIO Basta, dai basta (Ansima). Fine…
PADRE Parlano, i libri, anche se sono chiusi. Voglio respirarli sentirne il fiato, leggerne la polvere.
FIGLIO Perché? Credi che siano veri.
PADRE A volte, davvero, finisco di leggere un libro e prometto di non leggerne più. Neanche uno. Poi ci ricasco.
FIGLIO Anchio, sai, avrei i miei libri. Avrei anchio i miei ricordi… Tutta una mappa del mio territorio.
Il Padre raccatta libri e li getta dalla finestra.
Cosa fai? Cosa stai facendo. Fermati.
Il Figlio agguanta il Padre, che sembra intenzionato a gettarsi dalla finestra.
Disgraziato!
3. Il Figlio / Fratello da giovane
FIGLIO (Sentendosi, ricordandosi bambino). Stavo giocando, non volevo rientrare. Mio padre veniva alla finestra e dava un fischio con le dita in bocca. E il bambino cagnolino tornava subito di corsa. Lui rideva. Il bambino rasentava il muro. Lui rideva forte. Più tardi se non era contento, se la donna non era di luna, poteva prendere la cinghia e mi picchiava. Poteva farlo… Lo faceva. La donna gridava, diceva no, no e andava via di là. Sentivo che piangeva.
Se non ora, quando. Se le mutande non le abbassi adesso, quando aspetti, le cali per andare al cesso?
Ci vuole così poco per iniziare il gioco
Ci vuole un niente o quasi ammettilo
Anche a te piacerebbe volare
Volo di sola andata
Perché tornare a casa?
Visitare il mondo, prima.
Il bambino è solo, è nudo davanti allo specchio dellarmadio e nell estate è un bambino al passato, un uomo al futuro.
Non avere paura. Non è unombra è la tua figura, la stessa che ti dice che ci sei, che sei lì se ti vedi. Ti dice ci sei non dice chi sei. Tocchi il vetro. Ti tocchi la carne il corpo dalla testa ai piedi. Lì ci sei. Tu sei.
E quanta dolcezza, dispersa nel calore. Fuori le imposte chiuse dentro unonda un fresco come di mare. Come quando ci vai al mare e sbattere, continuo, regolare. Ti dà torpore, ti stona; ti fa sognare, svanire.
Forse di fronte allo specchio, quello di quel giorno primo, vedi come sarai. Nudo, un nudo che sa di buono, di bene. Uno scatto la mano sfiora la superficie, manca il riflesso, ma... è lì il presente. E nel cristallo, immagine…
È morire dolcemente e che fa paura. Domani ripasserai davanti. Da vecchio, magro oltre che nudo, poi, soltanto tu, ci passerai.
Ma tu, quando ti sei trovato davanti alla prima donna? Che fai?
Come, che fai?
Donna, bambina.
Lo stesso. Quello che è, lAltro, lo senti. Quando lo senti, lo è. Allora, lo è.
Il Gatto si sposta e si accoccola.
CORO
Povera Ifigenia. Antigone forse. Principessa
Sciagurata.
Ingenua. Sentimentale. Mi sembrava.
Innamorata?
Ma no, ma no, ora altro mi sembra
Perché laltra voce da bambina,
voce sapiente, voce più saggia della nostra,
con le sue disobbedienze i suoi capricci, lei…
Il Gatto miagola.
Non era lotta
La sua era ricreare
Unombra per lasciarla incisa nella mente
Non nella notte che finisce allalba, non
Nella sabbia cancellata dal frangente,
rimane impressa forse nella nostra coscienza.
Grazie gattino che passando getti sempre
La stessa ombra, che tu sia nero
Che tu sia bianco.
Il Gatto sallontana.
4. Padre e Figlia
Nel confronto verbale, forse non si guardano nemmeno.
FIGLIA Papà?. Perché mi guardi.
PADRE Perché sei bella… Forte.
FIGLIA Sento una voglia… Morirei, quando mi dici bella.
PADRE Una voglia? Da quando? Voglia di morire.
FIGLIA Da quando ho cominciato a parlare.
PADRE Fai paura.
FIGLIA Bella, no? Scherzo, no? E una bugia. No.
Pausa. Avviene qualcosa e si cambia registro.
FIGLIA Papà. Tu che ne dici? Di noi che cosa pensi?
PADRE Noi chi?
FIGLIA Noi la nostra famiglia.
PADRE Mi pare che.
FIGLIA Eravamo tanto… Così uniti.
PADRE Davvero così.
FIGLIA Piangi?
PADRE Non piango. Magari. Prima ci riuscivo.
FIGLIA Non ci riesci. Dimmi qualcosa.
PADRE Dimmela tu che sei la più…
FIGLIA Giovane… Mi dicevi le cose belle. Soltanto quelle belle mi raccontavi. Di quando eri piccolo tu, di quando piccola sono arrivata io.
PADRE Ma cosa dici, le raccontavo per me.
FIGLIA A me le raccontavi. Le inventavi per me.
PADRE Faccio uno sforzo, è così…
FIGLIA Le voglio. Vorrei sentirle ancora.
PADRE Innaturale. Ascoltare? Non è la verità.
FIGLIA Che verità. Chi ti chiede la verità? Non ti domando la verità.
PADRE Quando andavamo a pescare. Senza mulinello.
FIGLIA Col mulinello simbrogliava.
PADRE Vecchio vedi non mi raccapezzo.
FIGLIA Di noi, dimmi di noi. Dove andremo.
PADRE Ora dobbiamo solo…
FIGLIA Cosa ci aspetta.
PADRE Una pazienza infinita.
FIGLIA Non voglio. Lho già avuta.
PADRE Non vedi dove sono. Finito.
FIGLIA Per quello, finita anchio.
PADRE Un prima un dopo. Io sono dopo, anche se ti sembra strano dato che il vecchio…
FIGLIA Sei venuto prima. Ma non posso andare via, io, ora.
PADRE Ora che qualcosa almeno è chiuso.
FIGLIA Appunto. Dal momento che lei… Lei, lei che non cè più. Ecco cosa… Di nuovo, davanti cè il vuoto.
E dietro, il vuoto cè… Dopo il parto, invece, mi sento piena, piena di lei, viva di nuova vita…
PADRE Riempirlo noi, il vuoto, dobbiamo.
FIGLIA Solo una tomba so, che da vuota era più piena.
PADRE Il sepolcro. Gesù.
(Pantomima) Lospite inattesa. Tutti, ci ha visitato.
FIGLIA Può darsi. O qualcuno lha visitato di più.
PADRE Dentro al vuoto trovi sempre qualcosa.
FIGLIA Per me no.
PADRE Qualcosa almeno se là dentro. Se ti ci senti ti ci vedi.
