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Libri senza speranza

di Roberto Fedi
  Neri Marcoré e Piero Dorfles
Data di pubblicazione su web 22/11/2002  
I libri in televisione hanno sempre avuto vita grama. Ci hanno provato in tanti, con identico risultato: zero audience, o poco più, e storia breve. Quindi qualsiasi iniziativa a favore della lettura è di per sé gradita, anche quelle 'di nicchia'.

Ci piacerebbe sapere, per esempio, quanti spettatori raduna intorno al televisore la domenica Neri Marcoré (bravissimo) con il suo Per un pugno di libri, che conduce con l'aiuto di Piero Dorfles. L'impresa è così disperata che fa simpatia: infatti va in onda su Rai Tre dalle 18.00 alle 19.00, e quindi mentre su Rai Uno sta per partire Novantesimo minuto con Fabrizio Maffei e Giorgio Tosatti (pessimi). E anche qui verrebbe voglia di chiedere a chi redige i palinsesti (l'espressione ci ripugna, visto che significa un'altra cosa: ma tant'è) quale sia la ratio che sovraintende alla distribuzione dei programmi nel corso della settimana e della giornata: e poi non ci vengano a dire che la Rai fa di tutto per promuovere la lettura e balle del genere. È la stessa cosa che ci chiedevamo per Parola mia, dedicata agli studenti e messa in onda quando questi sono ancora a scuola. Misteri.

La trasmissione gira intorno a una specie di gioco a quiz, ma ironicamente inteso e condotto con molta intelligenza e simpatia. Prevede che due classi di scuola superiore si sfidino, senza urla né parole in libertà, rispondendo a domande su un romanzo che tutti gli studenti dell'una o dell'altra classe hanno letto. In premio, libri. Così, mentre su Rai Uno si discetta su arbitri, moviola, dichiarazioni di allenatori o presidenti, e si afferma pensosamente che la palla è rotonda o qualcosa del genere, qui un gruppo di persone intelligenti dimostra che ci si può anche divertire, tranquillamente, in un'altra maniera, e che le parole hanno un peso, un senso, una realtà. Non è poco.

Il giovedì invece, su Rai Due dopo un Tg del mattino, va in onda alle 10.05 Neon Libri, e dura 10 minuti. Qui l'informazione è rapida: c'è una conduttrice che si trova in una libreria, e presenta un po' di libri, di solito di narrativa, e illustra anche una classifica di vendite di quella libreria. Non è poco, anche questo tentativo: e anche qui però ci chiediamo, a quell'ora del mattino, chi sia in grado di vedere il programma, mentre su Rai Uno imperversa Massimo Giletti con la sua sbracata e provinciale Casa Raiuno, e con la 'squadra' che gli dà una mano e fra cui spiccano Gigi Marzullo e Tonino Carino, qui in versione 'seria' (no comment). Nemmeno la conduttrice, carina e straniera (e quindi con l'accento stravagante: ma possibile che non ce ne fosse una italiana? o forse è per sottolineare, involontariamente, che i libri sono roba esotica, cose di un altro mondo?), pensiamo che riesca a schiodare i fans di Giletti e della Tv del dolore, della famiglia, delle suppliche, dei giochini da fiera di paese e così via.

Insomma, i libri in Tv sono appena appena tollerati: i due media sono talmente diversi da essere evidentemente inconciliabili. Ci chiediamo allora perché, ogni volta che - poniamo - Bruno Vespa, Alberto Bevilacqua, Candido Cannavò e compagnia bella (si fa per dire) ne scrivono uno, e ammesso che anche quelli si possano chiamare libri, ecco che in ogni trasmissione o talk-show vengono esibiti a tutto spiano, con l'autore per mezz'ora in video e con il libro in mano in bella vista. Abbiamo il legittimo sospetto che sia pubblicità gratuita, gentilmente offerta dalla Rai a spese del contribuente: ma che almeno avessero il coraggio di mettere, su un altro canale, che so?, un'intervista esclusiva a Del Piero, i gol di Vieri, un paio di moviole con un arbitro da crocifiggere, o un po' di pianti in diretta. Per par condicio, non per altro.


Per un pugno di libri

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