Lultima creazione del Teatro Popolare dArte, lensemble guidato da Gianfranco Pedullà con sede a Lastra a Signa (Firenze), si confronta con limponente Re Lear. La lettura di Pedullà predilige, tra i molteplici motivi del testo, quello del passaggio delle generazioni, tema complesso e delicato, decisamente attuale nella nostra confusa epoca postmoderna. I membri storici della compagnia vengono affiancati da alcuni giovani attori del laboratorio formativo organizzato dallo stesso regista. Alla padronanza scenica dei primi si unisce la forza emotiva dei più giovani, che ben simmedesimano nei tempestosi personaggi shakespeariani.
Regana (Silvia Frasson), Lear (Giusi Merli) e Goneril (Lorella Serni)
Re Lear si potrebbe definire come la tragedia di padri e figli puniti da passioni momentanee e da troppa ambizione, vittime delle proprie azioni o, forse, del fato. Lear e Gloucester da un lato; Goneril, Regana, Cordelia, Edgar e Edmund dallaltro. Lo scontro genitori-figli, lantinomia vecchio-nuovo che guida la messinscena, è il fil rouge attorno al quale si compongono i tasselli del vasto universo shakespeariano fatto di amori, tradimenti, rimorsi, travestimenti, missioni diplomatiche, battaglie, intrighi e colpi di scena: materia che Pedullà organizza in due atti e nell'intermezzo della tempesta, scena tragicomica che accosta allo strazio senile di Lear la follia amletica di Edgar e la saggezza colorita del buffone di corte. «Mettere in scena Re Lear è come salire su una montagna e gettare un lungo e pietoso sguardo sul mondo, sulle conquiste e sulle cadute degli uomini», scrive Pedullà nelle note di sala. Immagine che evoca la scena dellinfelice Gloucester (Gianfranco Quero) in cima alla scogliera, aggrappato a un bastone, vecchio e cieco come Edipo, dopo aver scoperto linganno di Edmund, il figlio bastardo che aveva tradito la fiducia del padre e del fratellastro Edgar condannandolo allesilio.
Gloucester (Gianfranco Quero) e Lear (Giusi Merli)
Pedullà affida il ruolo del protagonista, il «re vecchio e un po matto», alla carismatica Giusi Merli dal fisico alto e asciutto, i lineamenti leggermente androgini scorniciati dai lunghi capelli bianchi e dalla possente corona ferrigna. La sua recitazione coniuga lironia ludica della mimica vivace con una gestualità imponente, memore dellarte scenica degli attori ottocenteschi. Tra gli interpreti ricordiamo lenergico Simone Faloppa nei panni dellastuto e insofferente Edmund, lEdgar di Francesco Rotelli, e lincisivo Roberto Caccavo, il giudizioso Kent che cerca inutilmente di portare alla retta via il vecchio re. I maggiori applausi vanno però alleclettico Marco Natalucci, perfettamente a suo agio nel doppio ruolo del matto e del Duca di Albany. Il personaggio del fool, il buffone fedele che accompagna Lear nei suoi pellegrinaggi espiatori, dona con disincantati commenti in rima una leggerezza divertita alle cavillose vicende dellopera.
Le scene di Claudio Pini alludono a unepoca senza tempo, mitica e arcaica, con dei pannelli bianchi e una serie di forche di legno, la cui disposizione rievoca i castelli di Re Lear, Gloucester o del Duca di Albany, un campo di battaglia, o la baracca nella scena della tempesta. Uno spazio scenico in continua evoluzione, che si costruisce e si trasforma quadro dopo quadro, invadendo platea e galleria, una sorta di personaggio aggiunto che suggerisce anche i paesaggi interiori dei personaggi. Lo vediamo precipitare fragorosamente poco prima dello scioglimento dell'intreccio, quando Goneril (Lorella Serni), la primogenita di Lear, avverte il crollo dei suoi progetti ambiziosi. I costumi di AlexandraJane Meigh rafforzano la connotazione arcana e aulica dellambientazione, accostando tessuti e stili diversi, reminiscenze antiche e guizzi postmoderni nelle ampie fogge e nella scelta dei vistosi accessori.
Scena della morte di Cordelia (Claudia Pinzauti)
Lo spettacolo riflette la vocazione allo studio e alla ricerca del regista, con citazioni che spaziano dai richiami craighiani dello spazio scenico alle atmosfere sospese e poetiche di un certo cinema di Pasolini (Edipo Re e Medea), e ancora alle lezioni di un maestro come Peter Brook, ravvisabili nella recitazione chiara e immediata. Le musiche originali di Jonathan Faralli si ispirano alla natura e al vissuto, adottano i suoni onomatopeici del vento, delle marce, nitriti di cavalli e tamburi di guerra. Una prova, questo Re Lear di Pedullà, caratterizzata da una costruzione artigianale e meticolosa, ma che, nonostante la convincente riduzione drammaturgica, manca, a tratti, di sinteticità.
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