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La coppia che visse due volte

di Luigi Nepi
  Izmena
Data di pubblicazione su web 02/09/2012  
                                 

Scegliere il film per aprire un concorso importante come quello della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia non è mai semplice, ancor meno se alla sua direzione è tornato, dopo otto anni, un “nuovo” direttore, partire con il piede sbagliato è un rischio che può compromettere il giudizio su tutto il festival, così come bruciare l’eventuale capolavoro in apertura può nuocere allo stesso film, che può finire per essere “dimenticato” dai giurati (un po’ come è successo lo scorso anno per Carnage di Polanski). La scelta, alla fine, è caduta su Izmena (Tradimento) del russo Kirill Serebrennikov, un autore che, almeno sulla carta, offriva le garanzie per un’apertura senza troppe ansie, essendo ancora piuttosto giovane (classe 1969) e potendo vantare un curriculum di tutto rispetto dalla frequentazione dei festival di mezz’Europa (nonché la vittoria al primo Festival di Roma, nel 2006, con Playing the Victim). Una scelta che si è rivelata, tutto sommato, corretta, visto che, pur non trattandosi della sorpresa della Mostra, Izmena è comunque un buon film che contiene qualche passaggio decisamente molto interessante.

 


 

La storia inizia nello studio piuttosto modesto di una cardiologa che rivela al paziente che sta visitando che i rispettivi coniugi hanno una relazione; comincia così un rapporto “patologico” tra questi due cuori feriti, lei, moglie decisamente trascurata, conduce lui nei luoghi dei due amanti, ma lui (che in famiglia è inaspettatamente violento) rifiuta di credere che la premurosa ed amorevole madre di suo figlio possa essere capace di tanto. Dopo che i due traditi cercano, inutilmente, una fin troppo prevedibile vendetta in un rapporto sessuale nello stesso hotel dei traditori, la storia subisce un’improvvisa accelerazione verso il thriller e il giallo dove, chiaramente, niente è come sembra, neanche la morte.

 

Con Izmena Serebrennikov, pur senza mai dichiararlo apertamente, rende un evidente omaggio al cinema di Hitchcock e soprattutto a La donna che visse due volte: la stessa protagonista (una Franziska Petri algidamente perversa) risulta una sorta di clone di Kim Novak, mentre lo sviluppo narrativo si avvita su se stesso come una di quelle spirali che risucchiano James Steward. Da buon regista teatrale lascia molto spazio alla recitazione ed ai movimenti degli attori, limitando il montaggio ed allungando le inquadrature fino a realizzare numerosi pianisequenza, alcuni dei quali davvero notevoli, per come riesce a muovere la macchina da presa e avvolgere la scena (l’uscita della coppia dallo studio medico è esemplare in questo senso); in queste inquadrature Serebrennikov sceglie, giustamente, di non cercare la perfezione dell’immagine a tutti i costi e di conservare quelli che possono sembrare piccoli errori di messa a fuoco, facendoli così diventare volute ed apprezzabili sprezzature. 

 


 

A proposito di sprezzature è interessante il lavoro che Serebrennikov fa sulle tante superfici lucide che ricoprono i nostri edifici moderni, facendoli diventare una continua serie di strani specchi che deformano e moltiplicano le figure dei protagonisti a loro volta multiple e deformate. Ma, come ho già anticipato, Izmena non è certo un capolavoro e presenta qualche limite evidente, la stessa scelta di affidarsi in maniera insistita a inquadrature molto lunghe non risulta pienamente sfruttata nelle sue potenzialità filmiche, infatti, tradendo le sue origini teatrali, Serebrennikov troppo spesso rinuncia ad una naturale profondità di campo, preferendo stringersi sui volti e sui corpi degli attori, in quello che diventa un semplice montaggio interno all’inquadratura stessa. Anche la struttura ferrea del racconto costringe il regista a cercare soluzioni che, sulle prime, sembrano originali ed intriganti (quasi lynchane), ma che poi trovano una così banale spiegazione narrativa che il loro fascino ne risulta irrimediabilmente compromesso, e tornano, mestamente, al livello di semplice trovata.

 

In definitiva, per far decollare davvero il film, a Serebrennikov è mancato solo un po’ di coraggio e ha preferito non osare confidando più nei suoi attori che nelle sue capacità di regista. Che abbia avuto ragione lui?



Izmena
cast cast & credits
 

      

La locandina
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 


 



 
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