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Racconto di campagna

di Fabio Tasso
  Rabun
Data di pubblicazione su web 20/11/2003  
Il primo film in concorso presentato 21° Torino Film Festival è una produzione malese, proiettata in DVD e, definita, dalla direttrice del Festival, Giulia D'Agnolo Vallan, "una piacevole scoperta". Si tratta di Rabun, della giovane regista Yasmin Ahmad che, presentando il film, lo definisce "una storia girata con i miei pazzi amici sulla mia pazza famiglia". Il contesto familiare è, in effetti, quello in cui si muovono i personaggi e in cui è ambientata la storia. Un racconto che parte dalla necessità, da parte di una coppia sposata da molti anni, di uscire dai ritmi cittadini e ritornare alla vita di campagna. Il pretesto è fornito da una casa che la coppia riceve in eredità e nella quale decide, dopo molte riflessioni, di andare a vivere.
Se la dicotomia città-campagna, con le inevitabili banalizzazioni del caso (la città come luogo negativo opposta alla splendida quiete della campagna), è immediatamente avvertibile, essa viene progressivamente superata da una narrazione che si fa meno piana e lineare, dove l'innesto di altri personaggi, tra i quali i figli della coppia, contribuisce a variare il registro inizialmente un po' troppo schematico. Ne emerge un film che gioca ampiamente sul contrasto tra i ruoli e i rapporti interpersonali, ma che presto diventa una commedia ironica e pungente sui sentimenti, con momenti di comicità liberatoria e battute argute e mai fini a se stesse.
La regista alimenta la storia calcolando abilmente i tempi dei dialoghi e indagando, con una leggerezza che non pregiudica mai l'approfondimento psicologico, i cambiamenti che avvengono nei personaggi e nelle loro relazioni. L'evidente intimismo del tono, insomma, lascia spazio a un'analisi divertita delle percezioni dei personaggi nei confronti dell'ambiente, che in ultima istanza permette, da parte della coppia di protagonisti, una rivalutazione, se non completa quantomeno convinta e sincera, del loro ruolo nella città che all'inizio della storia erano così fermamente intenzionati a lasciare. Un film intenso ed emozionante, quindi, che scivola via con cristallina omogeneità fino alla conclusione, nella quale, infine, si avverte pienamente quel sentimento di compartecipazione ed empatia che, fino a quel momento, era sempre stato accennato e mai davvero palesato.


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