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M & M. Camilleri da Maigret a Montalbano

di Cristina Jandelli
  Luca Zingaretti e Cesare Bocci
Data di pubblicazione su web 20/05/2001  
Il miglior esempio di circuito drammaturgico virtuoso degli ultimi tempi lo fornisce, in tv, una serie italiana per cui piacerebbe - a sottolineare la singolarità del pregiato oggetto televisivo - riesumare i ricordi in bianco e nero degli sceneggiati coperti di polvere negli archivi Rai. Ma non è uno sceneggiato, è un moderno prodotto fiction da esportazione (garantisce il marchio Raitrade).

E' una serie a puntate (serialità breve vecchio stampo) di cui ciascuna è un tutto compiuto perché si tratta dell'adattamento televisivo di un romanzo. I romanzi sono quelli di Camilleri che hanno per protagonista il commissario Montalbano: ristampe da milioni di copie, i volumi Sellerio e Mondadori compaiono da anni nella classifica italiana dei libri più venduti e commercialmente hanno un unico difetto, quello di non essere molti. Si contano sulle dita di una mano: per la tv italiana, che tempestivamente - e con successo di audience - ha cavalcato il caso editorial-letterario, quel materiale quantitativamente esiguo avrebbe potuto costituire un limite, ma non è andata così perché l'intera operazione si è svolta sotto l'egida intellettuale di Andrea Camilleri, personalità dotata di fine sensibilità drammaturgica.
Nel '99 furono trasposti per il piccolo schermo Il ladro di merendine e La voce del violino (prima serie), nel 2000 La forma dell'acqua e Il cane di terracotta (seconda serie). Per la terza serie de Il commissario Montalbano la Rai ha ritentato la formula delle due puntate adattando l'ultimo romanzo (Una gita a Tindari) più un racconto (Tocco d'artista, dalla raccolta Un mese con Montalbano) avendo esaurito i romanzi ambientati a Vigàta. La prima puntata della terza serie è stata seguita da sette milioni e mezzo di telespettatori. Così la Rai lascia aperto il varco indispensabile alla prosecuzione della serie: potrà continuare - e lo farà, visto il puntuale riscontro di ascolti ottenuto dalle nuove puntate e dalle repliche - a saccheggiare i racconti, almeno finché lo scrittore non darà alle stampe un nuovo romanzo sull'investigatore che sicilianamente pospone l'atto di esistere alla sua certificazione anagrafica ("Montalbano sono").

Finora la formula - perfettamente riuscita - è rimasta inalterata, composta dagli stessi ingredienti di serie in serie: alla sceneggiatura Camilleri (più un giovane smaliziato professionista), alla regia Alberto Sironi (formazione strehleriana, esperienza di inchieste e reportages per la Rai: alla fine degli anni Settanta ha firmato regia e sceneggiatura di due telefilm tratti dalla raccolta di racconti di Scerbanenco Cento delitti), più un bel team di interpreti "iconici": riconvocati puntata dopo puntata, agli attori è stato chiesto di impadronirsi di un personaggio già perfettamente serializzato in fase di scrittura.

Luca Zingaretti è un Montalbano talmente convincente da garantire all'attore romano una popolarità da copertina dopo anni di cattiva fama da perfezionista rompiballe, ma anche i comprimari sono bravi al punto di regalare ai rispettivi personaggi quella fisionomia che Camilleri aveva loro negato sulla pagina scritta. Perché gli attori delle puntate tv sembrano raffigurare perfettamente il personaggio che il lettore si era immaginato? Perché tutti - da Augello a Catarella, dalla fidanzata Livia alla conturbante Ingrid - non vengono quasi, nei romanzi di Camilleri, descritti fisicamente mentre la loro identità è garantita da un'abbondanza di tratti caratteriali, idiosincrasie, tic e coloriture linguistiche che si arricchiscono di romanzo in romanzo. Presi in gruppo vanno a comporre una compagnia di ruoli che ricorda il teatro dialettale: Montalbano è un primattore, Livia una prima attrice, Ingrid la seconda donna esotica e procace, Fazio l'attor giovane, Augello il brillante, Catarella il caratterista buffo ovvero il "mamo". Quel commissariato dell'immaginaria Vigàta, con le sue porte sbattute e le sue entrate a effetto, somiglia proprio a un palcoscenico.

La drammaturgia della serie è forte, e la regia di Sironi cinematografica al punto da far parlare il paesaggio imprimendo agli esterni - luci radenti e "metafisiche", edifici simbolici, profondità di campo che abbraccia cieli, mare e terra riarsa - uno stile di regia che, sorprendentemente, coincide con quello abbacinante, iterativo e ipnotico della scrittura di Camilleri. Di questo Commissario Montalbano lo scrittore è artefice a tutto campo. Intanto, a differenza di molti colleghi, ha preferito "sporcarsi le mani" piuttosto che lamentarsi a posteriore della cattiva riuscita di un adattamento televisivo altrui. Ma è la sua biografia a imporsi come sintomatico concentrato di virtù drammaturgiche, dal confessato amore per Simenon che si concretizza nella produzione, negli anni Settanta, della serie Rai del Commissario Maigret al mestiere di regista teatrale e televisivo esercitati in parallelo con l'attività, un tempo misconosciuta e oggi creduta l'unica, di scrittore.
Solo chi ignora la lunga e tortuosa carriera dell'agrigentino può meravigliarsi del suo essere narratore dotato di uno sguardo cinematografico e della teatralità dei suoi personaggi come della raffinata letterarietà dei suoi lavori televisivi. Con il Commissario Montalbano della tv Camilleri ha chiuso il cerchio dei suoi corsi e ricorsi professionali creando un perfetto equilibrio postmoderno fra romanzo e fiction, un'opera in transito fra scrittura letteraria, teatrale, seriale e televisiva.



Il Commissario Montalbano 3 - La gita a Tindari - Tocco d'artista

cast cast & credits
 

 




Camilleri e Simenon

Andrea Camilleri e
Georges Simenon



Luca Zingaretti con Katharina Bohm

Katharina Bohm e
Luca Zingaretti
 
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