FIGLIA Cosa stiamo qui a fantasticare. Era un consiglio. Chiedevo. Per riempire un po.
PADRE Sì. Forse quelle sono le cose che durano… Si disfano meno. Che passano, però non ti abbandonano, non perdono lodore.
FIGLIA Lodore… Profumo. Darci la mano, darci un bacio… (Pausa).
Il sangue…
PADRE Il sangue, lemozione…
FIGLIA Vieni qui (Chiama a sé il Padre. Senza toccarsi ancora, cè un abbraccio in tensione che sembra contenere una vita. Infatti, restano in piedi, di fronte uno allaltra).
PADRE Vieni qui.
FIGLIA Sono qui (Savvicina. I due quasi si toccano fronte a fronte).
PADRE Più vicino.
FIGLIA La mia non cè.
PADRE Lo so.
FIGLIA Lei non cè più.
PADRE So.
Sfiorandosi, ma staccati del resto, mimano labbraccio.
FIGLIA Allora, mi devi guidare.
PADRE Pensavo te: mi accompagnassi tu.
FIGLIA Avanti. Lultima volta. Io ti seguo.
PADRE Mancano le forze… Figlia.
FIGLIA Fallo per me.
PADRE Figlia… Nuova… Vorrei farlo per lei, per noi, se questa è lultima volta.
FIGLIA (Delirante, nello sforzo di retrocedere nel tempo memoriale). Facciamo finta, che è prima, che è tutto fermo, deve ancora cominciare, succedere e siamo quattro, la famiglia, oppure soltanto ancora tre…
PADRE Prima? Ma se io sono dopo? Tutti, siamo dopo.
FIGLIA Già. Dopo, la morte. Non è prima?
Iniziano una “danza” di fuga e di inseguimento reciproco.
PADRE Perdonami. Perdonatemi.
FIGLIA Perdono.
Sempre separati, mimano: il Padre la accarezza. Bambina, la consola.
FIGLIA Perdonami.
PADRE Non cè sbaglio e non serve perdono.
FIGLIA A lei lo chiedo.
PADRE Già venuto, già dato.
FIGLIA Manca. Manca sempre qualcosa.
PADRE Perdono eterno, perdono infinito.
FIGLIA (Movimenti). Basta, ora hai ragione. Mi hai dato. È successo qualcosa. Me lhai già dato… Forse lei torna
Pausa. Guarda fisso innanzi.
Che di tutti i colori, il più forte, indelebile, fosse il colore del vuoto…
PADRE (Movimenti). Vedi come cadono, che mi cadono i capelli (La Figlia si tocca i suoi).
FIGLIA Ricrescono…
PADRE (Movimenti). Lho persi quasi tutti. Ne avevo.
FIGLIA Se ne hai così tanti (Si torce i suoi). Lunghi.
PADRE Persi invece(Si accarezza il capo).Sono stanco (Si siede, si sdraia). Dormire. (E cita certe frasi già dette, di quando era in guerra…)
La Figlia agisce veloce, con insolita destrezza, lo solleva, saccerta che stia bene. Lo accarezza, lo culla quasi.
FIGLIA Lei forse è tornata a modo suo. Ora dormi, riposa. Forse lei torna. Lei.
5. Fratelli a confronto
SORELLA Tu viaggi.
FRATELLO Viaggio. Un mese allanno, viaggerò, se fa tanto.
SORELLA Beato te. Tinvidio.
FRATELLO Viaggio, ma è stato un caso.
SORELLA No, che non tinvidio. Ma almeno sei lontano.
Da tutto quanto.
FRATELLO Conoscere, sapere comera la bambina.
SORELLA Cosa ne sai?
FRATELLO Io?
SORELLA Cosa vuoi saperne, tu.
FRATELLO Io, niente, appunto.
SORELLA E allora.
FRATELLO Allora niente. Importante però saperlo.
SORELLA Sapere certe cose… Cose certe.
FRATELLO Sapere cosha sentito, cosha capito almeno.
SORELLA Te lo dico io. Ti racconto io chi era cosera cosa faceva, per chi.
FRATELLO Se lo dici tu.
SORELLA Non che me ne parlasse lei. Guardando in me, vedevo lei. Forse comero stata, io.
Silenzio.
Ma te lo ricordi quando è nata, lei? Come?
FRATELLO Vagamente. In ombra.
SORELLA Gesù Bambino, per noi.
FRATELLO Non laspettavate così tanto.
SORELLA Prima.
FRATELLO Poi.
SORELLA Poi, ho deciso io, quando. Ed è arrivata.
FRATELLO Vedi che sei potente? Fai quello che vuoi. Quello che vuoi ce lhai.
SORELLA Quello che voglio! Cagare! Sentire la sua voce, vorrei.
FRATELLO Ma perché. Oramai... Siamo ancora scossi.
SORELLA Dice che si può anche registrare.
FRATELLO Io non la sentirei. Non vorrei.
SORELLA Io sì, perché… La mamma forse no, di dolore, così di crepacuore. Ma la sua, della mia bambina… Io…
FRATELLO Sparita.
SORELLA Cessata.
Va verso la finestra. Rabbrividisce.
Mi dai quella coperta? La giacca.
FRATELLO (Non trova gli oggetti. Li cerca con lo sguardo).
Te la prendo.
SORELLA Sì dai…
FRATELLO Scusa.
SORELLA Sì prendila… Me lhanno garantito però. Durante una seduta, qualcosa in aria è passato.
FRATELLO Qualcosa (Pausa).E lhanno registrata?
SORELLA La voce. Chissà. Le voci.
FRATELLO Io non credo.
SORELLA Se esiste laldilà, viene può venire.
FRATELLO Non saprei se…
SORELLA Allora viene.
FRATELLO Se esiste, anche, non viene.
SORELLA Non potrebbe venire?
FRATELLO No. Figurati.
SORELLA Io me la ricordo in piedi davanti alla finestra. Bianca. Vestito bianco…
FRATELLO Come ora (Pausa). Coricata? No?
SORELLA In piedi alla finestra e il sole impossibile. Troppo forte. E la bambina mi diceva mamma, chiudi… Domani.
FRATELLO Sapeva.
SORELLA Sapeva tutto e si guardava la sua storia si faceva il suo film. Preparava il viaggio lappuntamento perfino le telefonate, tutto.
(Fruga nei cassetti di un armadio).
FRATELLO Ti ha telefonato lui. Il dottore.
SORELLA Sì, ma la voce era lei, la bambina. La sua voce.
FRATELLO Cosa ti ha detto? Qualcosa…
SORELLA Per ora aspetto. E tu anche aspetta.
FRATELLO Fin troppo hai aspettato.
SORELLA No è stato così veloce.
FRATELLO Quanti anni ci hai messo.
SORELLA Non so. Lho visto allimprovviso.
