Peter Brook ha presentato, nellambito del Napoli Teatro Festival, The Suit una rielaborazione in chiave musicale di Le Costume. Questo nuovo spettacolo firmato insieme a Marie-Hélène Estienne e Franck Krawczyk, ha debuttato lo scorso aprile a Parigi al Théâtre Les Bouffes du Nord, riscuotendo molti consensi di pubblico e critica.
La storia è tratta dal testo originale inglese di The Suit dello scrittore sudafricano Daniel Canodoce, detto Can Themba, morto nel 1968 nello Swaziland dellapartheid.
La storia è quella di un tradimento. Philémon (William Nadylam) ritorna a casa e trova sua moglie Matilda (Nonhlanhla Kheswa) a letto con un altro uomo (Rikki Henry), che scappa dalla finestra e lascia il suo abito sulla sedia. Philémon per punire la moglie la costringe a convivere con quellabito in una sorta di ménage a trois, fino a quando la donna ne morirà.
William Nadylam (Philémon) e Nonhlanhla Kheswa (Matilda)
Foto: Laura Ferrari
Si tratta di una storia nata in versione orale negli shabben, locali clandestini della periferia di Johannesburg, in cui ai tempi dellapartheid i sudafricani si riunivano per discutere di politica e questioni sociali. Un racconto che fonda le sue radici nella tradizione orale di un popolo che attraverso la musica e i versi di un griot rievoca miti, leggende e credenze popolari. Racconti metaforici, allusivi che rimandano alla memoria collettiva di un popolo, con lintenzione di ammonire o sbeffeggiarsi – come un moderno pulcinella − dei propri governanti.
E proprio come un griot, Jared McNeill (il narratore), giovane uomo africano ci introduce nella storia. In una scenografia minimalista, con poche sedie colorate e qualche appendiabito (che diviene alloccorrenza finestra, armadio, autobus), si dipana lintera vicenda umana e psicologica dei protagonisti.
Un momento dello spettacolo. Foto: Elisabetta Gori
Tra incursioni in platea e linvito di alcuni spettatori sul palcoscenico, la narrazione si trasforma in intrattenimento. La musica diventa protagonista della pièce, soprattutto quando a cantare è la giovane Nonhlanhla Kheswa che intona, tra le altre canzoni, la struggente Strange fruit (Un corpo nero dondola nella brezza del Sud), portata al successo dallinsuperabile Billie Holiday. Gli attori si muovono con leggerezza e tratteggiano scene come in un film muto.
Gli stessi musicisti Arthur Astier (chitarra), Raphaël Chambouvet (piano) e David Dupuis (tromba) − che suonano rigorosamente dal vivo − partecipano alla rappresentazione e si prestano in ruoli comici. Un uso sapiente delle luci enfatizza i momenti salienti della storia.
Peter Brook riesce ad alleggerire con poesia e disincanto, le brutalità della storia, nonostante si esca dal teatro canticchiando: «Southern trees bear a strange fruit, blood on the leaves and blood at the root».
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