Billy
Taggart (Mark Wahlberg) fa il
poliziotto in una New York corrotta, sotto legida dellaltrettanto torbido
sindaco Nicolas Hostetler (Russell Crowe).
Unoperazione di polizia avvenuta in circostanze poco chiare, che somiglia più
a un episodio di giustizia sommaria, costa a Billy il posto in Polizia. Passano
sette anni e sullo sfondo delle elezioni per il sindaco della città, Billy
viene ingaggiato come investigatore privato dallo stesso Hostetler per indagare
sul presunto adulterio della bella moglie Cathleen Hostetler (Catherine
Zeta-Jones). Il presunto amante (Kyle Chandler nei panni di Paul Chandler) viene freddato per
strada, prima ancora che Billy abbia potuto verificare i fatti e, da questo
momento, pubblico e privato, intrighi politici e drammi sentimentali
sintrecciano, svelando a poco a poco le losche trame del sindaco in carica.
Caratterizzato
da un ritmo serrato e atmosfere dark
tese tra il thriller e il noir, Broken
City si configura appunto come un film di genere, con il ricorso agli
stereotipi narrativi del caso e ruoli conseguentemente molto definiti, ma sapientemente
camuffati: se fin dallinizio percepiamo la negatività del sindaco Hostetler,
la vera natura dei vari personaggi, a cominciare dal protagonista Billy
Taggart, emerge solo a poco a poco nel corso della narrazione, spesso
ribaltando limpressione iniziale.
Le
atmosfere oscure dipinte dalla fotografia di Ben Seresin trascolorano fluidamente dalle sequenze più patinate –
nellelegante ufficio di Hostetler e nella New York dei quartieri alti ad
esempio – alle scene più ruvide, come quelle ambientate a Bolton Village o
quelle – girate a New Orleans – dellufficio da detective di Billy.
Lottima
sceneggiatura di Brian Tucker è il
cardine di un film ben riuscito come Broken
City, che può vantare un cast di stelle hollywoodiane, anche in questo caso
impegnate in una performance senzaltro riuscita, a partire dal protagonista
Mark Wahlberg, la cui interpretazione mai eccessiva si attaglia perfettamente
al profilo dell“eroe della strada”. Pregevole la regia di Allen Hughes, che opta per uno stile "vistoso", con frequenti
movimenti di macchina, a cominciare da quello nellincipit del film, che
partendo dal volto di Billy scopre a poco a poco la scena del crimine. Altrove
si nota, quasi una figura retorica ricorrente, il ricorso a una sorta di falso
raccordo di movimento: il personaggio entra in campo in macchina, poi al
successivo taglio di montaggio la camera si sofferma insistentemente su
unautomobile che crediamo quindi essere quella che abbiamo lasciato poco fa,
per poi scoprire che non lo era, quando questa entra in campo subito dopo. Un espediente
molto efficace che, pur svelando la finzione, affascina per il virtuosismo
registico.
Tra 3D, animazione
digitale e sofisticati musical spettacolari, un film tutto sommato semplice ma
ben costruito, che dimostra come la ricetta hollywoodiana del film di genere
funzioni ancora.
|
|