FRATELLO Mmmmh (Pausa). Vuoi bere qualcosa. Fa bene bere.
SORELLA Appena qualche lampo. Le visite…
FRATELLO Le operazioni.
SORELLA La forza, la ripresa. Ma ti rendi conto: da morta quasi era viva ancora più viva di prima. Era lei a telefonare agli amici. Loro non ci credevano. Poi a vederla, si sentivano come sollevati.
FRATELLO Capogiro.
SORELLA Entusiasti.
FRATELLO Portati. Presi…
SORELLA Dalla speranza.
FRATELLO (Pausa). Beviamo qualcosa dai.
SORELLA Per bere bisogna bere.
FRATELLO Hai provato gli infusi?
SORELLA Ne avrò presi dieci. Tisane…
FRATELLO Rinforzano le difese.
SORELLA Ora mi dici qualcosa? Mi parli ora?
FRATELLO Mmhhh.
SORELLA Stavamo come a distanza, noi.
FRATELLO Distanza?
SORELLA Distanza di sicurezza.
FRATELLO Uscita demergenza.
SORELLA Vuol dire che io non.
FRATELLO No, io.
SORELLA Vorrà dire che lei.
FRATELLO Ero io.
SORELLA Io e lei non ci capivi.
FRATELLO (Silenzio).
SORELLA Non ci facevamo capire.
FRATELLO Quando uno sta zitto…
SORELLA Stavamo in una stanza, due in una gabbia.
FRATELLO Non riuscivo a oltrepassare…
SORELLA Entrare no?
FRATELLO Passare la soglia.
SORELLA Anche lei se mi chiamava, sentivo che non mi voleva. Almeno credo.
FRATELLO Figurati. Eravate una persona sola.
SORELLA Eppure non saprei. Non so se le facevo piacere. Vicino.
FRATELLO Figurati.
SORELLA O se le facevo rabbia. Perché la vedevo. La vedevo così. La vedevo comera. Lei capiva che la vedevo.
FRATELLO E non voleva, dici?
SORELLA Ora credo (Pausa). Sai, i bambini hanno paura, non si fidano dei grandi, quando i grandi ammettono qualcosa che è più grande di loro.
FRATELLO (Silenzio). Non piangeva.
SORELLA No, non piangeva. Non per il dolore.
FRATELLO Non lo faceva vedere.
SORELLA Non mi ricordo. Sai che non mi ricordo più. Le ore e i minuti, quei giorni, ogni giorno, me li ricordo e potrei rifarti il calendario preciso. Ma il senso…
FRATELLO I momenti…
SORELLA Ma il male, quanto, non ricordo. Né di me né di lei ho potuto misurare come, quanto.
FRATELLO Sappiamo non sappiamo.
SORELLA E dopo, che erano venuti i suoi amici a trovarla, mi guardava, guardava me con quegli occhi.
FRATELLO Neri.
SORELLA Dentro quegli occhi, tutti loro. Quella faccia che distrugge la morte (Pausa). Perché non sono diventata matta.
FRATELLO Sei forte.
SORELLA Figurati te. Dico: tutto quello che per te è ancora possibile fa conto di averlo. Io te lo do. Mi rispondeva non importa io ce lho (Pausa). Una cosa è certa: la sua vita lha data a me, perciò mi vedi vivere tanto (Esagitata, rovistando nel cassetto).
FRATELLO Cosa fai, dai lascia stare. Lascia.
SORELLA Duro così tanto (Pausa). Mi diceva: Aspetta con me.
FRATELLO Tu aspettavi con lei.
SORELLA Abbiamo fatto questo, questo soltanto.
FRATELLO Tanto. Lo avete fatto, proprio.
SORELLA Ma a un certo punto non lho più fatto. Non ho aspettato. Non con lei. Non più la stessa cosa non più lo stesso momento. Paura insieme di aspettare lopposto. Due che aspettano insieme, ma in senso contrario. Contromano. Controvento.
FRATELLO Pretendere che gli angeli non possano piangere, se sono puro spirito.
SORELLA Allora te lo dico io, è lo spirito puro che piange.
FRATELLO Allora, non hai pianto.
SORELLA Eh no, certo. Non era possibile.
FRATELLO Vedi gli angeli e non piangono…
SORELLA Neanche lei piange.
FRATELLO E tornare indietro non si può. Se non hai pianto però…
SORELLA Chi si lava la faccia non sempre ha il cuore che sanguina.
FRATELLO Quando non cè più niente.
SORELLA Ci sono madri che ho letto, che allora… Che si mettono a cantare accanto al corpo del figlio.
FRATELLO Tu?
SORELLA I capelli. Che glieli strappassi, aveva paura.
FRATELLO Glieli tagliassi?
SORELLA No no, strappassi, con le mani magari (Pausa). Caduti, aspettavo che crescessero. Crescevano. Presto, veloci. Via, la parrucca!
6. Della tortura, 1
Buio.
Il Gatto entra.
CORO Chi sta su questa porta
Le vede passare tutte.
Vede venire tutti e tutti andare.
Entrare uscire.
È losservatorio più sicuro, garanzia di presenza
Lunga o corta degenza.
La schiera si svolge lenta o impaziente.
Non ha bisogno dellora
Dellorologio. Chi arriva ha lora la sua ora
Impressa in faccia. Anche se il timbro lo mette
Lusciere, il colore del sole o il grigio di nebbia
lo incarna di suo da solo.
Crescendo la luce, si vede la Sorella stesa sul letto, come dormisse, bocconi. Il Fratello entra, attende. Lei si muove. Il fratello arretra.
SORELLA Avanti.
FRATELLO Ti senti male? (Movimenti per arretrare).
SORELLA Malata, entra.
FRATELLO Scherzi?
SORELLA Non diciamo colorita, diciamo pallida, diciamo, quando ti vedi chiara, bianchiccia e non sei più stata al sole. Lasciamo perdere.
FRATELLO Come stai?
SORELLA La camera della tortura.
FRATELLO La chiamava lei della tortura?
SORELLA No, lei la chiamava soltanto camera.
FRATELLO Operatoria. Sala operatoria.
SORELLA Sì, nel senso: operazione della tortura.
FRATELLO Eppure.
SORELLA Eppure la bambina.
FRATELLO Come facevano, loro, i medici?
SORELLA I medici dicevano vieni andiamo. Ci siamo noi.
FRATELLO Cosa faceva lei?
SORELLA Andava. Per stare con loro.
FRATELLO Ma la camera.
SORELLA Tranquilla ci andava. Stava con loro.
FRATELLO Vedi. Allora.
SORELLA E da non credere, era contenta, quasi. Come.
FRATELLO Figurarsi.
SORELLA La paura la esaltava.
FRATELLO Non è giusto…
SORELLA In sala lei conosceva gli apparecchi le analisi e tutto.
