Tratto dallomonimo romanzo di Margaret Mazzantini (2008), Venuto al mondo racconta la storia di Gemma (Penélope Cruz), che dopo diciannove anni torna a Sarajevo con il figlio Pietro (Pietro Castellitto). Con la scusa di una mostra fotografica che include anche foto scattate da Diego (Emile Hirsch), il padre del ragazzo, il vecchio amico Gojko (Adnan Hasković) la riporta indietro, sul filo dei ricordi, fino agli anni dolorosi dellassedio e prima ancora, allincontro con Diego. Per Gemma, quel viaggio che la sottrae alla tranquillità delloggi è un brusco ritorno al passato e a ferite ancora aperte; per Pietro potrebbe essere unoccasione di crescita, ma sarà la madre stessa in un moto iperprotettivo a negargli la verità.
Il film di Sergio Castellitto si apre su un dettaglio della nave che solo alla fine del film scopriremo essere quella che riporta Gemma e Pietro in Italia, mentre nellincipit rimane uninquadratura isolata in flashforward, che anticipa il finale, finché una singolare e pregevole dissolvenza incrociata rivela a poco a poco la sagoma di Gemma di spalle. In un perpetuo andirivieni tra loggi e il passato che brucia ancora, il film si snoda attraverso linevitabile ricorso a reiterati flashback, facendo della Sarajevo sotto assedio, un paesaggio più emotivo che reale: dello scenario urbano vediamo in realtà ben poco, mentre è langoscia della guerra dapprima latente, poi evidente, a disegnare lo sfondo. Parallelamente al crescendo bellico di Sarajevo, scopriamo il nucleo narrativo: la sofferta maternità di Gemma, che solo nel finale si svelerà in tutta la sua drammaticità. Pur vantando un'ottima trama, Venuto al mondo soffre di una certa superficialità nella trasposizione cinematografica: raccontando in primo luogo il punto di vista di Gemma, lascia la Storia con la maiuscola un po troppo nelle retrovie a livello visivo e presenta gravi deficit nella recitazione. Di Emile Hirsch – la cui interpretazione è decisamente sopra le righe e ci dispiace davvero dirlo, soprattutto alla luce dellottima e recente prova in The Motel Life – e di Pietro Castellitto, a dir poco imbarazzante. Certo si potrà obiettare che è ladolescente menefreghista e un po ottuso che interpreta questultimo ad essere fonte di imbarazzo (e qui anche la sceneggiatura ha la sua parte di responsabilità), ma lo sguardo perso, il volto inespressivo e la monotonia della voce redistribuiscono impietosamente le colpe. Forse per Castellitto regista sarebbe il caso di rivedere la formula della ditta familiare (Margaret Mazzantini è la moglie, Pietro Castellitto il figlio ed egli stesso compare nel ruolo di Giuliano, lattuale marito di Gemma), che ottenebra la lucidità del giudizio, per lo meno nel comparto attoriale. Riequilibra il livello del cast lottima Penelope Cruz, mentre tra i pur bravi comprimari Saadet Aksoy (nei panni di Aska) e Adnan Hasković (interprete di Gojko), questultimo a tratti “deborda” come Hirsch, il che fa supporre che il difetto sia da imputare a ben precise direttive registiche date agli interpreti. Ridotti a poco più che comparse, nel cast figurano anche Luca De Filippo e Jane Birkin, in quella che sembra più una strategia di marketing che unesigenza artistica.
Buona la fotografia di Gianfilippo Corticelli, cui va il merito di aver saputo ben bilanciare il passaggio dalla luce livida delle scene di guerra a quelle assolate dellodierna Sarajevo e del paesaggio marino finale e di aver reso credibili gli anni ottanta e novanta inscenati, col concorso dei costumi di Sonu Mishra e dello scenografo Francesco Frigeri.
Se la ricetta del film cerca di replicare il successo di Non ti muovere (2004) – mutuandone la derivazione da un romanzo della stessa autrice e lottima interprete principale – ci riesce però solo in parte. Del resto, si sa, la cucina è soprattutto una questione di quantità ed è proprio queste che sono sbagliate in Venuto al mondo: nella recitazione, spesso esagerata e nella Sarajevo sotto assedio, troppo poco presente.
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