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Troppo buono

di Roberto Fedi
  Carlo Cecchi e Bob Hoskins
Data di pubblicazione su web 29/01/2003  
Come si sa, i preti in Tv vanno forte (anche le suore, specialmente se si chiamano Paola). E poi dicono che la società si va laicizzando, e che siamo ormai all'eclissi del sacro. Sarà: la televisione no di certo. Così, dopo avere avuto in un recentissimo passato ben due sceneggiati su padre Pio (stavamo per scrivere sceneggiate), uno sulla Rai e uno su Mediaset, ora ci risiamo con Giovanni XXIII, già tradotto in Tv nell'aprile scorso su Raiuno. Lì il papa era Massimo Ghini, da giovane, e Ed Asner da anziano. Ora, Canale5 dà la sua versione in due puntate, in un film Tv con la regia di Ricky Tognazzi e l'interpretazione di Bob Hoskins (Il papa buono).


il papa buono
                                    Carlo Cecchi e Bob Hoskins


Insomma, ad ognuno il suo sceneggiato, il suo papa e il suo frate: in una parola, un rosario bipartisan. È uno dei pochi casi per i quali siamo felici che non esista il 'Terzo Polo', perché un terzo padre Pio e un terzo papa buono proprio ci sarebbero sembrati troppi. Già così è quasi un'indigestione, e due bastano e avanzano. Qui ci hanno anche fatto per così dire tirare il collo, perché la prima puntata è andata in onda martedì 28 gennaio, dopo due inspiegabili rinvii. Sarà stata la provvidenza.

Il Roncalli di Tognazzi e Bob Hoskins è proprio un Angelo. Il film, in un lungo flash back, ne racconta la vita per episodi, tutti straordinariamente edificanti: la gioventù in quel di Bergamo, le missioni all'estero da prelato, l'impegno per la salvezza dei bambini ebrei durante la persecuzione nazista, i rapporti con Pio XII e la parte conservatrice della Curia, il periodo veneziano, il conclave, l'elezione nel 1958 al Soglio pontificio, e così via. Strutturalmente (è l'unica novità) il film procede a ritroso: mentre il papa sta morendo, il cardinale Mattia Carcano, suo nemico di sempre anche se suo antico compagno di studi in seminario, sconvolto, scrive un memoriale in cui ripercorre le tappe della loro storia, che spesso si è incontrata e scontrata. È quindi il racconto di uno che ha finalmente capito, sia pure in extremis. L'espediente non è nuovo in narrativa (questo tipo di narratore si chiama, se ci permettete una volta tanto un minimo di accademia e una parola che sembra rinviare all'Alka Seltzer, 'allodiegetico': è stato presente nella storia che racconta, ma non come protagonista bensì solo come testimone e, in questo caso, avverso ancorché pentito); ma qui funziona.

È una delle tre cose che funzionano. Le altre due sono Bob Hoskins, che non somiglia per niente ad Angelo Roncalli (nell'altro sceneggiato Rai, Ed Asner sembrava il suo gemello), secondo una scelta anche questa non banale, ma che finisce per somigliargli proprio per la bravura dell'attore - anche se, a dirla tutta, in qualche passaggio un po' frenetico (ad esempio nell'episodio dei nazisti) sembra sempre che stia per spuntare anche Roger Rabbit; e il cardinale Carcano, interpretato da Carlo Cecchi, che se non altro per la voce meriterebbe un Oscar.

Il resto, pur nell'accuratezza della realizzazione, è - chiediamo venia alle gerarchie ecclesiastiche e al bendisposto regista - banale. Qualche volta, una raccolta di citazioni: la parte iniziale sembra (oh, molto alla lontana…) L'albero degli zoccoli, e quella con i nazisti sembra Schindler's List. Quella del conclave con i cardinali che chiacchierano più o meno astutamente (l'intrigo delle elezioni, i veleni della Curia…) è invece da barzelletta, e Arnoldo Foà, che qui fa un cameo di un cardinale con la pipa, ribadisce la barzelletta.

Tutto l'insieme è abbastanza superficiale, da soap opera cattolica ("il papa buono", come da titolo), con i buoni e i cattivi, i bambini poveri e quelli perseguitati, i pretini e i pretoni, senza che niente dei drammi del tempo (e del Concilio) e della figura del papa ci arrivi, se non da lontano. È, insomma, una di quelle opere che servono a "chi c'era" per rivedere una specie di 'come eravamo' e per integrare con la propria memoria e le proprie conoscenze ciò che il film non fornisce. A chi non c'era, o a chi come chi scrive era troppo giovane, resta solo la risorsa della personale intraprendenza e delle proprie letture. Perché questo è solo uno dei tanti santini che la Tv da un po' di tempo ci propina, per la salvezza dell'anima di qualche seminarista disperso.



Il papa buono

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Roberto Citran

Roberto Citran



 
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