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La caduta di Gierusalemme, un oratorio riscoperto

di Gianni Cicali
  La caduta di Gierusalemme di Giovanni Paolo Colonna
Data di pubblicazione su web 17/07/2013  

L’opera lirica barocca resta un deposito a tutt’ora solo parzialmente esplorato. Il Festival Opera Barga prosegue nella sua meritevolissima e tradizionale riproposta di vere rarità musicali, sia secentesche che settecentesche. Per questa stagione 2013 si affida a un oratorio, realizzato in forma scenica, intitolato La caduta di Gierusalemme. La musica è del grande Giovanni Paolo Colonna (Bologna 1637-ivi 1695), il libretto di Giacomo Antonio Bergamori.

L’oratorio fu rappresentato per la prima volta a Modena nel 1688 ed è diviso in due parti con una sinfonia iniziale. Il Festival Opera Barga lo ripropone come prima rappresentazione in età contemporanea. Si tratta di una eccellente operazione filologica (testimoniata anche da un impeccabile e utililssimo programma di sala con libretto) e di una piacevole riscoperta sia musicale, sia drammaturgica. Un oratorio la cui bellezza non doveva restare sepolta.

Suddiviso in una 'premetastasiana', ma logica, struttura di recitativi e arie, l'oratorio ripercorre, nel rispetto delle unità aristoteliche di luogo tempo e azione, le ultime ore dell’empio re d’Israele Sedecìa e dei suoi due crudeli figli Abdia e Arielle. A nulla sono valse le ragioni e le profezie di Geremia che avverte il suo sovrano del pericolo assiro, rappresentato da Nabucco e dal capitano Nabuzardan. Sedecìa, invitato ad arrendersi, decide di combattere ma è sconfitto dalle truppe nemiche dopo una battaglia notturna. I suoi figli sono uccisi; a lui è concessa la vita ma viene accecato per non aver voluto vedere la realtà. Geremia è risparmiato e anche rispettato da Nabucco e l’oratorio si chiude con la disperazione del re israeliano.

Sedecìa è la sola  voce di basso; Geremia è tenore con un ruolo importante; il capitano assiro è anch’egli tenore ma in un ruolo minore. Femminili tutte le altre voci, da quelle dei figli (soprani) a quella di Nabucco per contralto.  A questa mancanza di realtà tipica dell’opera per molti anni ancora, si aggiunge però una rara bellezza musicale e una drammaturgia che il ‘minore’ Bergamori riesce a  mandare piuttosto speditamente verso il finale.

I recitativi, a volte di un certo impegno performativo, sono accompagnati da arie che si articolano già in tutto il repertorio tipologico che componeva e andrà a comporre il ruolo e le convenienze dei cantanti sei-settecenteschi (aria di bravura, di sentimento ecc.). Nell’economia della distribuzione delle arie, il basso Sedecìa risulta quello che ne ha il numero maggiore e dunque è il ruolo più importante; il capitano assiro è il ruolo meno consistente e gli altri più o meno si equivalgono, con Geremia che spicca qualitativamente su tutti, dopo il re d'Israele.

Trattandosi di un oratorio in cui l’azione doveva sgorgare dal testo e dalla musica, si trovano in questo piccolo capolavoro sezioni a più voci, segnate dalla sticomitia nei versi, per incrementare il ritmo drammatrurgico-musicale dell’azione quando necessario. 

La caduta di Gierusalemme, di Giovanni Paolo Colonna, Festival Opera Barga 2013
La caduta di Gierusalemme di Giovanni Paolo Colonna al Festival Opera Barga 2013

Dunque un oratorio con tutti i crismi sia musicali che drammaturgici per essere riscoperto. Alcune delle arie sono particolarmente belle e intense, e in generale i cantanti, sebbene alcuni di loro siano molto giovani, si sono saputi muovere nei complessi da capo e nei faticosi melismi 'cadenzati' che rappresentano per gli interpreti, a volte, un impegno non indifferente. Anche l’orchestra (Auser Musici), pur con qualche piccola sbavatura, ha fatto bene il proprio dovere, così come il direttore Carlo Ipata.

Il vero problema di questo spettacolo è stato a mio avviso la regia, e a volte la recitazione di alcuni cantanti, oltre che, in almeno un caso, una scelta di costumi infelice. Premetto che si tratta di un aggiornamento moderno della storia biblica (il che va anche bene), come è accuratamente spiegato nella ben fatta nota che accompagna il programma/libretto.

Prima di dare il quadro d’insieme di una 'lettura' che mi ha lasciato perplesso, si deve dire del costume del re Sedecìa alla sua prima entrata in scena. Il cantante indossava una sorta di lunga veste da camera che nelle intenzioni doveva  rappresentare qualcosa di prezioso e regale. Purtroppo faceva venire in mente il costume per un buffo in vestaglia delle commedie per musica o drammi giocosi settecenteschi e non un crudele e folle sovrano biblico.