FRATELLO Le posizioni.
SORELLA Il tempo dintervento di preparazione di uscita.
FRATELLO Dal coma sedativo.
SORELLA Gridava, se non sentiva: Non sento niente!
FRATELLO Però. Figurati.
SORELLA Dava il segnale: sento male. Ora, ora.
FRATELLO Non è ammissibile. Ma tu: se tu non ceri.
SORELLA È vero, non potevo entrare. Anchio però avevo la mia sala, la mia camera. Facevamo la tortura insieme, staccate, ci credi.
FRATELLO Insieme.
SORELLA Mattina. Mattina presto. Cominciava.
FRATELLO Di seguito. Insieme?
SORELLA Di notte finiva. Ero così come affacciata a una finestra, come sul balcone, ero. Ero seduta, allora non ero sdraiata.
FRATELLO Un divano una poltrona.
SORELLA La porta chiusa, e da lontano (Gesto con la mano) in lontananza era il momento più vicino. I vetri, mi ricordo, appannati. Il nostro orario la nostra cura. Ci facevamo pranzo e cena.
FRATELLO Dinverno, brina sarà stata.
SORELLA Appannati di calore. Interno. Là dentro il fuoco.
FRATELLO Dicono che il freddo laggiù sia bello forte. Gelo.
SORELLA Gridava quando cominciava a sentire.
FRATELLO (Divagando). Tu per la mamma, che sensazione hai avuto?
SORELLA (Seguendo la sua impressione). “Lo sento, ora”. Così iniziavano, i medici, davano retta a lei. Seguivano le sue indicazioni. “Non mandatemi via”, diceva. “Così esco che sono guarita”. Facevano, loro… Ubbidivano lei, loro. Sentivano capivano, quello che diceva. Lei diceva: “Un minuto”. E loro, partivano fra un minuto. “Brucia troppo”. E loro diminuivano lintensità, riducevano la dose.
FRATELLO Che ne pensi di mamma, allora? Io pensavo, sistemata lì, va bene.
SORELLA (Continuando nella sua impressione). Lo sai cosa chiedeva: fatemi male.
FRATELLO Be, che motivo cera?
SORELLA Chiedeva, insisteva. Il dolore guarisce.
FRATELLO (Ambiguità: se riferito alla Sorella o alla scelta per la Madre o allincomprensione precedente). Ma cosa dici.
SORELLA Era convinta di guarire. Di quello, sicura. La cura.
FRATELLO (In tuttaltra situazione). Visto che tirarla fuori, ormai, era impossibile, la mamma. Curarla per non farla soffrire.
SORELLA La cura la vita (Concentrata sulla sua bambina). La curavano viva. Da viva, chiamava sempre qualcuno, sempre.
FRATELLO Ma tu dopo i giorni le ore, doveri?
SORELLA Nella stanza… Alla finestra sarò stata.
FRATELLO Non facevi niente non ci credo.
SORELLA Niente. Aspettavo.
FRATELLO Aspetta e spera. Lo vedi? (Pausa). Quanto ti prendeva?
SORELLA Cosa?
FRATELLO Ogni volta… Il professore.
SORELLA Chi? Un… duecento, trecento.
FRATELLO Mila.
SORELLA Mila.
FRATELLO Normale. Ti sembra normale?
SORELLA Cosa cè di normale?
FRATELLO Già. Niente. Del resto non abbiamo mai reagito.
SORELLA Denunciato?
FRATELLO Già. Denunciato.
SORELLA Cosa cè di normale? Era lei, malata.
FRATELLO Appunto. Mica lui, loro.
SORELLA Hai un malato, cosa vuoi denunciare? Il professore si prendeva la sua ragione…
FRATELLO Mmhh…
SORELLA Sa, signora, dice, siete voi i malati. Voi. La bambina, insomma, nel caso.
Ma io… ma lei, protestavo.
Sa, signora, cè chi dà e chi riceve. Tutto si fa quello che si può fare. Umanamente.
Allora io, devo avergli inveito contro qualcosa. Lui ha ripreso, calmo, la sua tiritera: sa, signora. E io devo avere (Si arresta, tremando), ho fatto qualcosa con le mani. E ho urlato.
FRATELLO Tu?
SORELLA (Di fronte a sé vede qualcuno di odiato). Via! Andate via! Maledette! (Calma). Esagerata. Avrò esagerato (Ancora uno scatto urlando). Cagne rognose!
FRATELLO Figurati.
SORELLA Mi hanno dovuto calmare.
FRATELLO Avevi ragione.
SORELLA No, macché. Ho esagerato. Volevo che fosse lui, loro, a chiedere perdono. Dovevano chiedere scusa loro.
FRATELLO Ah così. A quel punto? Sofferto.
SORELLA Malati loro, chiedere loro scusa.
FRATELLO Anche se dovevano trattarla così. Senza via duscita.
SORELLA Inginocchiarsi, chiedere perdono. Davanti a chi sta per morire (Pausa). Unillusione.
FRATELLO Un bisogno.
SORELLA Lei viva. Più morti loro. Li vedo, come i preti che vanno al suo funerale, in processione. In processione, in chiesa, allospedale. Verso laltare, verso la sala, quella. Sempre, sotto la luce (Si copre gli occhi). Gli occhiali…
FRATELLO Dove li hai messi?
SORELLA Sempre. Dovrei portarli ormai.
FRATELLO La luce?
SORELLA Sì luce (Mette gli occhiali e infila la testa nel cassetto). Lei a tal punto si fidava.
FRATELLO Ti fidi.
SORELLA Speri. Dalla disperazione.
FRATELLO Qual è il limite? Ci sarà un limite e dopo…
SORELLA Non cè. Non lho visto mai.
FRATELLO Nemmeno in lei?
SORELLA No, in lei no, cera solo il buio e la luce, buio e luce e cambiava la durata del giorno della notte. Aveva inventato…
FRATELLO Ma è terribile…
SORELLA Inventava le ore: le ore brevi le ore lunghe le ore potenti… Le ore delle grandi campane, la sveglia piccola lora del telefonino.
FRATELLO Di questo, al medico, ne hai parlato?
SORELLA Fra noi. Era fra noi, era un gioco. Non si sa quanto poteva durare, reale.
FRATELLO Al medico, io gliene avrei parlato…
SORELLA Erano ore… Le ore profonde le ore fluenti. Ore che non esistono…
FRATELLO Informazione. Completare il quadro.
SORELLA …Ma lei le contava. A proposito, hai visto i disegni i fogli?
FRATELLO Ne ha lasciati? I suoi…
SORELLA Un po. All ultimo non faceva altro, non faceva.
FRATELLO All ultimo.
SORELLA Insomma, prima dellultimo. Con le parole, soltanto, non ce la facevo. Più.
