La giovane drammaturga, regista e attrice argentina Romina Paula ha portato in scena al Teatrino di corte del Palazzo Reale di Napoli, un adattamento de Lo zoo di vetro di Tennessee Williams.
Romina Paula, nonostante la sua giovane età, è stata insignita di numerosi premi per i suoi testi, tra i quali il Prix Germán Rozenmacher per la nuova drammaturgia. Lidea di questo spettacolo è nata quando la stessa studiava drammaturgia allEMAD (Escuela metropolitana de Arte Dramático) di Buenos Aires e lavorava su uno studio de Lo zoo di vetro. Dati gli eccessivi costi dei diritti dautore, Paula decise di scrivere una nuova versione intitolandola El tiempo todo entero, spostando lintera vicenda nella mente della protagonista Antonia (nel testo originale Laura), costruendo un personaggio molto distante dalla creatura fragile che collezionava animaletti di vetro.
Esteban Lamothe (Maximiliano), Esteban Bigliardi (Lorenzo),
Susana Pampín (Ursula) e Pilar Gamboa (Antonia)
In una struttura metallica, come in una gabbia, aperta sul davanti, a sipario già aperto si vedono: una donna che lavora a maglia, una ragazza seduta alla scrivania, un giovane uomo su una sdraio, e di spalle al pubblico, in piedi, un altro giovane uomo.
Ad irrompere nel silenzio i versi di No Hay nada más dificil que vivir sin ti di Marco Antonio Solis, cantata in playback dalla protagonista, Antonia (Pilar Gamboa), che intona «mi manchi e non so cosa fare. Il ritmo della vita non mi piace». Antonia volteggia nella stanza coinvolgendo nella sua danza il ragazzo seduto sulla sdraio, suo fratello Lorenzo (Esteban Bigliardi). I due fratelli ballano, stretti luno allaltro, Antonia poggia i suoi piedi su quelli del fratello e si lascia trasportare. Racconta a Lorenzo che il cantante ha ucciso la moglie a coltellate, per amore. Ed è proprio lo stesso amore intenso e passionale che lei desidererebbe ricevere da suo fratello.
Il silenzio inonda lo spazio fino a quando sopraggiunge la madre Ursula (Susana Pampín), una donna cinica, non più debole come in Williams, indipendente, che vive ‘pienamente la vita. Anche qui (come nel testo di Williams) è preoccupata per il futuro della figlia e quando in casa arriva Maximiliano (Esteban Lamothe), un amico di Lorenzo, spera che Antonia possa innamorarsene.
Pilar Gamboa (Antonia) in un momento dello spettacolo
Antonia, il vero motore dello spettacolo, vive relegata in casa per sua scelta, come un moderno hikikomori giapponese. Rifiuta i rapporti personali fisici e trascorre le sue giornate a ‘banda larga su internet. Preferisce immaginare i luoghi piuttosto che visitarli. La sua conoscenza del mondo si ferma a ciò che vedono e le raccontano la madre e il fratello. Vive un tempo mentale, in un mondo solo suo. Di fronte alla sua nevrosi, decide di non scegliere, di non fare, di non prendere posizioni. Suo fratello è lunico a voler andar via, prima attraverso le avventure di Moby Dick e poi progettando il suo viaggio in Spagna. Entrambi però si sentono ‘altrove, rivivono lallontanamento dellinfanzia quando la loro famiglia fu costretta a fuggire – a causa della dittatura argentina – in Messico. La regista lega questa memoria ad un dipinto appeso in casa (che raffigura il padre dei ragazzi), che gli stessi giovani attribuiscono alla pittrice messicana Frida Kahlo. Tante storie, in una storia. Paula riesce a costruire un racconto ‘vivo, pulsante.
Pilar Gamboa (Antonia) e Susana Pampín (Ursula)
Limmobilismo di Antonia sembra svanire quando, rimasta sola con Maximiliano, lo bacia e finalmente conosce la realtà. Tutto, però, svanisce non appena Lorenzo annuncia di non voler più partire, sulle note di Solis si no te hubiers ido di Solis.
Le due donne che si sono scontrate nel silenzio, si abbracciano e la guarattella che Ursula aveva tra le mani, prende il sopravvento. Il tempo si ferma, i personaggi si cristallizzano come gli animali dello zoo di Williams.
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