Inoltre vi era un grande squilibrio tra la recitazione del pur bravo Yannis François (basso nella parte del re israeliano) e quella degli altri interpreti. François tendeva ad esagerare il gesto e a rendere la sua performance a tratti ‘ipertrofica’. I figli sono stati trasformati in due figlie guerrigliere (o almeno uno di sicuro era una figlia, l’altro era più androgino). Geremia, interpretato dal bravo tenore Alberto Allegrezza, aveva un costume che lo faceva assomigliare a un barbone con kippah. Nabucco e il suo capitano erano in costumi che ricordavano una arabità militare generica e contemporanea dando così una connotazione politica forte alla storia biblica di Nabucco, una delle più rappresentate nel teatro religioso in musica e non, con decine di libretti o altro tipo di composizioni drammatiche o musicali fino a Ottocento inoltrato.

Nabucco e Geremia in La caduta di Gierusalemme di G.P. Colonna a Opera Barga 2013
Nabucco (Gloria Petrini) e Geremia (Alberto Allegrezza) in La caduta di Gierusalemme di Giovanni Paolo Colonna al Festival Opera Barga 2013

Il voler attualizzare la trama al conflitto israelo-palestinese, o Israele vs mondo arabo, aiuta forse a dare forza a un tema altrimenti lontano, biblico, post-tridentino, ma non ha nulla a che vedere con la sconfitta di Israele per mano di Nabucco, vestito come un generale che sembrava iracheno o siriano, non saprei proprio dire.

L’inizio dell’oratorio in forma scenica era invece promettente. Delle quinte, che ricordavano i teleri mobili sei-settecenteschi, incorniciavano in bella prospettiva un grande Muro del Pianto sullo sfondo, dove Geremia si rivolge per pregare. Ma poi una ostentata lettura contemporanea, e direi anche un po’ anti-israeliana ‘di maniera’ , ha tolto qualcosa all'insieme, soprattutto con l’arrivo in scena del re israelita che sembrava, appunto, un buffo in vestaglia (se era intenzionale, non è stata una buona idea).

Inoltre la regista (Dagny Müller) ha inserito scene di battaglia (sarebbe da dire abbattimenti per essere corretti) in un testo che invece si affida di più all’evocare attraverso le parole e la musica che non per mezzo dell’azione scenica. Forse se ci si atteneva all’evocare invece che all’esplicitare tutto in maniera contemporanea  (pur non priva di qualche suggestione) sarebbe stato meglio.
 
Per concludere, direi bravi tutti i cantanti, dai citati Yannis François (Sedecìa, il più esperto del cast) e Alberto Allegrezza (Geremia, tenore, bravo nella sua parte), a Kimberley Boettger-Soller (Abdia, soprano, brava anche nella recitazione) e Arielle (Manuela Ranno, soprano), a Gloria Petrini (Nabucco, contralto, a tratti impacciata nell'azione), e infine Andrea Schifaudo come il capitano assiro Nabuzardan, tenore.

I costumi di Santo Costanzo, come già detto, non erano, in certi casi, adatti alla storia. Le scene di Lisa Fütterer, invece, erano belle, semplici e perfette per un piccolo teatrino accademico come quello di Barga. Ben aggiustate anche le luci di Riccardo Tonelli.

A parte qualche piccola imprecisione di orchestra e cantanti, posso dire che la prova è stata più che degna della bellezza della rarità di Giovanni Paolo Colonna e Giacomo Antonio Bergamori riproposta nell’edizione critica di Francesco Lora.

Si è trattato di una importante operazione di restituzione filologica di un magnifico oratorio, genere di successo (anche per sopperire alle proibizioni quaresimali) in cui si cimentò più volte pure Metastasio. Testo e musiche che senza il Festival Opera Barga sarebbero purtroppo stati destinati all’oblio performativo.

Dunque, come sempre, siamo grati a piccoli, preziosi festival come Opera Barga, alle loro riscoperte, ai loro studiosi e ai loro interpreti. Pur tra molte difficoltà, riescono a mettere in scena rari e interessanti reperti operistici del passato, seguendo un percorso coerente iniziato molti anni fa e proseguito sempre con successo e raffinatezza.

 

La caduta di Gierusalemme
sotto l'imperio di Sedecìa, ultimo re d'Israelle


cast cast & credits
 
trama trama


Alberto Allegrezza nella parte di Geremia
Alberto Allegrezza nella parte di Geremia











Yannis François (Sedecìa) nella scena finale
Yannis François (Sedecìa) nella scena finale




 
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