FRATELLO Basta ora. Non è psicologia.
SORELLA Psicoanalisi.
FRATELLO Se no è superstizione.
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Pausa.
SORELLA Non ho fatto come la vedova di Sunem… Né come Eliseo coricato sul fanciullo morto bocca a bocca, pancia a pancia. Perché il fiato mio non è tutto sfogato, esalato tutto in una volta sola?
FRATELLO Non il luogo né lora. Non ci è dato.
SORELLA Colpa mia. Quando un figlio hai, vuoi sentirti indispensabile.
FRATELLO E io anche se ce lho, è un altro paio di maniche.
SORELLA Sarà che lhai sentita, ti è capitata in un altro modo.
Forse avremmo dovuto tenerli più vicini, più insieme.
FRATELLO Forse.
SORELLA Fatto sta che sarei stata anche unipocrita.
FRATELLO Impostura a fin di bene.
SORELLA Dargliela a bere, a lei!
FRATELLO E cosa volevi dirle? Stai morendo, sei morta.
SORELLA (Consapevole dellinadeguatezza, dellestraneità, senso di mancanza: il millantato credito, un modo di raccontarsi agli altri. Specialmente quando li si ama). Così io appunto mi raccontavo a lei, perché lei mi raccontasse di sé, mi dicesse quello che non poteva dire. E io non provavo, quasi mai, a fare la forte, la più forte, quella che resiste e fa coraggio… Io no, io facevo la debole la fragile, ero io quella che devessere aiutata che chiede una parola di conforto… Da lei, capisci, chiederlo a lei, capisci. Ti rendi conto.
FRATELLO No io no.
SORELLA Capisci come funziona: io so, insomma, alla fine, che tu non sai che io, veramente, anche se non voglio, sono un altro. Così è limpostura. Lo sai e vuoi che laltro non lo sappia.
FRATELLO Mica la volevi ingannare.
SORELLA Eh altro che! Proprio passarla per scema. Proprio.
FRATELLO Proprio. Per modo di dire. Di modo che. Insomma…
SORELLA (Scivola a usare il dialetto). Vedi, lo vedi, ti veddi, ti o veddi anche ti… Lo stesso gioco con me.
FRATELLO Ora dai bisogna che.
SORELLA E con lei, anche. Se non cè, cera. O meximo zeugo.
FRATELLO Non è possibile… sempre… giocare.
SORELLA No lè vea, ti o dixi ti. Saio matta. Zeughemmo sempre, emmo sempre zeugou.
La Sorella trova piccoli giocattoli nei cassetti e li osserva.
7. Vocazione originale
Il Gatto si sposta e si apposta.
CORO
Se ricordassimo tutto,
Tutto,
La storia sarebbe già
Bella pronta.
Ma…
Ma noi…
Ma tu.
SORELLA E a te sembra giusto normale che facciamo dei discorsi come questi?
“Cara, vuoi il latte?
Col miele?
Con lo zucchero?
Con lo sciroppo di rose?
Tesoro, ti faccio la passata? Una bella… Amore, ti cambio il lenzuolo…
Tesoro, prendiamo il libro con le figure.
Amore, cosa ti do col caffè… Io, te lo leggo io.
Ti sembra logico, ti sembra umano, giusto, sì. E di quella cosa, quelle cose, che a lei costavano così tanto, a ma, che a lei ci pensava così tanto, così importante, così tutto, trovarlo bello e ricco, più della vita…
(Pausa).
Lo sai che è destinata a crollare, la casa? Lo sai che suo fratello, lo zio, tuo zio, la casa se lè vista crollare, lha vista sfasciare, lha vista sbriciolare… Lacqua, côse lè che ti veu, a ghe passava sutta, passava sotto, poi passava sopra non cera più il tetto la cantina lha vista che gli andava via. Mentre lo tenevano i vigili, gli avranno dovuto mettere le manette, se no quello lì, si tuffava. Bene, lui lha vista andare via, sciò…. E lei, non ci crede che può succedere anche a lei, alla ma, invece succede succede, viene giù se è fatta male, giù: lo dicono i muratori che ci sono stati che il cemento magro lhanno impastato loro il cemento, armato.
Devo farli, devo farli io, i discorsi da matti? Per chi li faccio? O non li faccio? Perché sono matta, dillo! Ditemelo sei matta, sono matta. Sì lo ammetto.
A me, il dolore, faceva paura, fisico. Morale, no. Fisico, perciò volevo la dormia e a lei se ci penso, allanestesia... Te lho detto, mai, che lei durante – dicono – non smetteva di parlare, sognava. Io anche, un pochino, sonnambula. In piedi con gli occhi chiusi, la nonna una volta lho vista io. Faceva il tragitto preciso, andata ritorno, beveva lacqua con la tazza si asciugava la bocca, si fermava allo specchio lassurdo a guardarsi non vedersi allo specchio.
Eh specchio specchio… E anche tu a volte magari. Se mi ci metteva, la ma, mi ci piazzava davanti per misurarmi il vestito, non ci volevo stare ferma neanche morta. “Un momento cosa ti costa”. Per i capelli, ferma, neanche. Da sola, sì, per fare la manfrina, la pantomima, e demoe, anche senza le bambole, così da bambina, bambina grande, quella che la guardano, i grandi; quella che i bambini i maschi la chiamano e poi si nascondono, la chiamano e scappano. Futta via! E lei li sente, li vede, alle spalle. I bambini, i maschi, i fuenti, savvicinano dietro e scappano. Futta lì! Li sento, li vedo, anche senza occhi.
FRATELLO Ma tu davvero, dove li avevi gli occhi? Tua figlia stava già male.
SORELLA Gli occhi neh, con certe ciglia… Vengono già le nuvole, si chiudono gli scuri, i cancelli… le lunghe chiome scendono sulle spalle…
FRATELLO Sì il buio temporale.
SORELLA Insomma non servono gli occhi. Serve sentire, serve il cuore. Te lo dice la pancia la schiena. Te o dixe o cu, te o dixe! Qualcosa te lo dice, i brividi…
FRATELLO Be non siamo così…
SORELLA Così come?
FRATELLO Non siamo tutti uguali.
SORELLA Fræ e so.
FRATELLO Appunto. Diversi.
SORELLA E poi la femmina, si dice! Cosa ne sapete! I brividi. A dieci anni, sarà stato, a undici nemmeno, sarà stato. Quando il bambino davanti a te, lì ti vede e tu lo vedi che ti vede. Ecco perché quando è dietro… uguale. I brividi… li puoi provocare. La donna, bambina…
FRATELLO Da donna, la bambina, sa già di essere bella così?
SORELLA Da bambina, la donna sa già di essere bella, di essere comè. Prima, no. Dimprovviso, poi, sì (Pausa). È successo a me.
