Il
Comandante Whip Whitaker (Denzel
Washington) è reduce dallennesima notte di bagordi tra un volo e laltro,
quando “fatto” dalcol e droghe si mette alla guida del SouthJet 227 per quello
che dovrebbe essere un volo di routine e che invece si trasforma in un incubo
che di ordinario non ha proprio niente. Un atterraggio di fortuna da esperto
pilota qual è lo rende un eroe agli occhi della folla, la stessa che poco dopo
gli punterà il dito contro, del resto si sa, il pubblico è volubile. Fin dalle
prime inquadrature è chiaro che Whip, a dispetto delluniforme che indossa, è
tuttaltro che un individuo esemplare e in questo senso si configura come un
antieroe; tuttavia, nonostante le sue debolezze, dopo pochi minuti di film lo
vediamo protagonista di una mirabolante impresa, su quel volo da Orlando ad
Atlanta, col quale riporterà a casa 96 dei 102 passeggeri a bordo. Folle
criminale o supereroe dei giorni nostri? Forse un po tutti e due.
Dopo
il felice exploit nel cinema
danimazione in digitale, nel quale ha padroneggiato il motion capture (da Polar Express, 2004 a La leggenda di Beowulf, 2007 e A
Christmas Carol, 2009), il regista Robert
Zemeckis mette a frutto lesperienza maturata nelle riprese in digitale
con interpreti in carne ed ossa: tra action movie, thriller e dramma
psicologico-sentimentale, Flight
vanta un plot semplice nello svolgimento, eppure complesso, per il percorso
umano intrapreso dal protagonista. A ben guardare infatti quello che di primo
acchito sembrerebbe lennesimo film imperniato su un disastro aereo, è in
realtà la storia del cammino di redenzione di un uomo che ha toccato il fondo,
letteralmente. Se la lunga e spettacolare sequenza iniziale dellatterraggio rimanda
ai codici espressivi del film dazione e il parallelismo tra le vicende di Whip
(alcolizzato e cocainomane) e la tossicodipendente Nicole, definisce con sempre
maggior precisione i contorni di un dramma esistenziale, qua e là si trovano
disseminate come indizi scene che rendono “thrilling” la narrazione. Oltre al
progressivo emergere dei “lati oscuri” di Whip, che ne fanno un personaggio
sempre meno rassicurante e sempre più simile al protagonista di un thriller,
vi sono infatti alcune scene che virano esplicitamente al “giallo”: si pensi a
quella in cui il Comandante Whitaker in ospedale fa visita al copilota
malconcio, inquietante per latmosfera di esaltazione religiosa che descrive o alla
scena, verso lepilogo, nella quale lo stesso Whitaker si lascia tentare dal
minibar dellhotel; in essa la bottiglietta in dettaglio viene improvvisamente
agguantata da una mano – la sua – proveniente dal fuoricampo, attingendo dunque
direttamente ai codici espressivi del thriller.
Nella stessa direzione va la regia di Zemeckis quando
ricorre alla steadycam per tradurre
in immagini lo stato di alterazione dei personaggi, come nella sequenza
iniziale, quando Whip lascia la stanza dellhotel: non appena varcata la soglia
è luso della steadycam unitamente a
uninclinazione lievemente fuori asse della macchina da presa, a svelare la
scarsa lucidità del pilota, nonostante le apparenze, instaurando così un clima
sottilmente ansiogeno. La stessa tecnica torna a più riprese nel film, spesso
in associazione al protagonista, quasi ne fosse una cifra stilistica, chiamando
la sua visione distorta a deformare anche la nostra.
Denzel
Washington, candidato allOscar (2013) per il miglior attore protagonista, si
esibisce in un interpretazione molto
convincente, alle spalle della quale si avverte lapprofondito lavoro di
studio e introspezione psicologica del personaggio, sotteso alla costruzione
della parte, pur sapientemente dissimulato dietro la microfisionomia della
recitazione naturalistica. Fa da
contraltare a un ruolo drammatico così chiaroscurale, John Goodman nei panni del pusher Harling
Mays: una vera chicca per i fan dellattore, che lo apprezzeranno in un ruolo
debitore delle atmosfere de Il grande
Lebowski (Joel e Ethan Coen, 1998). Bravi anche i comprimari Kelly Reilly (la sofferente
tossicodipendente Nicole Maggen) e lattore canadese Bruce Greenwood (Charlie Anderson, il responsabile del sindacato
dei piloti); questultimo in un ruolo da caratterista, quale quello del vecchio
amico di solida integrità morale.
Il direttore della fotografia Don Burgess, collaboratore di Zemeckis di
lunga data, ha saputo condurre egregiamente sia la concitata sequenza del disastro
aereo, sia le scene più intimiste, passando da una modalità allaltra senza
soluzione di continuità e conferendo dunque omogeneità allaspetto visivo del
film, nonostante i vari registri narrativi coinvolti.
La colonna sonora oltre alle musiche di Alan Silvestri, vanta unottima playlist di brani rock e blues, tra i
quali spicca la splendida Aint No
Sunshine di Bill Withers, in una delle scene-chiave del film.
Nato da un progetto a lungo elaborato dallo
sceneggiatore John Gatins, Flight, pur contando su un ottimo cast
sia attoriale che tecnico, precipita dopo solo pochi minuti di volo, quelli del
rocambolesco atterraggio. Difatti i principali motivi dello svolgimento sono
già esauriti in poche sequenze: ci è già stato presentato il personaggio nella
sua ambiguità e sappiamo che nonostante tutto è un eroe, se tale è chi compie
gesta valorose. Di qui in poi il film si avvita su se stesso, ripetendo
ossessivamente la stessa cantilena fino alla conclusione. Certo si dirà che
linsistenza è giustificata dal comportamento recidivo di Whip, incapace di
uscire dal pantano di vizi e menzogne nel quale è finito; in altre parole che è
la condotta del personaggio a determinare quella del racconto. Ma la narrazione
cinematografica ha un dovere di sintesi dal quale può essere esonerata soltanto
laddove la sua mancanza sia compensata da atmosfere rarefatte e intimiste o da
una sceneggiatura verbosa e concettosa – si pensi a tanto cinema francese – che
di quel tipo di atmosfere faccia le veci, sia pure in modo ridondante e
discutibile. Qui invece alla sintesi richiesta dal film dazione si affianca il
mulinello dei reiterati comportamenti deviati del protagonista: ne deriva
linevitabile cortocircuito. A ciò si aggiunga lo sfacciato moralismo che
atterra il finale, con tanto di sermone del pentito Comandante Whip di fronte ai
compagni di cella. Il risultato è un ampolloso e rassicurante film disneyano, il
racconto di una storia di riscatto, perfetta per il periodo natalizio.
A quanto pare Flight
incontra le stesse difficoltà del SouthJet 227: dopo un decollo turbolento
ma tutto sommato stabile e un viaggio piatto e noioso, finisce per precipitare
e nel tentativo di salvare il salvabile, “qualcosa” va inevitabilmente perso, sei
vite per il SouthJet 227, il plauso del pubblico per Flight.
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