Reduce
dalla perdita di un figlio, abbandonata dal compagno, Augusta (Jasmine Trinca), trentanni, parte per
lAmazzonia al seguito dellenergica suor Franca (Pia Engleberth), alla ricerca di una pienezza di senso che la sua
vita non ha più. Lascia a Trento la madre Anna (Anne Alvaro), la cui rassegnazione nel condurre una piatta
esistenza ha più a che fare con la depressione che con la serena accettazione:
tra il ricordo dellamato marito, langoscia per la situazione della figlia e
la dedizione allanziana madre malata, cerca disperatamente un Dio che non
sente più. Mentre Augusta riscopre pian piano la vita “partendo dalle basi”
dalla sua essenza primordiale e istintiva, che avverte più forte e vicina in
una favela di Manaus Janaina (Amanda Fonseca Galvγo), figura a lei
speculare, parte per lItalia, dove trascorrerà un periodo di tempo accanto ad
Anna. Augusta è dunque al tempo stesso doppio della madre (anche Anna ha dovuto
affrontare la perdita del marito e della figlia, ormai lontana fisicamente e
spiritualmente) e di Janaina, ragazza madre, che ha appena perso un figlio e
nella quale Anna ritroverà la figlia perduta.
In
una trama semplice ma non scontata, Giorgio
Diritti al suo terzo lungometraggio di finzione (Il vento fa il suo giro, 2005; L'uomo
che verrà, 2009) mette in campo emozioni forti, attraverso personaggi che
si e ci interrogano, sul senso profondo dellesistenza umana, i suoi moventi,
lidentità. Non propone soluzioni: il suo Un
giorno devi andare è una tranche de
vie, un tratto di strada, forse il più accidentato, senza dubbio uno dei
più sofferti per i personaggi che presenta. Eppure ha il sapore del momento di
svolta, della fine che già in nuce
contiene la rinascita. Un nuovo inizio che non vedremo nel suo compimento, del
quale non vè certezza, solo speranza, secondo una visione lucida e matura
della vita.
Diritti
insiste sul paesaggio, mostrato nella sua magniloquenza, di natura aspra e selvaggia,
la “Natura matrigna” leopardiana i vermi, le inondazioni ma anche capace di
regalare momenti di sintonia estatica con lambiente, come nella sequenza
ascetica di unAugusta eremita sul finire del film. Così anche il bambino
venuto dal nulla figura onirica, incarnazione ideale di quel figlio mai nato
finisce per stagliarsi contro il paesaggio come un prodotto della natura stessa,
una delle sue tante manifestazioni di affetto, di madre severa e benevola al
tempo stesso, che da “matrigna” trascolora dimprovviso in amorevole e
premurosa.
I
lunghi carrelli aerei che insistono sul fiume e sul paesaggio disegnano,
parallelamente allo svolgersi della trama, il documentario a tratti persino
calligrafico di una terra ancora selvaggia, contrapposta alle inquadrature
degli interni della palestra iper-moderna del centro cittadino, uguale a mille
altre nel mondo, metonimia del consumismo della società globalizzata. Sintesi
visiva paradigmatica del film in questo senso si configurano le foto scattate
col videofonino da alcuni adolescenti, di una delle precarie palafitte della
favela colta nel suo crollo sotto il peso di uninondazione. In quegli scatti
si condensa lo scontro della natura con le aspirazioni al supposto benessere
metropolitano.
Eppure,
nonostante la forte emotività sviscerata dal plot e dalla macchina da presa, manca qualcosa: non un finale, che
sarebbe anzi stato una forzatura, ma piuttosto lo sviluppo narrativo e interiore
dei personaggi, quasi che Diritti e con lui il film, ammaliato dal paesaggio
umano e ambientale amazzonico, avesse perso di vista i protagonisti, la loro
maturazione interiore, il loro percorso di vita, per mostrarci altro. Questo
altro, se da un lato incanta e spaventa con la potenza della natura ferina,
dallaltro sottrae sostanza narrativa ed emotiva e arena Un giorno devi andare nella sabbia delle spiagge amazzoniche.
Peccato,
la via italiana per Into the Wild (Sean
Penn, 2007), pur feconda di buone intuizioni, sembra abortire: manca il
tracciato di una traiettoria interiore che porti non tanto al progredire
dellazione non è lobiettivo di un film come questo quanto al percorso di
intima crescita dei personaggi.
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