FRATELLO (Pensando fra sé). A lei no.
SORELLA Sa già, lo sai già, di essere desiderata. Perciò voleva, non voleva.
FRATELLO Figurati.
SORELLA Sai già non importa da chi.
FRATELLO Sai già?
SORELLA Desiderata. Saperlo. Necessità. Non ci si rende conto però è unetà che viene la trovi a tarriva fra capo e collo sei lì è il momento ti rendi conto, fai come se è unora precisa; unora del tempo fatale. Pure non ne hai ancora capito niente. O tempo du belin. Lei lo sa. Lo sai e contemporaneamente ne hai paura. Tanto sai tanta paura.
FRATELLO (Fra sé). Scendono i fiumi, invadono le rive.
SORELLA Paura. Insieme. Quello che dico…
FRATELLO Non importa. Se mai…
SORELLA Ora ti racconto cosè successo a me. È importante per me. Che lei non cè più.
FRATELLO Abolire il tempo sospendere il dolore.
SORELLA (Parla in dialetto). Falo joa lasciù.[farlo volar lassù]
FRATELLO Non soffrire, non sbagliare più.
SORELLA Ragionamento magari, ricordo. Dialoghi di uno, di una sola. Da matti. Matta.
FRATELLO Provo a dirlo io.
SORELLA Di me?
FRATELLO Mi, de ti.
SORELLA Mi, da matta?
FRATELLO Io, da matto. Da sveglio, anchio.
SORELLA Per essere in due?
FRATELLO Soli, ma due. Quella paura ha due forze. La paura la forza…
SORELLA … della bambina. Lei sì.
FRATELLO Sì la donna bambina.
SORELLA Mi ricordo, una fissazione. Il vestito era bianco e rosso, corto. Il vestito.
FRATELLO Bianco e rosso?
SORELLA Quello bianco e rosso.
FRATELLO Quello corto?
SORELLA Quello.
FRATELLO Glielo aveva cucito la mamma, scommetto. Prima.
SORELLA La mamma, certo.
FRATELLO Prima, la mamma.
SORELLA Certo (Colta da memoria vertiginosa). Dopo il prima rosso un bel rosso scuro, una bella mela rossa porpora rosso un bel sangue cosa dico un bel mantello scuro profondo rosso come… cosa dico…
Il Gatto miagola.
Io… Per me… A me…
FRATELLO Forze, paure… Voglio dire che conseguenze può avere il desiderio, desiderare laltro, desiderare altrui. Paura che laltro non desideri te mentre tu senti che ti desidera, lo senti. Indifferenza può darsi. Rifiuto. Laltro vede, sa, ti sa…
SORELLA E ti rifiuta? No, a me, no. La prima volta pure mi è corso dietro. Si vedeva, subito.
FRATELLO Sì va be. In generale, dico.
SORELLA Lavevo appena guardato. Una mano forse ho mosso appena.
FRATELLO Il secondo, timore, il senso di non essere adeguata. Brutta grassa magra, non conforme insomma lo sai cosa cè dentro che non va… Per non meritare lattenzione dellaltro.
SORELLA Laltro.
FRATELLO Non ti vede o ti vede storta, non ti pensa non ti vuole, donna.
SORELLA Laltro. LAltro, non luomo, non necessariamente.
FRATELLO Però, non siamo pessimisti. Non è questa la norma, la via probabile. Disistima, svalutazione… questo in partenza poi è la causa.
SORELLA Rifiuto di sé, in quanto soggetto non funzionante per laltro…
FRATELLO Prendiamo laltra, prendiamo la via della coscienza… Sentire, sapere positivo di sé, se pure fluttuante, sapere la propria bellezza.
SORELLA Saperla. Certa.
FRATELLO Ecco. La bellezza…
SORELLA Il gioco.
FRATELLO La bellezza gioca.
SORELLA Quello che dicevo io. La prova è il gioco. E giocando provi. Giocando vedi, lo impari.
FRATELLO La seduzione. La bambina giocava alla seduzione (Quale Bambina? La morta o lei, Madre-Sorella che si ricorda bambina?).
SORELLA Te la raccontavo. Esperienza, seduzione. Decidi, senza spiegare. Il gioco, lo giochi. Senza regole. Giocare. E allora vedi… Alloa ti veddi cose succede… Una bambina di undici, dodici anni, avrò avuto, io. Ecco perché lei… Io, con lei, diverso.
FRATELLO Diverso? Perché?
SORELLA Proibito.
FRATELLO Perché? Ti faceva male… In lei ti riconoscevi…
SORELLA Eravamo uguali. Facevamo lo stesso, non cambiava, lo stesso trentanni dopo. Sapessi cosa accadeva. Dopo anni. Ma era, dopo?
FRATELLO Se era, era allora.
SORELLA Era, prima? Di quando, di cosa?
FRATELLO Per dire…
SORELLA Vedi come si diventa. Matti. Matta davvero.
FRATELLO (Fra sé, più raziocinante e staccato). Una bambina di undici, dodici, tredici anni, può provare a sedurre, misurare leffetto, misurare i gradi dinfluenza sullaltro… Un gioco in cui conduce lei. Certe non ci provano, certe, per paura, per…
La Sorella abbraccia il Fratello, spaventata, sconsolata, per farlo tacere o capirlo meglio.
… la paura di restare scottata, frustrata. Meglio tranquilla, niente rischi. “Non sono adatta al gioco, questo gioco, il successo è impossibile” (Pausa). È così, vero? Non vuoi? (Pausa).
Il musicista, il cantante, se no, non si metterebbe neppure a suonare, manco salirebbe sul palco…
SORELLA Se fosse convinto di quella… sfortuna…
FRATELLO Ecco.
SORELLA No, non farmici rinunciare.
FRATELLO Tu, hai altre soluzioni?
Sabbassa la luce.
SORELLA Una carezza. Non mi accarezzi mai, fratellino. Da quegli anni là. Poi…
FRATELLO Mi hanno spiegato… una carezza… ha un significato. Carezza che un po mi fa paura, ora. Scusa.
SORELLA Tu, scusa.
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La donna si accarezza distratta.
SORELLA Verso la fine non la guardavi più. Paura?
FRATELLO Per non aumentarle il male. Crudele. Evitare di compatire.
SORELLA Allinizio, faceva venire il discorso. Di te, di te e me, fratelli. Sarà che qualcuno di noi nasce che ha in testa loro, loro del parafulmine, che il male, i fulmini, li attira.
Una cosa è certa: la sua vita lha data a me. Se no, non mi vedresti vivere, non potevo arrivare fin qui.
La Sorella apre larmadio della Bambina.
SORELLA Lo butto allaria. Rovisto nellarmadio, poi lo rimetto in ordine io.
