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Paul Weller in concerto

di Michele Manzotti
  Paul Weller
Data di pubblicazione su web 03/04/2012  

 

Arriva in scena con un elegantissimo doppio petto e una cravatta azzurro elettrico. Ma l’anima resta sempre e comunque quella di un musicista cresciuto a pane e cultura Mod, quella dei giovani inglesi degli anni '60 cantati nell'epopea degli Who. Tanto da esserne assunto a padre, appunto a Modfather. Non è un caso che Paul Weller, uno dei personaggi più rispettati della musica britannica in patria e all’estero, nella prima delle sue cinque date (andate tutte esaurite) per il lancio del suo ultimo album Sonik Kicks alla Roundhouse di Londra, abbia premuto sull’acceleratore  sonoro sin dal primo brano. Nella parte iniziale del concerto, in cui presenta tutti i brani dell’album, Paul Weller prende le distanze dalle sonorità rassicuranti del suo passato remoto (Jam e Style Council) e recente (l’affascinante 22 Dreams). Come se i kicks, i calci sonori del titolo, andassero direttamente allo stomaco di chi ascolta grazie anche a un gruppo di giovani ed eccellenti musicisti.

 

Un elemento che appare già dall’iniziale Green che ha sonorità dure, vicine al punk.  Ma anche le successive The Attic e Kling I Klang sono rock’n’roll che non lasciano respiro (la seconda ha figurazioni quasi ska). Il primo momento acustico con By the Waters  porta velocemente al singolo scelto per il lancio dell’album, That Dangerous Age. È nella parte centrale di questo set che ritroviamo un Weller più riflessivo e melodico con alcuni brani come When Your Garden’s Overgrown di bella costruzione melodica. Ma la caratteristica di questo nuovo lavoro è quella di alternare emozioni estreme come nella psichedelica Drifters, nella complessa e lunga Study in Blue tra world e reggae, o nella finale Be Happy Children, vero e proprio inno di chiusura.

 

Il pubblico che ha affollato la Roundhouse ha dimostrato di gradire la nuova creatura di Weller, ma forse aspettava i grandi classici. E il protagonista non li ha delusi cambiando look, dal doppio petto alla maglietta, e distribuendo altri 17 brani prima in un set acustico e poi in uno elettrico. Nel primo hanno spiccato English Rose, Out of the Sinking, Black River, nell’altro Moonshine, 22 Dreams e le festeggiatissime Wake Up The Nation e Stanley Road, che danno  il titolo a due album considerati capisaldi della sua discografia. Successo annunciato e soprattutto credito in bianco per i brani nuovi da parte del pubblico di casa.



Paul Weller in concerto



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