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L'arte di danzare Bach

di Gabriella Gori
  Multiplicity
Data di pubblicazione su web 04/09/2012  

 

E’ da poco più di un anno che Nacho Duato è direttore artistico del Mikhailovsky Ballet di San Pietroburgo e già è riuscito a fondere le sue origini e la sua formazione contemporanea europea con la consolidata tradizione accademica russa, ottenendo un risultato straordinario. Un fecondo connubio tra culture coreutiche e coreografiche diverse che grazie a lui compartecipano ad un progetto artistico di indubbio valore e mettono la danza della “grande Madre Russia” al passo con l’odierna creatività occidentale.      

 

Danza nel caso specifico della compagnia di ballo del Mikhailovsky Theatre che con Duato ha visto arrivare stelle del calibro di Leonid Sarafanov del Marijnsky, di Natalia Osipova e Ivan Vasiliev del Bolshoi che hanno deciso di lasciare le prestigiose case madri per avere nuovi stimoli creativi e affrontare nuove sfide coreografiche.  

 

Stimoli e sfide che ora non mancano al Mikhailovsky Ballet con un direttore incline alla modernità ma deciso a non rinnegare il repertorio otto-novecentesco in sintonia con quanto sta accadendo da decenni in altri importanti corpi di ballo internazionali e all’insegna del cosmopolitismo coreutico. Una res pubblica tersicorea di cui Duato sente di far parte anche nella città delle Notti bianche di Dostoevskij.

 


 

Cosmopolita della danza, lo spagnolo Nacho si è formato alla Rambert School di Londra, al Mudra di Béjart e all’Alvin Ailey di New York. Diventato professionista nel 1980 con il Cullberg Ballet, è poi entrato l’anno dopo nel Nederlands Dans Theatr di Jíri Kylián. Un compagnia in cui si mette in luce per le doti di interprete e ha modo di stringere un sodalizio artistico con Kylián e debuttare con successo nella coreografia diventando nel 1988 coreografo stabile e coreografo ospite di molte compagnie europee.

 

Nominato direttore della Compańía Nacional de Danza dal 1990 al 2010 e dal gennaio 2011 del Mikhailovsky Ballet di San Pietroburgo, Duato vanta una carriera costellata di premi e riconoscimenti fra cui il Benois de la Danse ricevuto nel 2000 per Multiplicity. Forms of Silence and Emptiness. Il balletto in due atti nato per la Compańía Nacional de Danza nel 1999 e ora rieditato dal coreografo con nuovo carattere e significato per il corpo di ballo “mikhailovskyano”. 

  

Accolto con grande favore e successo di pubblico e critica al Mikhailovsky Theatre lo scorso marzo, lo spettacolo è stato riproposto a luglio con l’orchestra del Mikhailovsky Theatre diretta da Makhail Tatarnikov e il Coro di Vlaldimir Stolpovskikh che, per la prima volta, accompagnano dal vivo il Mikhailovsky Ballet.

 


 

Molteplicità. Forme del Silenzio e del Vuoto è una creazione che si ispira alla vita e alla musica di Johann Sebastian Bach per mettere in luce la grandezza e la solitudine del compositore tedesco colto nel rapporto con la sua Musa, una figura femminile androgina, e con la sua antagonista, una Dama in nero e maschera bianca, simbolo della morte e dell’inaridirsi dell’ispirazione.  

 

Balletto non narrativo, Multiplicity nella prima parte ha un andamento concertante e sviluppa la coreografia su concerti e suites per orchestra di Bach. Nella seconda intitolata Forms of Silence and Emptiness privilegia invece una modalità compositiva più mistica concentrandosi sull’Arte della Fuga in una studiata tessitura musicale e coreografica che a cornice ripropone le Goldberg  Variations. Goldberg  Variations che Nacho riserva a se stesso in due morbidi soli che aprono e chiudono la creazione.

 

Nel primo Duato impersona se stesso e la sua danza che duetta idealmente con Bach, il bravo Marat Shemiunov, per chiedergli venia di aver osato coreografare una musica tanto immortale, nell’ultimo ringrazia il compositore per il risultato e chiude con eleganza lo spettacolo.  

 


 

Composta di quattordici quadri, tutta la prima parte è un fluire continuo di legati che danno vita ad un fraseggio mosso e mai uguale a se stesso concentrandosi sull’aspetto corale e alludendo al geminare delle idee intervallate da duetti e terzetti. Fra questi restano impressi quello originalissimo sulla Prima Suite per Violoncello in cui Bach usa il corpo della ballerina – la sinuosa e flessibile Sabina Yapparova – come lo strumento che lui suona con tanto di archetto in una suggestiva simbiosi tra l’uomo, l’arte e l’ispirazione, e quello intenso con la Dama in nero, la sensuale e felina Tatiana Miltseva. Un passo a due contemporaneo di forte impatto fisico ed emotivo esaltato, come tutta questa prima parte, dai ricercati costumi d’ispirazione barocca in bianco, rosso e nero ideati dallo stesso Duato, dalle geometriche scenografie metalliche di Jaafar Chalabi e le luci chiaroscurali di Brad Fields.

 

Elementi di un allestimento che si ripresentano in Forms of Silence and Emptiness diviso in otto quadri e  in cui tornano ad essere protagonisti Bach, la Musa, la Dama nera e l’intero corpo di ballo accompagnati dal Coro del Mikhailovsky Theatre e dalla possente voce del soprano Svetlana Moskalenko.

 

Balletto razionale e di sapore barocco, Multiplicity. Forms of Silence and Emptiness conferma la sensibilità creativa di Duato. Un autore che senza dubbio fa tesoro della lezione di Jíri Kylián nell’essenzialità e scorrevolezza del dettato coreografico contemporaneo ma, al tempo stesso, affianca alla liricità del Maestro una speciale e solare morbidezza. Una “burrosità” latina che genera movimenti armoniosi, ampi e ariosi, rende peculiare il suo stile e fa del Mikhailovsky Ballet un’eccellente compagnia d’autore.  



Multiplicity. Forms of Silence and Emptiness
cast cast & credits
 
 

Multiplicity di Nacho Duato al Mikhailovsky Theatre di San Pietroburgo


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




 

 
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