Trova un mangianastri. Lo guarda, lo aziona. Si ode una canzone nota del passato.
Quelle che le piacevano, gliele registravo io.
La musica prosegue.
8. Intermezzo del Padre
PADRE Due, sono due lì davanti.
Sono due me, ma non li conosco. Non ci riconosciamo.
Lei, allora, perché è morta? Per chi, di noi?
CORO La forza del presente.
PADRE La forza, orribile…
CORO … Del presente… presente… presente…
PADRE È forse già al lavoro, non per farti dimenticare, ma proprio dal ricordo, farti morire, morire e rimorire…
CORO … rimorire…
PADRE Questa? È questa, la nuova vita?
9. Tramonto
SORELLA Ma insomma, Dio come te lo immagini tu. Una persona, no.
FRATELLO Lho sempre sentito una persona, sì, uno che mi cammina a fianco. “Ma io vi mostrerò cosa diversa dallombra vostra che dallalba al tramonto passo passo vinsegue”.
SORELLA Un papà, una mamma: da potergli dire, aiutami, aiutami tu.
FRATELLO Un altro me.
SORELLA Quello che gli parli.
FRATELLO Lunico che ti ascolta.
SORELLA Tantè, sei, è un altro tu. Bene, vedi come siamo ridotti?
FRATELLO Non riusciamo… Forse, a…
SORELLA A non sapere niente a non credere più a niente.
FRATELLO Oppure che tutto funziona così, indipendentemente…
SORELLA Rassegnati.
FRATELLO Il più… il più forte di te.
SORELLA Rassegnarti, se no muori.
FRATELLO Rassegnarti, no. È una curiosità, un non sapere… Ma che vuoi sapere perché.
SORELLA Perché perché. Lhai vista.
FRATELLO Sì.
SORELLA Perché labbiamo chiesto dallinizio. Nemmeno ora lo sappiamo.
FRATELLO Non lo sapremo.
SORELLA Così parliamo.
FRATELLO Io, te, lui, anche lei, persino la bambina, facciamo le voci.
SORELLA Sì, il coro. Ci facciamo le voci noi e ce le ascoltiamo.
FRATELLO Le voci sappiamo che ci sono. Finché ci siamo noi.
SORELLA Appunto. Quando vado via di testa e che le sento.
FRATELLO Scritte. Ho provato a scriverle.
SORELLA Bene. Magari quelle servono, a qualcuno che ora nemmeno cè ancora.
FRATELLO Primo, servono a me.
SORELLA In futuro, dicevo. Se verrà qualcuno.
FRATELLO Le nuove generazioni.
SORELLA Ecco si spiegano tante cose.
FRATELLO Come.
SORELLA Si spiegano un po le cose, si spiega che eri lontano, che mi sembravi strano. Me lo sono un pospiegata: strana ero io, a pretendere luguaglianza, la parità. Al centro…
FRATELLO Del dolore?
SORELLA … al centro, chi cè cè. Uno solo al mondo, in tutto il mondo è solo, al centro. Te limmagini.
FRATELLO Che sia dolore.
SORELLA Felicità, metti. Che sia felicità. Cosa cambia?
FRATELLO Non cambia.
SORELLA (Inizia a intercalare parole, frasi in dialetto). No cangia ninte, no cangia.
Silenzio.
Ti ghe væ sempre, a messa?
FRATELLO Sì sì.
SORELLA Vedi. Almeno tu.
FRATELLO Tu no…
SORELLA Mi scì. Però… Tæ visto a moe. Le a lè stæta, da ‘na parte, a lè stæta afortunaa.
FRATELLO Fortunata, sfortunata. Devesserci una differenza, un salto di qualità.
SORELLA Fortunata. Lei, ad andarsene senza accorgersene, senza soffrire.
Forse la Sorella snocciola una preghiera, arcaica e improntata alle “voci”. Mentre stacca vestiti, golf, camicie dallarmadio e li butta via. Alle sue spalle, il Fratello cerca di bloccarla.
SORELLA Fermo! Sta fermo: è peggio.
Il Fratello cerca di impedirle laccesso allarmadio.
La Sorella prende a spogliarsi e a gettare via i suoi vestiti.
10. Soluzione finale
SORELLA Ci verresti in terrazza a prendere il sole?
FRATELLO Con questo caldo.
SORELLA Ci abbronziamo. A prendere un po… La tintarella.
FRATELLO Per me lo sai che non ci tengo.
SORELLA Eppure, anche tu allaria aperta…
FRATELLO Nella natura. Se proprio dobbiamo andare su, andiamo sui Forti. Andiamo (Sorridendo) sulla Lanterna.
SORELLA A Lanterna?
FRATELLO La Lanterna: lhanno aperta al pubblico.
SORELLA Se dovemmo vesti, cangia. No, o piggemmo chi (Traffica nei cassetti, apre sportelli, cerca una chiave). Ti veddi che a ghè. Eccola qui.
FRATELLO Il costume?
SORELLA Ma che costume!
FRATELLO Ci vedono i vicini.
SORELLA Ghè poco da vedde (Savvia decisa, occupando lo spazio luminoso di un “terrazzo”, senza ringhiere né bordi: una sommità illimitata, un tetto nel sogno, irreale; un po abbagliante e vertiginoso. La Sorella si spoglia e si sdraia). Fanni comme mi (Lo invita a spogliarsi. Imbarazzato, il Fratello si spoglia lentamente, ma decisamente e resta nudo).
FRATELLO Non si vedono i monti, strano.
SORELLA Quarcosa se veddia.
FRATELLO No se vedde manco o ma.
SORELLA Alloa, megio, no. Ti veddi, no ghè nisciun.
FRATELLO Faccio ridere (Guardandosi). Dai, che faccio… Facciamo ridere.
La musica ritorna, dal mangianastri di prima.
SORELLA No ghè da avei puia.
FRATELLO Un po freddo, no?
SORELLA Quante lea che voueivo vegni.
FRATELLO Quassù. Sei contenta… Te contenta, coscì.
SORELLA E chi lha dito? A lè ‘natra de mæ lotte, de mæ battaglie. Contenta, no se peu. In paxe, foscia.
I toni visivi e vocali diventano sempre più grotteschi. Tra parole sentimenti intuiti o accennati gesti, anche incongrui: tutto stride, è fuori posto, scomposto. Tra volgarità (non ostentata) e ieraticità, per un formalismo instabile.Tra psicodramma autentico e catarsi convenzionale.
La Sorella si alza e savvicina pericolosamente al bordo del cornicione. La luce come di un potente faro - la Lanterna di Genova? - la investe violenta.
Vegni chì.
Lei accende il mangianastri, suona la canzone già udita.
Il Fratello si alza e le si avvicina. Si danno la mano. Sono magari in controluce, i profili quasi indistinguibili, macchia unica a contrasto.
