Poco
dopo il decollo dallaereoporto di Barajas, il volo 2549 della compagnia
Península è costretto ad avviare le procedure per un atterraggio demergenza:
un carrello in avaria impedisce infatti di proseguire il viaggio per Città del
Messico. Tuttavia, la mancanza di una pista datterraggio libera obbliga i
piloti a girare in tondo per ore a cinquemila metri daltezza da Toledo, fino
allepilogo. A bordo, oltre ai malcapitati passeggeri, i componenti dello
stravagante equipaggio, disposti a tutto pur di distrarli.
Regista
mai scontato, Pedro Almodóvar sembra
qui aver perso tutto della freschezza degli esordi. Il suo Gli amanti passeggeri è una commedia (poco) brillante, che appiattisce
gli spunti narrativi e i profili psicologici dei personaggi sulle tematiche –
consuete per il regista – di sesso, omosessualità e affini, cosicché il racconto finisce
per girare stancamente su se stesso, come laereo del volo Península 2549.
Neanche
quella che fin dal trailer viene presentata come la sequenza comica per
eccellenza del film riesce nel suo intento: sarà che il trailer stesso ne
brucia sul tempo le potenzialità comiche nei confronti del pubblico, fatto sta
che lintento farsesco è tanto palese da sfociare in un flop.
Se
è chiaro lo scopo di narrare una non-storia, nella quale le poche ore di
viaggio – e i novanta minuti del film – accennino soltanto alle vite che per un
breve tratto sintrecciano su quellaereo ed è parimenti evidente lidea
caricaturale sottesa a plot e
personaggi (il regista stesso ha dichiarato di essersi ispirato alla commedia screwball americana degli anni Trenta e Quaranta),
tuttavia ciò non basta a creare una distanza sufficiente tra il film di
Almodovar e la commedia scollacciata più becera, cui neanche i due cammei delle
star internazionali Penélope Cruz e Antonio Banderas allinizio del film,
bastano a dare lustro.
Dispiace,
ci aspettavamo di più da un regista come lui capace del lirismo di Tutto su mia madre, per citare un titolo
della sua filmografia nel quale le tematiche della sessualità hanno pure un
ruolo preponderante, ma giocato altrimenti e ben più riuscito.
Si
segnalano ciò non ostante come punti forti di un film debole la fotografia di José Luis Alcaine – notevole il lavoro
sul colore, nelle tonalità pastello che ricordano il cinema americano degli
anni Cinquanta – e la ricerca registica percepibile dietro certe inquadrature
fortemente angolate, tese a restituire le oscillazioni dellaereo in volo, ma
anche, come dimostra la prima inquadratura del film, lo studio della
composizione del quadro. In quel primo frame,
infatti, laereo ripreso in totale occupa lintero quadro tagliandolo
perfettamente in diagonale: Almodovar, qui alla sua prima esperienza con le
riprese in digitale, ha intelligentemente ripensato regia e fotografia in
funzione del nuovo mezzo, cercando però, come egli stesso ha dichiarato, di ragionare
in termini analogici e calcolando dunque lo scarto che la nuova tecnologia
necessariamente comporta.
Il
plauso infine va allinterpretazione degli ottimi professionisti che si sono
prestati a questo “circo degli eccessi”, su tutti Javier Cámara, nel ruolo di Joserra, uno stuart con il vizio di
dire sempre la verità.
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