No stæmmo ben?
FRATELLO Insomma, mi fa ridere, un po.
SORELLA Noiatri dui. Insemme.
FRATELLO Attenta al cornicione.
SORELLA Lunico moddo, pe fali torna tutti, comme ‘na votta, ‘na votta sola… Tutti insemme.
Lo trae per mano, verso il vuoto. La musica si distingue meglio.
FRATELLO Non si può.
SORELLA No se peu? Scì che se peu.
Danzando lieta, la donna canta a bocca chiusa la canzone.
Ti veddi, o gatto o lè satou delà.
FRATELLO O so, o no peu dua.
SORELLA Neutte giorno, neutte giorno…
FRATELLO Godiamoci il sole. Fermi. Caldi caldi.
SORELLA No, sul serio. Vengono, secondo te?
Didascalia di unazione.
FRATELLO Vengono. Ci sono già.
SORELLA Per noi la vita è qualcosa che non succede.
FRATELLO Eppure.
SORELLA Mai più. Basterebbe che fosse lei, qui.
FRATELLO Però poi, che ci fossero anche loro, a chiedere perdono.
SORELLA Restasse lei, lei sola.
Un fascio di luce investe la Sorella.
FRATELLO Alla rovescia, è andata?
La Bambina appare, ora visibile col vestito bianco e rosso. Iconograficamente, ricorda certe statue del Bambino Gesù da chiese barocco.
SORELLA Chissà (Si colloca sotto il fascio di luce). Dipende da dove guardi. La luce da dove viene.
Il Gatto, portando in bocca una piccola preda, va ad accucciarsi ai piedi della Bambina facendo le fusa.
La luce sintensifica sulla Bambina.
SORELLA È tornata. Ti piace? È bella, neh?
FRATELLO Non… non la… riconosco. Non so. Non la vedo.
SORELLA Che bugiardo (Savvicina al cornicione). Balliamo. Balla. Ballate voi due! Se no ci ballo io.
FRATELLO Attenta al cornicione.
SORELLA Vedi? Ti o veddi? Lui la riconosce. Lo sente che lei è qui. Dai, lasciati andare, porto io.
Ballano.
LOmbra-Bambina sul fondo imita i passi della coppia in primo piano, che savvicina pericolosamente al cornicione.
Cala la luce.
VOCE dellOMBRA BAMBINA Non andate via! Non andate via! Andate via.
Buio.
Epilogo
Il Gatto, solo e immobile.
CORO
Lospite inatteso. Tutti. Ci ha visitato. O ci visiterà.
Non vengono, secondo me. Non arriva nessuno. Nessun cronista, né giornale né radio né TV, ha dato notizia duno strano suicidio. Nessun appuntamento, nessun salto nel vuoto, nessun viaggio fantastico ai limiti dellatmosfera, o nel ventre della terra…
Io? Non posso, io. Sono in ombra, io.
E poi, però, noi gatti, mica abbiamo sette vite, ne abbiamo una sola come tutti. Tutti noi… Tutti…
La luce cresce o diminuisce, nel suo gioco. Il Gatto miagola.
F I N E © 2012
NOTA DAUTORE
Allalba duna notte estiva del 2012, in montagna, fui come svegliato da alcune voci che mi suggerivano un dialogo di una poco sacra Trinità. Le voci di un Padre e di un Figlio; poi dei due Figli, Fratello e Sorella. Poi della Madre, sposa del Padre e genitrice dei due giovani: una Famiglia. Da lì, una drammatizzazione in una scrittura tuttaltro che surrealisticamente automatica, ma molto affidata allimpertinenza di fantasmi lontani e a suscettibilità più vicine. La storia di un figlio delluomo dal dopoguerra alla fine del Secolo (veri) attraverso dialoghi (falsi) di un dolore di difficile espressione e condivisione, per i protagonisti storici: se pure esistono, essi rifuggono dalle loro cronache o aneddoti, per cui le loro vicissitudini assumono, nel linguaggio inventato, una presenza emblematica, né realistica né sentimentale.
Immerso in tanti misteri naturali, luomo del dramma si interroga accordandosi al flusso di parole. Le situazioni seguono come lesposizione di temi o forme “musicali” – oratorio, mottetto – passaggi conflittuali e domande. Domande soprattutto sullevento centrale, la morte prematura dellinnocente (ammesso che altri vi siano, colpevoli). Non è commemorazione né risarcimento; potrebbe essere conforto, nel vedere avverato il funzionamento scenico.
Un Gatto in scena. Un essere vivente, in sintonia se non in simbiosi, con gli esseri umani. È il portavoce (o la controfigura) di Lei-Bambina. Il Gatto fa il Coro, perché parla con cognizione (del dolore?) e in convenzione fiabesca, varca i confini fra intelligenza e natura. Dal di fuori, dallesterno degli uomini, sordi e ciechi, comunque amici suoi.
I temi e le strutture risentono di letture e forme altrui. Bibbia e drammaturgia del Novecento, con lespressionismo innestato nellantica tragedia; e andamenti incongrui (ironia e grottesco) con frammentazioni e paradossi fino allossimoro. Parlerebbero mai così delle persone odierne? Come in poesia, dovrebbe valere il “correlativo oggettivo” in un testo drammaturgico, perché anchesso è (devessere) poesia. Ma ulteriori turbamenti vengono dallinconscio, secondo lunica lettrice che ne abbia finora affrontato le valenze linguistiche e gli scopi comunicativi. Per lei, le figure portanti sono il sogno, la danza, il sangue. I debiti vengono dagli schemi di fiaba (Hansel e Gretel, Biancaneve) e fra i più letterari, dai contes cruels di Villiers de lIle-Adam, nonché dalla più urtante sua raillerie féroce. Leffetto perfino umoristico potrebbe derivare dal drame excentrique di Baudelaire. Nella scrittura, registra il passaggio dalla freudiana 'sintassi della distorsione' alla 'grottesca distorsione della realtà'. Quanto al Gatto, con precedenti nel Gatto Murr di Hoffmann, il suo ruolo sarebbe metalinguistico, di portavoce-interprete dellincomprensione del dolore del mondo.
Nei momenti traumatici, i gesti della Sorella sfociano nel potlach e il linguaggio di scambio passa 'istericamente dallitaliano al dialetto'. Sarà quel legame, eros sororale, come Barthes lo coglieva in Phèdre di Racine? Davanti alla danza finale della coppia, monotona nei passi impacciati e simbolicamente rischiosa, lo spettatore vive in stato dattesa, non soltanto acustica, ma anche semantica. Non può immedesimarsi. Un po forse, riesce a stupirsi, del fatto che la bellezza si celi più nellirrazionale che nellarmonia, mentre sul dolore le domande restino di banale attualità, ma senza risposte. |